Plantari e solette nel ciclismo: la verità
È pratica comune, almeno in Italia, che alcuni biomeccanici consiglino ai propri clienti l’uso di plantari e solette da inserire nella scarpa, con l’obiettivo di migliorare il gesto della pedalata e spingere di più sui pedali. In questo articolo vogliamo cercare di fare luce sulle metodologie di utilizzo e applicazione dei plantari nel ciclismo.
Cos’è un plantare?
Il plantare è un’ortesi, cioè un dispositivo creato artificialmente che ha lo scopo di agevolare, modificare o supportare la biomeccanica del piede. Si inserisce nella scarpa e impone al piede una determinata posizione, in modo da ottenere un beneficio anche a livello sovrasegmentario, ovvero sulle ginocchia o sul bacino. Nel ciclismo solitamente si utilizzano i plantari su misura e termoformati, ovvero ricavati da un calco del piede del ciclista che può essere ottenuto in diversi modi.
Perché si usano i plantari?
I plantari, nel ciclismo, possono avere diversi scopi: migliorare la distribuzione dei carichi, modificare o correggere alcuni movimenti del piede per ricercare effetti sul piede stesso o su segmenti superiori. Il plantare inserito all’interno della scarpa viene spesso sottovalutato dal ciclista ma l’applicazione di un ortesi che modifica la biomeccanica del piede ha un impatto fondamentale sulla dinamica di pedalata e sul comportamento di tutte le articolazioni coinvolte nel gesto del ciclismo.
Cosa dice la scienza?
Un articolo pubblicato nel 2018 sul Journal of Biomechanics ha preso dei pazienti (affetti da osteoartrite al ginocchio), li ha sottoposti a una valutazione statica e a una dinamica in camminata, creando poi dei plantari diversi in base alle due rilevazioni. Esito: i plantari fatti in modo statico non possono prevedere la reale biomeccanica del piede nel gesto motorio.
Questo studio in sostanza dimostra come i plantari debbano essere studiati valutando il reale gesto motorio che il piede dovrà fare e che le solette performate in modo statico, da seduti, non hanno validità nel contesto della pedalata.
Fonte: Foot structure and knee joint kinetics during walking with and without wedged footwear insoles
Come fare per capire se mi servono i plantari?
La situazione è complessa ma non disperata. Per prima cosa conviene rivolgersi a un biomeccanico preparato, che sia dotato di un sistema di sensori che analizzano le pressioni e i movimenti che il piede realizza in pedalata. Dopodiché è fondamentale effettuare una valutazione podologica, al fine di determinare se eventuali “problemi” biomeccanici del piede in pedalata siano dovuti a difetti primari (cioè strutturali) o secondari (cioè dovuti a cause che si trovano nelle articolazioni di caviglia, ginocchio o anca). Una volta fatto questo, il podologo potrà vedere la valutazione in pedalata e da lì studiare un plantare specifico per il gesto motorio.
Utilizzare plantari preformati in statica oppure solette pensate per camminare può essere deleterio, perché il piede, come si può vedere dagli studi in merito compiuti dal dott. Andrea Paradiso supportato dal team Bikeitalia, si comporta in maniera diversa durante la pedalata di quanto faccia in deambulazione.
Concludendo
La prossima volta che il vostro biomeccanico vi proporrà dei plantari o delle solette perché “così spingete di più”, fermatevi ed effettuate delle analisi più approfondite e soprattutto mirate sul gesto del ciclismo. Perché spesso i plantari per bici sono poco funzionali ma a volte sono persino deleteri.
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Che titolo di studio ha un “biomeccanico “?
Ho un asimmetria di 7 mm, in finale un primo biomeccanico mi ha messo il rialzo , il secondo me l ha tolto.
Buongiorno sono una ciclista di Firenze che mi sono infortunata proprio a causa di un paio di plantari errati, piano piano sto risolvendo il mio problema allo psoas, ma non riesco a mettere apposto i plantari che ho adesso. Mi ha colpito la vostra spiegazione per fare dei plantari ad hoc tramite dei sensori.. avete qualche nominativo magari in Toscana.. vi ringrazio per l’attenzione.
Chiara
gran parte dei pro usa scarpe su misura e solette ad hoc, voi che ne dite?
Scusatemi, ma uno studio fatto su solo 30 persone secondo voi è sufficiente per fare una valutazione accurata? Sono poi dei pazienti con problemi alle cartillagini e non sani.
Grazie
Ciao Paolo,
al momento gli studi citati sono i più autorevoli nel campo, perché si tratta di un argomento poco studiato e dove approssimazione, pessimo marketing e scarsissime evidenze scientifiche la fanno da padrone. Dato che il nostro lavoro vuole essere sempre “evidence based”, siamo sempre alla ricerca degli studi più autorevoli da citare.
Se vuoi imparare e approfondire i temi della biomeccanica puoi partecipare al nostro corso: https://corsi.bikeitalia.it/corso/biomeccanica-e-bike-fit-base/
A disposizione e buone pedalate
Omar Gatti