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Dalla Bassa (Veronese) ai Paesi Bassi, in bici

Dalla Bassa (Veronese) ai Paesi Bassi, in bici

Varie persone ci hanno chiesto il perché di questo viaggio in bici “Dalla Bassa ai Paesi Bassi” in novembre. Adesso che in undici giorni abbiamo fatto piú di 1.400km, quasi 13.000m di dislivello e raggiunto Amsterdam, mi sono seduto e riguardando le foto ho provato a rispondere a questa domanda.

Di per sé, attraversare le Alpi é sempre un po’ epico. Il fatto di attraversarle sapendo che dopo il Passo di Resia ci sarebbe stata la neve, per noi ciclisti di pianura, avvicinava l’impresa al mito. Per di piú, per ragioni di tempo si era deciso di fare la traversata in solo undici giorni, con una media di piú di 100km al giorno.
Le premesse scaldavano giá il sangue.

Nella pratica, a parte i primi due giorni in Italia e incredibilmente l’ultimo giorno in Olanda, per otto giorni di fila é piovuto, nevicato e grandinato. Per non parlare del vento d’Olanda.
Le giacche impermeabili, i copriguanti, i copripantaloni e i copriscarpe che avevamo con noi “just in case”, sono diventati parte integrante del nostro abbigliamento.

Ogni 30/40 km cercavamo un bar per fare una sosta. Appena entrati, sotto gli occhi sbalorditi dei clienti, puntavamo il termosifone piú grande e piú caldo, per stenderci sopra passamontagna e berrette, cuffie da doccia (indispensabili) e due paia di guanti a testa, ed infilarci i piedi sotto. Per riscaldarci e darci energia, andavamo a cioccolata calda (da buoni italiani, oltreconfine abbiamo evitato il caffé) e prima di risalire in sella ci si beveva al volo anche una grappetta, che male non ha mai fatto! Ovviamente queste pause non duravamo piú di mezz’ora, perché avevamo calcolato che alla partenza le ore di luce sarebbero state dieci, mentre all’arrivo sarebbero state solo nove, e avremmo dovuto sfruttarle tutte.

A parte una foratura, ho spaccato un razzo, il deragliatore e la catena. Abbiamo quindi dovuto visitare meccanici in Germania, Francia e Belgio e con loro abbiam provato a parlare tedesco e francese e ci siamo aiutati col linguaggio dei segni, ma alla fine, per dei prezzi ridicoli la mia bici é stata aggiustata e siam potuti ripartire.
Una mattina siamo usciti presto e abbiamo trovato un paesaggio tutto silenzioso e bianco di neve. Ma per fortuna qualcuno era giá passato con lo spargisale su strade e piste ciclabili e a parte il freddo non ci sono stati problemi.

Oltre alle Alpi, la tappa piú tosta é stata la Strasburgo-Lussemburgo. Siam partiti alle 6.30 col buio, torce accese a bucare la notte, ed abbiam cominciato una giornata interminabile di saliscendi che ci ha visti pedalare (sempre coi nostri 15kg di zavorra) per 230km, fino alle 10 di sera, ed arrivare a Cittá di Lussemburgo alquanto stravolti ma felici.
Alla fine, per me che non ero molto allenato, é stata quasi sempre una rincorsa. Andrea m’aspettava in cima alle salite e quando eravamo in piano era quasi sempre lui che stava davanti, e io provavo a stargli incollato alla ruota posteriore.

Detta cosí forse sembra ancor piú dura di quel che é stata, ma vi assicuro che i paesaggi attraversati sono fantastici: abbiamo risalito l’Adige fino a non riconoscerlo piú, ormai ruscello gorgogliante, immersi tra vitigni dai colori autunnali e pascoli addormentati; scalato montagne per poi seguire la valle dell’Inn coi suoi ponti di legno; percorso le dolci colline della Germania del sud ed i remoti villaggi, attraversati da un altro ruscello, chiamato Danubio; poi abbiamo costeggiato il lago di Costanza colorato dai vigneti; abbiamo fatto chilometri di sterrato in discesa dispersi in una foresta nebbiosa; ci siam poi persi a Strasburgo; abbiamo ammirato le tipiche case dell’Alsazia; percorso la magica Eurovelo5 coperta di foglie uscendo da Saverne; fino alle perfette ciclabili olandesi, lungo i veloci canali che riflettevano i mulini.

Non potete poi immaginare la nostra felicitá entrando ad Amsterdam in un giorno di sole.
E su tutto, un’amicizia che non era ancora stata messa alla prova da un viaggio ora é cresciuta e s’é rinforzata grazie a questa avventura.

Pensate ne sia valsa la pena di far tutti questi chilometri col freddo di novembre?

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