Venerdì 29 marzo mentre a Verona si apriva il Congresso Mondiale delle Famiglie, con il suo portato di oscurantismo, a Milano si teneva la seconda edizione degli Stati Generali della Mobilità: un convegno a senso unico organizzato da Federmotorizzazione e Assomobilità Confcommercio dove i tanti componenti della grande famiglia dell’automotive hanno espresso il proprio punto di vista su clima, ambiente, inquinamento e vivibilità delle strade senza mettere minimamente in discussione l’oggetto auto, anzi cercando di “smontare” la narrazione ambientalista che “demonizza il diesel”. Per i contenuti espressi in entrambi gli eventi, sembra davvero incredibile che nel 2019 si possano sostenere simili posizioni, ma concentriamoci sul convegno di Milano che ho seguito con curiosità per tutta la sua durata.

Premessa: ero stato invitato – con mia sorpresa viste le mie note posizioni sull’automotive espresse a più riprese qui su Bikeitalia – e sono partito apposta da Roma per presenziare all’evento. Ormai un a/r in giornata Roma/Milano è diventato un viaggio comodo, economico e veloce: grazie al treno che collega i due centri città in poco più di 3 ore, perché nessuno si sognerebbe di fare lo stesso tragitto in auto a meno che non avesse molti soldi e molto tempo da perdere, per non parlare dello stress alla guida e del traffico che dipinge di rosso sul navigatore tutte le strade che “portano a” e “partono da” Roma.

Insomma, arrivo a Milano di buon mattino e m’incammino per raggiungere Corso Venezia: per poco più di 2 chilometri non vale la pena di prendere il metrò e a piedi riesco ad arrivare anche in leggero anticipo. Il convegno, nonostante la proverbiale puntualità meneghina, comincia con una buona mezz’ora di ritardo e ho modo di guardarmi intorno e studiare un po’ la situazione: nel programma contenuto in cartella stampa noto che non è prevista alcuna pausa, alcuna sessione di domande/risposte, soltanto relazioni da parte degli addetti ai lavori. L’unico rappresentante del mondo bici è Pier Francesco Caliari, direttore generale di ANCMA Confindustria, ma come vedremo nel suo intervento non ne farà praticamente cenno (purtroppo non sono riuscito ad intercettarlo, in quanto ha lasciato la sala prima della fine del convegno, altrimenti gliene avrei chiesto conto in quella sede e invece lo farò qui, ndr).

Dopo i saluti di rito da parte del vicepresidente vicario di Confcommercio Imprese per l’Italia Lino Enrico Stoppani e l’introduzione del presidente di Federmotorizzazione e Assomobilità Simonpaolo Buongiardino, il presidente di Format Research Pierluigi Ascani ha illustrato i risultati dell’Osservatorio sulle imprese della mobilità con un focus sull’elettrico:

Il fatto che il mercato dell’auto sia in difficoltà a causa di una congiuntura sfavorevole e anche perché tra i giovani maggiorenni la voglia di possedere un’auto non è in cima alle priorità è stato evidenziato dal direttore responsabile di Quattroruote Gian Luca Pellegrini, che ha fatto anche un punto sullo stato dell’arte dell’automotive.

“L’automobile media italiana è la Fiat Punto del 1997: il 70% delle auto circolanti è Euro 4 o precedenti (Euro 0,1,2,3)”, dice Pellegrini in un passaggio della relazione per sottolineare l’età media del parco circolante e il presente che nessuno vede perché sono tutti troppo concentrati a prevedere il futuro elettrico, connesso, a guida autonoma senza fare i conti con un consumatore che probabilmente non ha ancora metabolizzato la tecnologia in cui verrà proiettato suo malgrado nei prossimi anni. Ad ogni modo non ho sentito da alcuno dei relatori una parola sulla “riduzione” del numero di auto in circolazione ma soltanto sulla necessaria “sostituzione” dei modelli più vecchi/inquinanti con quelli più nuovi/green. Negare di avere un problema rende praticamente impossibile risolverlo.

L’intervento del docente del Politecnico di Milano Sergio Savaresi, che si occupa di automazione dei processi di trasporto, è stato a favore del Tav Torino-Lione individuato come tassello fondamentale per il corridoio europeo del trasporto merci su ferro, nonostante l’Analisi costi-benefici stilata dagli esperti del gruppo di lavoro ministeriale dica altro. D’altra parte il trasporto su gomma in Italia pesa ancora per l’85% delle merci, come evidenziato anche nel corso dei lavori.

Il dg di ANCMA Caliari ha sostenuto che i cambiamenti vanno accompagnati e che non si possono imporre: “Bisogna iniziare ad avere una politica nazionale sulla mobilità: non si può pensare che ogni paese e città s’inventi le sue cose, perché non andremmo da nessuna parte, non avremmo nessuna possibilità di crescere e di educare le persone ad arrivare a uno stile di vita diverso da quello che abbiamo oggi”. Saremo anche “figli del moplèn e della plastica”, per dirla con Caliari: ma il cambiamento comincia dalle piccole cose, come l’acqua per i relatori di un convegno in bottiglie e bicchieri di vetro… e invece agli Stati Generali della Mobilità solo bottigliette da mezzo litro e bicchieri monouso rigorosamente in plastica. Con buona pace dell’ambiente.

Il grande assente dal dibattito è stato il traffico: nessuno dei presenti si è domandato come mai la velocità media degli spostamenti in auto in città sia pressoché pari a quella di cento anni fa, salvo poi chiedere più spazi per i motori, più attenzione dalla politica (più di quella di cui l’automotive già gode mi sembra difficile, ma non mettiamo limiti alla provvidenza…), agevolazioni per poter risollevare un mercato che sconta i tempi della crisi. Stiamo parlando del settore che, a partire dalla motorizzazione di massa degli Anni Sessanta, ha goduto forse di più sovvenzioni dirette e indirette dallo Stato rispetto a qualsiasi altro: però oggi le limitazioni ai motori diesel vengono viste dai produttori come una crociata talebana contro l’automotive, non come un giro di vite necessario per mettere un freno all’inquinamento dell’aria. Anzi è circolata anche l’ennesima slide in cui si minimizza l’impatto dei trasporti sul totale delle emissioni: come se dai tubi di scappamento ci si potesse fare l’aerosol.

Nonostante i mal di pancia verso la politica “sorda alle nostre richieste” e “poco attenta alla filiera dell’automotive”, due su tre dei rappresentanti istituzionali intervenuti al convegno erano di casa: il deputato di Forza Italia Luca Squeri, presidente della FIGISC (Federazione Italiana Gestione Impianti di Carburante), ha ribadito il proprio impegno in Parlamento per il settore; l’assessore all’Ambiente della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo ha affermato che “il dibattito va deideologizzato” perché viviamo in una realtà complessa fatta di grandi cambiamenti e abbiamo una classe dirigente e un’opinione pubblica che anziché capire la complessità cerca soluzioni polarizzate e ipersemplificate, difendendo poi a spada tratta il diesel e sostenendo che le limitazioni alle circolazione sulla base dell’alimentazione sono inique per alcune categorie di cittadini, specie gli anziani pensionati.

Unica voce fuori dal coro e tirato per la giacca un po’ da tutti per via dei provvedimenti del Comune di Milano su Area C e Area B è stato l’assessore all’Ambiente Marco Granelli che si è difeso mettendo i puntini sulle i: “Noi non possiamo più avere delle aree urbane dove non ci si muove: ad oggi abbiamo aria inquinata e impossibilità a muoversi. Con Area C siamo riusciti a diminuire le auto del 38% e la velocità commerciale dei mezzi del trasporto pubblico è aumentata: è questa la strada da seguire”.

Proprio mentre il convegno volgeva al termine, l’Associazione Cittadini per l’Aria Onlus postava sul proprio profilo un video sulle emissioni prodotte dal trasporto, una causa di importanza primaria per quanto riguarda l’impatto sulla salute umana e i cambiamenti climatici. Una perfetta sintesi di quanto negato (o volutamente omesso) nel corso degli Stati Generali della Mobilità.

Commenti

  1. Avatar Enrico ha detto:

    Grazie per il resoconto. Vista la data di pubblicazione ho sperato fino alla fine in un “pesce” ma -ahimè- questa e la dura realtà. Senza dubbio c’è ancora molto da fare, non tanto per convincere i negazionisti (su quello nutro poche speranze) quanto per far comprendere a tutti gli altri che gli interessi specifici di un gruppo in questo caso sono in aperto contrasto con quelli della maggior parte della popolazione. Coraggio! E grazie a Bikeitalia per l’impegno costante e qualificato.

  2. Avatar marco passigato ha detto:

    grazie per il resoconto, … ancora tanta strada in salita per convincere i portatori di “altri” interessi

  3. Avatar rccs ha detto:

    Io non posso non considerare farlocca un documento che considera un beneficio notevole bruciare gasolio (per le accise che lo stato incamera dalla vendita) e non considera il costo sociale ed ecologico dell’inquinamento prodotto dai motori diesel.

    mi sembra in netto contrasto dalle opinioni espresse in questo articolo sui combustibili fossili.

  4. Avatar Theodoor Veneboer ha detto:

    Bel articolo, grazie per l’impegno. Purtroppo si tratta qui di predicare ai già convertiti. Il pubblico generale avrà le notizie sulla “realtà” dagli stessi interlocutori di cui hai parlato nel articolo: una grande lobby del mondo del automobile. L’unica speranza è che sempre più persone vedono (all’estero?) degli esempi che contrastano le solite misure per la macchina.

  5. Avatar rccs ha detto:

    Grazie per il reportage. Credo solo sia un errore il riferimento al reportage farlocco dell’analisi costi/benefici sulla TAV.
    Non credo sia coerente con il tema ed è un argomento troppo complesso per essere liquidato con mezza riga.

    1. Avatar Manuel Massimo ha detto:

      L’argomento è troppo complesso per essere liquidato con mezza riga, ed è per questo che nel mio articolo non l’ho affrontato (anche perché non era questo il focus): ho semplicemente sottolineato come, a fronte dell’85% di merci che in Italia oggi viaggiano su gomma, pensare che il corridoio TAV Torino-Lione (se e quando sarà costruito: orizzonte temporale 15/20 anni?) possa magicamente risolvere il problema del trasporto merci credo sia una pia illusione. Definire “farlocca” l’analisi costi/benefici è una sua opinione che non condivido.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *