I grandi media e la politica non fanno che dircelo in ogni salsa: là fuori c’è una crisi nera da cui non si intravede via d’uscita. Quello che si sono dimenticati di dirci è che però la crisi riguarda l’economia nel suo complesso, con alcuni settori che sono a un passo dal baratro, mentre altri godono di ottima salute e sono anzi in espansione.
Uno di questi è tutto quanto riguarda il mondo del ciclo e su queste pagine digitali non facciamo che ripeterlo dal primo giorno: la bicicletta è in grado di generare valore economico. Abbiamo pubblicato articoli di ogni possibile tipologia (li trovate tutti seguendo il tag bikenomics o l’inchiesta bike business) per evidenziare che esiste un mercato, che esiste una domanda, che esistono risvolti positivi per la società e finanche, che esiste una previsione di crescita occupazionale per il settore.
Se però ci aspettiamo di trovare un annuncio di lavoro che cerchi proprio il nostro profilo professionale per essere inseriti in una struttura ben avviata, oliata e funzionante, allora possiamo impiegare meglio il nostro tempo andando a cercare l’oro nell’ansa del fiume più vicino: le percentuali di successo sono probabilmente più alte.
Non è per scoraggiare nessuno, ma l’industria della bicicletta è un mondo piccolo piccolo, spesso a conduzione familiare e, ancor più spesso autoreferenziale: qui si parte dal basso facendo la gavetta (o dalle corse in bicicletta) e si passa la vita accontentandosi del proprio posto di lavoro oppure sgomitando, spesso saltando di azienda in azienda per ottenere una migliore qualifica professionale e maggiore riconoscimento. Se non ci credete, provate a dare un’occhiata ai curricoli dei manager delle aziende che operano nel settore in Italia e vi renderete conto che le eccezioni si possono contare sulle dita di una mano.
Ma per fortuna la bikenomics non finisce alla produzione e vendita di biciclette e relativi accessori, ma abbraccia un mondo molto più ampio in cui rientra pressoché qualunque cosa: c’è gente come Rudi (che si è inventato un sistema di riparazione biciclette a domicilio), aziende come Girolibero (che passo passo è diventato il primo tour operator in italia dedicato espressamente alla bicicletta), ci sono negozi come Bici e Radici (che ha inventato un format unico nel suo genere) e i bicycle cafe, poi ci sono i Bikehotel e compagnia pedalante.
Il punto, insomma, è che per lavorare nel mondo della bicicletta, allora più che altrove bisogna dire addio al sogno del posto fisso (mi spiace molto, ma è così) e iniziare a coltivare il sogno di diventare imprenditori seppure di una microattività economica priva di dipendenti. Se siete disposti a rischiare un piccolo capitale e una montagna di tempo, allora ecco che si possono spalancare le porte della bikenomics.
Il grande interrogativo è: da dove si comincia?
La cosa più importante per iniziare un business legato al mondo della bicicletta è avere l’intuizione giusta da collocare nella realtà territoriale giusta e, per sapere se la nostra intuizione sia giusta o meno, occorre riuscire a rispondere in maniera positiva a 5 domande:
1. l’attività economica è in grado di creare valore per il pubblico?
2. esiste un pubblico che desidera o ha bisogno del prodotto/servizio offerto?
3. il prodotto/servizio ha un prezzo che il pubblico è disposto a pagare?
4. il prodotto/servizio è in grado di soddisfare le aspettative del pubblico?
5. l’attività posta in essere è in grado di generare sufficienti profitti per stare in piedi?
Se avete quindi in mente un’idea che non risponde in modo positivo anche a una di queste domande, allora forse la vostra idea ha bisogno di essere riformulata nel modo opportuno.
Se invece non sapete proprio da che parte cominciare, siete comunque fortunati perché la bicicletta ha infatti nel proprio DNA il proprio grande limite e la propria grande opportunità. Le attività legate al mondo della bicicletta sono infatti generalmente molto radicate territorialmente e allo stesso tempo sono difficilmente scalabili, questo significa che la creazione di grandi catene è fortemente improbabile ma anche che è possibile replicare in modo pressoché infinito le best practice messe in atto in altri luoghi.
Se nella vostra città manca, ad esempio, un servizio di consegne in bicicletta, allora basta metterlo in piedi: funziona in tutto il mondo, perché nella vostra città non dovrebbe? Se nella vostra città c’è molta gente che va in bici, ma non c’è un centro di aggregazione per ciclisti, aprite un bicycle cafè. Se nella vostra zona c’è un altissimo potenziale turistico (e se vivete in Italia il contrario è davvero improbabile), ma non c’è ancora nessuno che offra visite guidate in bicicletta, allora vale la pena colmare questa lacuna.
Copiare quanto già esiste per trarre vantaggio dalle buone idee altrui ed evitarne gli errori è sempre un buon modo per iniziare un’attività. Una cosa deve essere chiara: se volete lavorare nel mondo della bikenomics dovete essere pronti a farvi il culo per mettere in piedi un’attività in grado di offrirvi il pranzo, la cena, pagarvi l’affitto e magari le vacanze due volte all’anno. Probabilmente non diventerete mai ricchi (ma questo è indipendente dal settore occupazionale) e maledirete notte e giorno il fisco, ma vi potrete garantire un’esistenza decorosa dedicando il vostro tempo alla vostra più grande passione.
Se invece copiare non fa per voi, oppure il vostro mercato è già saturo o magari il vostro intuito vi dice che si può fare di meglio, ma non sapete esattamente cosa, allora tutto quello che occorre fare è mettere insieme un’idea nuova. Detta così può sembrare una cosa estremamente complicata e laboriosa, ma esistono dei trucchetti che consentono di creare idee di business nuove e innovative ma questo lo vedremo meglio prossimamente. :)
davvero illuminante… mai più senza!
ammazza che post utile, copiare o creare una nuova idea…ok.