“Sono sempre più i cittadini pedoni che rischiano la silenziosa morte da bici che sfrecciano sui marciapiedi o contromano.”
Quello sopra è l’estratto di un articolo comparso ieri su un quotidiano online, in cui l’opinionista del caso, trattando il problema della sicurezza dei cittadini che usano la bicicletta per spostarsi in città, ha proposto l’adozione di targa e assicurazione obbligatoria del mezzo, perché secondo lui disincentiverebbero i comportamenti indisciplinati i quali sarebbero a loro volta la principale causa degli incidenti.
Non vorrei entrare nel merito della proposta, che tra l’altro, come scrivevamo qui, è già stata avanzata anche in altre parti del mondo.
Oltre all’argomento sicurezza/targhe, con notevole sforzo sorvolo inoltre sui toni usati in questo ed articoli precedenti dello stesso autore, ad esempio: “dopo le incaute aperture del Ministero dei trasporti ai ciclisti sulla possibilità di andare contromano nel centro delle città italiane, i ciclisti sono diventati ancor più pericolosi e minacciosi“;
“si sono anche ritrovati a migliaia in piazza a Roma, a fine aprile, per chiedere non solo di andare contromano ma anche piste ciclabili“;
(sui ciclisti indisciplinati) “possibile che in un Paese dove si sono inventati anche il Garante dei bambini, non ci sia una autorità militare o civile che li arresti e un tribunale che gli levi la patria potestà?”
“si sta ormai creando una differenza profonda tra i cittadini normali, quelli che vanno in auto, sono i bersagli preferiti delle multe, e quelli che vanno in bicicletta, del tutto incontrollabili“.
Non entro nel merito quindi, ma lo spunto mi è utile per parlare di un argomento di cui mi stavo occupando da qualche settimana, ovvero l’informazione online sul tema della bicicletta. In particolare, la domanda a cui tentavo di dare una risposta è: chi sono i giornalisti che scrivono di bicicletta su quotidiani, magazine, e altre fonti di informazione? A parte i blog e siti di bici, in cui si presume che a creare contenuti sia gente che in bici ci va davvero, ho come l’impressione che altrove l’informazione sul tema della bici sia delegata a giornalisti, magari anche bravi, ma poco esperti o peggio per nulla conoscitori dell’argomento.
Per non generalizzare ingiustamente, ho condotto una ricerca e constatato che non è così ovunque: ad esempio, da una lista di 50 articoli a tema bici (sia argomenti seri che più leggeri) di Repubblica.it, si scopre che tra questi ce n’è un buon numero scritti sempre dagli stessi autori, in particolare da Manuel Massimo e Angelo Melone, e talvolta da Cecilia Gentile. Andando a sbirciare il profilo Twitter dei primi due, si legge di Massimo: “Ciclogiornalista, cronista crossmediale ciclonauta su @repubblicait“. E di Melone: “Giornalista @repubblicait. Tra le sue passioni la bicicletta e la corsa“. Su Cecilia Gentile basta cercare nome e cognome su Google, in uno dei tanti siti di bici che compaiono si legge: “Redattrice di Repubblica, appassionata di bicicletta e di fotografia, è una guida dell’associazione cicloambientalista Ruotalibera-Fiab, che si propone di diffondere l’uso della bici in città ed il cicloturismo.”
Stessa cosa non si può dire invece degli altri due quotidiani in esame, il Corriere della sera e La Stampa, i cui articoli sono stati scritti da un ampio numero di penne, e degli unici/uniche che si ripetono un paio di volte, non v’è traccia sul web di un eventuale interesse o competenza riguardo il tema bici.
Dunque chiedo: come ci sono giornalisti economici, esperti di politica estera, di motori, perché nelle redazioni dei giornali che si occupano di bici non ci sono giornalisti esperti di bici?
Fino a qualche tempo fa le uniche righe che i quotidiani spendevano a riguardo erano per segnalare l’uscita dell’ultima due ruote super tecnologica o accessoriata, il nuovo servizio di bike sharing di questo o quel comune, un vip pedalante puntualmente ripreso dai paparazzi, tanto che nei quotidiani una categoria “bicicletta” non è mai esistita, al massimo rientra in altre categorie, “ambiente” o simili.
Ora però le cose sono cambiate, #salvaiciclisti ha dimostrato che per tanti italiani la bici non è solo il mezzo per la passeggiata domenicale, e soprattutto ha dimostrato, come si è visto ai recenti Stati Generali di Reggio Emilia presenziati da tecnici, urbanisti ed ingegneri, che per elaborare delle proposte serie in tema di mobilità ci vogliono delle competenze specifiche. Queste competenze deve averle minimamente anche chi fa informazione, altrimenti il risultato è che si raccontano favole alla gente. Ripeto, si parla di soluzioni per ridurre l’incidentalità stradale e migliorare la mobilità urbana, siamo sicuri che si tratti di temi di cultura generale?
Quindi va bene scrivere e parlare di tutto e in libertà ma si eviti di proporre targhe e assicurazioni obbligatorie o altre soluzioni a problemi che non si conoscono bene. Non dico questo perché l’articolo in questione non mi sia piaciuto o perché parli male dei ciclisti, non è il primo e non sarà l’ultimo, figurarsi, ma perché si addentra in questioni tecniche senza maneggiare e soprattutto spiegare un minimo l’argomento. Se invece era solo un articolo provocatorio condito da qualche sparata per ottenere un po’ di visibilità in più, personalmente sono stufo di leggerle, queste ed altre sparate simili.
Nella speranza che non rimanga inascoltato dunque, rivolgo un appello ai direttori di giornali e magazine che scrivono (anche) di bici.
Cari direttori, assumete per favore esperti di mobilità e bicicletta nelle vostre redazioni; vogliamo sapere tutto, le soluzioni agli stessi problemi adottate all’estero, cosa dicono le leggi, gli studi e le statistiche, vogliamo articoli tecnici, e-book, infografiche e quant’altro.
Visto che l’argomento “tira”, almeno trattatelo come si deve, ne guadagnerete credibilità e lettori.
Non posso che dirmi favorevole all’assunzione…
Quando posso presentare il curriculum ?
:-)