In Italia le risorse destinate alla ciclabilità sono sempre troppo poche rispetto a quelle necessarie: il nostro Paese, a partire dalla sua Capitale, sconta il peccato originale di avere strade e viabilità pensate e realizzate a misura dei mezzi a motore in movimento e in sosta, relegando le bici ai margini della carreggiata e i pedoni su striminziti marciapiedi (quando ci sono, i marciapiedi).
Decenni di scelte sbagliate, anche nell’allocazione delle risorse, non possono essere corrette in un batter di ciglia: ma in un lasso di tempo sufficientemente ampio, con un orizzonte temporale di 5 anni, è possibile dare un segno tangibile di cambiamento. A Roma la ciclabilità – anche in seguito alla nomina di un bike manager – può avere la possibilità di progredire, a patto che gli investimenti vadano in progetti di ampio respiro e di pubblica utilità.
Qualche giorno fa, nell’ambito di un discorso più articolato, sulle cronache è stato citato il dato di “7,1 milioni di euro destinati a progettazione e realizzazione di piste ciclabili” per il triennio 2017-2019: una cifra annunciata dall’assessora capitolina alla Città in Movimento Linda Meleo su cui vale la pena riflettere. A comporre la cifra ci sono soldi estratti dal programma operativo nazionale (pon metro), programma operativo nazionale di dettaglio amibiente (pod ambiente) oltreché da fondi messi a bilancio direttamente dall’assessora (a quanto risulta a Bikeitalia circa 1,5 milioni di euro). Ora bisogna capire dove saranno indirizzate queste risorse.
In realtà a questi 7,1 milioni se ne vanno a sommare altri 1,2, grazie all’ultima tranche di fondi del Ministero dell’Ambiente che vengono da lontano, addirittura dal 1998: quindi al momento sul piatto per la ciclabilità di Roma ci sono 8,3 milioni di euro. Ma non è finita qui: a questi vanno aggiunti anche quelli del Collegato Ambientale – cifra variabile da 1 a 3 milioni, a seconda che venga erogata a Roma da sola o come Città Metropolitana: di questi ulteriori fondi una quota di 1,2 milioni andrà in ciclabilità.
Ora il nodo riguarda i nuovi progetti “a pedali” che dovrebbero dare un’impronta ciclabile alla città di Roma: l’eredità che l’attuale amministrazione ha ricevuto – soprattutto in materia di biciclette – è fatta di ciclopedonali disastrate (spesso costruite senza criterio) che vanno superate in un’ottica di sviluppo del ciclismo urbano: secondo gli obiettivi programmatici del bike manager di Roma Paolo Bellino, la ciclabilità va sviluppata sulle Consolari e va fatta una ricucitura ciclabile tra i diversi quartieri per creare una rete capillare e interconnessa.
Intanto oggi pomeriggio alle ore 17 presso l’Assessorato Città Movimento, in via Capitan Bavastro a Roma, sarà presentato alle associazioni dei ciclisti l’annoso progetto della Ciclabile Nomentana: discusso da anni e modificato più volte, ma che ha il difetto strutturale di essere pensato come “ciclabile da marciapiede”, dunque senza sottrarre spazio alle auto ma costringendo pedoni e ciclisti a dividere lo spazio, peraltro a fronte di una carreggiata con tre corsie per senso di marcia.
La Capitale riuscirà a “pedalare” se – e solo se – la priorità della creazione di percorsi ciclabili urbani sarà reale anche con un cambio di paradigma negli uffici tecnici: strade dove disegnare una corsia ciclabile rappresenti la normalità e non l’eccezione; bisogna snellire l’iter burocratico della realizzazione di percorsi per le bici per migliorare la viabilità di tutti.
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati