Il settore va sempre più fuoristrada, questa la conclusione che si potrebbe trarre dall’excursus sullo stato di salute del ciclismo giovanile in Italia. Letteralmente fuoristrada perché la mountain bike sta prendendo, o forse ha già preso, il sopravvento sulla bici da strada a livello giovanile, e perché il ciclismo, da sport di strada, si sta spostando sempre più verso strutture protette (come sottolineato anche da Beppe Saronni). O vorrebbe farlo, se solo gli enti pubblici gliene dessero la possibilità.
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A tal proposito, abbiamo più volte accennato alle scuole ciclismo certificate FCI, adesso scopriamo cosa sono.
Le Scuole di Ciclismo FCI: caratteristiche

Secondo il progetto della Federazione Ciclistica Italiana una scuola ciclismo ha le seguenti finalità:
- Realizzare e finalizzare le iniziative promozionali verso il mondo della scuola (sia nell’ambito delle scuole primarie che in quelle secondarie di I e II grado)
- Attuare programmi didattici idonei per un graduale incremento delle abilità tecniche in bicicletta, soprattutto per i giovani che non hanno mai praticato il ciclismo
- Realizzare manifestazioni dedicate ai giovani che intendono approcciare il nostro sport, creando una sorta di attività agonistica “cuscinetto” che possa coinvolgere i ragazzi e le ragazze che ancora devono acquisire le abilità tecniche specifiche.
- Realizzare progetti per la ricerca del talento
Inoltre una scuola di ciclismo deve possedere le seguenti caratteristiche:
- Spazi disponibili per la pratica del ciclismo (impianti e aree attrezzate), nello specifico:
Ciclodromo | Tracciato fuoristrada (cross country – downhill) | Tracciato di BMX | Velodromo |
Tracciato per Bike Trial | Pista di atletica leggera
Oltre a “spazi e locali per i servizi di supporto (spogliatoi, magazzino, locale infermeria e servizi) e personale tecnico operante, al fine di garantire uno standard qualitativo riproducibile su tutto il territorio nazionale” - La possibilità di svolgere una attività che possa autofinanziarsi attraverso quote di iscrizione dei partecipanti così come avviene per gli altri sport
- La definizione sia dei livelli operativi (determinati dagli spazi a disposizione per la pratica del ciclismo) che i livelli qualitativi dei servizi offerti (considerati in base ai servizi di supporto, nonché al numero ed al livello formativo dei tecnici operanti)
Lo stato dell’arte delle Scuole di Ciclismo
La scuola ciclismo dovrebbe quindi diventare quello che è la scuola nuoto in materia di diffusione del nuoto come sport agonistico ed educazione alla sicurezza in acqua.
Ad oggi le strutture accreditate come scuola ciclismo sono 170. Come abbiamo visto, le società hanno problemi ad essere classificate come tali per mancanza di strutture e appoggio degli enti locali. Come porvi rimedio?

Nessuno ha la bacchetta magica, ovviamente, e le situazioni locali sono le più disparate. Ad esempio il Gruppo Ciclistico Vallestura (provincia di Genova) dove chi scrive ha fatto i primi passi, pur disponendo di un ciclodromo permanente e supporto degli enti locali, ha un’attività ridotta all’osso. Una delle cause? Il calo demografico, che ha messo in crisi sport dai numeri ben maggiori come il calcio.
Detto ciò, un programma che va ad aiutare le società ciclistiche, con indubbi vantaggi alla società in generale è già stato messo nero su bianco dalla Federazione stessa.
Il programma della FCI per supportare le società ciclistiche e giovanili
In questo programma, le società ciclistiche diventano protagoniste dell’educazione stradale presso le scuole. Da quanto è risultato dalle nostre interviste, le società sarebbero ben contente di poter entrare nelle scuole in veste di soggetto istituzionale preposto all’insegnamento della sicurezza stradale attraverso l’uso responsabile della bici.
Questo permetterebbe alle squadre di avvicinare potenziali nuovi ciclisti e ai giovani di imparare ad usare meglio la bici nel traffico. In generale, si creerebbe fin da bambini una platea consapevole delle regole stradali, del ruolo della bici in un contesto di mobilità urbana e, si spera, meno insofferenza da adulti nei confronti di chi pedala per spostarsi.
Come detto, sulla carta progetto esiste, come verificabile sul sito FCI, ma le società ad oggi non sembrano essere coinvolte. Resta quindi da capire quanto si creda in questo progetto e quanto supporto vi venga dato dai vari enti coinvolti.
Multidisciplinarità nel ciclismo giovanile in Italia: non solo bici
Un altro punto chiave per avvicinare i giovani è la multidisciplinarità. Come abbiamo visto, le società operanti oggi fanno molto sotto questo punto di vista rispetto al monopolio della strada di qualche anno fa, ma forse bisognerebbe allargare ulteriormente il campo.
E per fare questo servirebbe un ripensamento generale dell’attività giovanile che porti al centro la formazione dei giovani come persone, più che atleti di vertice di domani. In questo caso parliamo di multidisciplinarità ampia, ossia tra sport diversi.

In inverno, quando la stagione è meno propizia all’uso della bici, il ciclismo potrebbe integrarsi con sport praticati al chiuso e condividerne la preparazione fisica generale. È questo un cambio di mentalità non scontato, specie se visto in ottica numero di iscritti e praticanti da far valere nelle varie sedi.
Un tesseramento unico almeno per sport di resistenza, i tre che compongono il triathlon e magari lo sci di fondo per le regioni dove si pratica, è oggi purtroppo utopico. Ma anche a livello professionistico si è visto come non sia raro avere atleti di vertici che provengono da carriere giovanili in sport affini al ciclismo, per sorvolare, letteralmente, su campioni provenienti da specialità molto distanti come il salto con gli sci.
Il futuro dell’agonismo nel ciclismo italiano
Un’ultima riflessione, questa sì in ottica risultati agonistici ai massimi livelli e che ci riporta all’inizio della nostra analisi e alla chiacchierata con il preparatore di molti under e professionisti Fabrizio Tacchino. Oggi le società coinvolgono i ragazzi soprattutto attraverso la mountain bike, bici che si trova in ogni garage e che permette di allenarli al sicuro sui sentieri.
La strada è spesso diventata attività di contorno a cui si arriva solo in seguito. Andando avanti con l’età, come dicevamo, l’attività si fa sempre più impegnativa, tanto da diventare un lavoro part-time vero e proprio su cui si devono rivestire molte risorse in termini di tempo e soldi.
Arrivati a quel punto la MTB offre molto poco in termini economici, tanto che gli atleti, anche di vertice, se vogliono fare del ciclismo una professione che garantisca un futuro, e non accontentarsi di un mero rimborso spese, molto spesso devono passare al ciclismo su strada. Ne sono un esempio lampante Peter Sagan, Mathieu Van der Poel, e il nostro Diego Rosa, tutti stradisti di successo con ancora nel cuore la mountain bike, tanto da fare il percorso inverso, da team World Tour su strada alla MTB, a fine carriera.
Il ciclismo su strada è quindi destinato a diventare uno sport agonistico professionistico e amatoriale, con atleti che arrivano a questo sport solo in età matura, con eventi mediatici come il Tour senza una base giovanile? Può in questa condizione sopravvivere? È strano immaginarlo, ma tra vincoli e sicurezza, la strada intrapresa, scusate il gioco di parole, sembra questa.
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