Handbike ed esercizio fisico con le braccia

Quali sono i motivi che spingono le persone a praticare uno sport, o un’attività fisica? Quali le ragioni che spingono uomini e donne di ogni età a impiegare parte del loro tempo per faticare, sudare, sfidare l’afa e la calura estiva o la nebbia ed il gelo invernale pur di dedicarsi ad attività che comportano impegno, sacrificio e dedizione? Descrivere i motivi personali e psicologici sarebbe praticamente impossibile, ognuno di noi è spinto da stimoli diversi, interessi e piaceri che variano nel tempo e con la propria storia. C’è chi esce in bicicletta per mantenersi nel peso forma, chi per il puro piacere di ritrovarsi con un gruppo di amici; chi vive anche la salita di un cavalcavia come una sfida contro il mondo e chi invece ha la fortuna di vivere in luoghi incontaminati e sfrutta le uscite per godersi i panorami, rilassarsi e ritemprare lo spirito. Quelli che invece restano immutati e universalmente validi sono gli effetti fisiologici (ma anche i rischi) relativi ad ogni sport e strettamente correlati con la tipologia dell’attività fisica svolta. Cerchiamo di scoprire e capire quali siano nella pratica dell’handbike.

L'handbike si puo' praticare anche d'inverno

L’handbike si puo’ praticare anche d’inverno

Ciclismo ed handcycling sono da considerarsi cugini stretti perché hanno molte caratteristiche in comune: i mezzi usati hanno in comune parecchi componenti, sono sport di resistenza di tipo prevalentemente aerobico, si svolgono all’aperto e ognuno può decidere l’intensità dello sforzo andando ad operare una scelta sul tipo di percorso da affrontare, sulla velocità e sui rapporti da usare durante la pedalata; c’è però una cosa che li differenzia in modo sostanziale e che richiede un’analisi attenta e profonda, ed è dovuta al tipo di muscoli coinvolti nella spinta. Vediamo quindi, cosa comporta spingere e tirare su dei “pedali” usando le braccia, piuttosto che le gambe.

Muscoli coinvolti

La pratica dell’handbike, come visto anche nei precedenti articoli, è uno sport frequentato da atleti con una disabilità fisica, lesione midollare o amputazione degli arti inferiori che, per forza di cose, sono costretti ad usare le braccia per spingere e generare la propulsione. I muscoli che caratterizzano la pedalata possono quindi essere diversi, in funzione delle capacità residue della persona ma si possono identificare (in linea di massima) con bicipiti, tricipiti, pettorali e dorsali per gli atleti con lesione midollare, ai quali vanno aggiunti gli addominali ed i muscoli del tronco, per gli atleti con amputazione degli arti inferiori. E’ banalmente risaputo che il volume (o la dimensione) dei muscoli degli arti superiori sia sempre minore rispetto a quello degli arti inferiori.

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Evoluzione della specie

L’uomo si è sviluppato nel corso dell’evoluzione passando dalla posizione di quadrupedia o semi-quadrupedia (tipica delle scimmie) alla posizione di bipede. In questo modo i nostri antenati si erano garantiti la possibilità di percorrere grandi distanze con un minimo dispendio energetico per inseguire le prede o sfuggire da eventuali predatori. L’evoluzione ci ha permesso quindi di sviluppare gli arti inferiori con muscoli molto resistenti alla fatica e con fibre in grado di sfruttare il metabolismo aerobico per procurarsi l’energia necessaria alla contrazione. Viceversa gli arti superiori erano riservati ad altre mansioni, non di certo alla locomozione, con muscoli meno sviluppati in volume e dimensioni e fibre prevalentemente anaerobiche. L’handbike, ma anche il nuoto su distanze medio lunghe, sono sport che ribaltano la prospettiva e richiedono a muscoli non “progettati” per la resistenza, di svolgere e protrarre a lungo il ciclo di contrazione-rilassamento necessario al gesto tecnico. Come è possibile e cosa provoca tutto ciò?

Esercizio con gli arti superiori

E’ abbastanza risaputo che il nostro corpo sia una macchina estremamente adattabile alle necessità che gli vengono imposte. Pur non essendo deputati alla locomozione i muscoli delle braccia, se allenati ed esercitati con costanza, possono svilupparsi notevolmente e divenire in grado di sostenere a lungo un esercizio, grazie allo sviluppo ed alla specializzazione di nuove fibre muscolari di tipo aerobico, al migliore flusso sanguigno per l’aumentata capillarizzazione e ad una migliore elasticità ed efficienza del sistema muscolo-tendineo. Nelle persone con disabilità, che sono costrette ad usare le braccia per la spinta della carrozzina, per i trasferimenti e per ogni singolo gesto quotidiano, questo allenamento avviene in modo naturale e come conseguenza della situazione con cui essi quotidianamente devono confrontarsi. Per diventare atleti di buon livello è necessario però un esercizio specifico e mirato, che preveda ovviamente uscite in handbike su varie distanze, ma anche esercizi di forza con pesi (liberi o macchine) ed elastici o addirittura sedute di elettrostimolazione specifica. Svolgere un’attività fisica con le braccia comporta il raggiungimento di un massimo consumo di ossigeno inferiore del 20-30% rispetto ad un esercizio che coinvolga la muscolatura delle gambe. Similmente risultano inferiori anche i massimi valori di ventilazione polmonare (la quantità di aria scambiata con l’ambiente) e la frequenza cardiaca. Tutte queste differenze sono attribuibili al fatto che la massa muscolare delle braccia e’ largamente inferiore rispetto alla massa dei muscoli delle gambe. A contribuire al minor consumo di ossigeno invece, è attribuibile una minore efficienza meccanica del lavoro svolto con le braccia a causa della componente statica della contrazione dei muscoli che dissipa energia senza compiere lavoro; e’ il caso dei gruppi muscolari che fissano la gabbia toracica.

Tutti gli effetti sopra elencati si ripercuotono in un grado di impegno fisico ed una sensazione di fatica maggiore ed elevata rispetto ad uno sport praticato con le gambe. E’ inoltre superiore la pressione arteriosa con una ripercussione negativa sul lavoro a carico del cuore. Si attribuisce questa differenza ad una condizione di maggiore resistenza periferica quando è coinvolta una minor massa muscolare e una minor estensione del distretto vascolare. E’ pertanto da evitare o da limitare nel caso di soggetti portatori di patologie cardiovascolari. E poiché non è raro che il paraplegico risulti sovrappeso a causa del ridotto metabolismo e della “imposta” sedentarietà, questi fattori sono da tenere fortemente in considerazione.

Respirazione

La posizione sulla bicicletta, soprattutto su quella da corsa, potrebbe limitare il lavoro dei muscoli respiratori e diminuire la possibilità di espansione della gabbia toracica e del diaframma. Più il ciclista si piega in avanti alla ricerca di una migliore aerodinamicità, più il torace e l’addome vengono schiacciati e respirare in modo profondo può risultare difficile oltre che complicato. Al contrario l’handbike da sdraiato, tipico degli atleti paraplegici, non presenta questo aspetto e la respirazione non viene compromessa: nella posizione attuata invece dagli handbikers con amputazione degli arti inferiori, si ripropone la situazione tipica del ciclista, accentuata in peggio perché è impossibile spingere senza flettere il tronco in avanti.

La respirazione viene limitata dalla scarsa possibilita' di espansione della gabbia toracica

La respirazione viene limitata dalla scarsa possibilità di espansione della gabbia toracica

Anche nell'handbikers amputato (nella foto Alex Zanardi), la respirazione puo' essere limitata dalla posizione

Anche nell’handbikers amputato (nella foto Alex Zanardi), la respirazione può essere limitata dalla posizione

Limitazioni

Se si conoscono e comprendono le differenze tra lavoro eseguito con le braccia e quello eseguito con le gambe, è possibile impostare programmi di allenamento specifici e mirati; sarebbe un grave errore prendere delle tabelle di allenamento dal ciclismo tradizionale ed applicarle o trasferirle pari-pari ad un atleta di handbike. A complicare la situazione subentra anche la specificità della lesione di ogni singolo atleta che, in base al livello sulla colonna vertebrale e sul midollo spinale, potrà sfruttare più o meno diversi gruppi muscolari rendendosi “unico” rispetto ad altri atleti anche simili a lui. Si capisce quindi che per eccellere ed ambire a prestigiosi traguardi è necessario rivolgersi a centri di valutazione e medicina dello sport che garantiscano e forniscano competenze specifiche nell’ambito dell’attività fisica adatta: in questo modo si potranno evitare complicazioni con conseguenze anche serie, dovute ad una pratica scorretta e poco individualizzata dell’esercizio fisico.

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