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Ancora #dieselgate, ma il punto vero è un altro

Ancora #dieselgate, ma il punto vero è un altro

Riesplode il caso dieselgate, ma ciò che serve è il superamento del modello di mobilità basato sul possesso di un’automobile privata.

scandalo dieselgate

Solamente l’altro ieri alcuni dirigenti della Volkswagen hanno ammesso ufficialmente davanti a un tribunale americano la colpevolezza della propria azienda in quello che è passato alla storia come lo scandalo Dieselgate. Mentre si comincia a chiudere (almeno dal punto di vista legale) questo primo capitolo, se ne è subito aperto un altro. Ieri FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e oggi Renault sono state coinvolte in accuse molto simili a quelle che hanno portato Volkswagen a dover pagare più di 19 miliardi di dollari di riparazioni.

Le accuse a FCA e Renault

Per quanto riguarda FCA, l’azienda è stata accusata di non aver comunicato alla Environmental Protection Agency (EPA) americana la presenza di alcune parti di codice all’interno del software usato da due modelli di automobile. Queste parti di codice permettono (legalmente) al motore di entrare temporaneamente in uno stato di protezione (ad esempio quando il motore è ancora freddo) in cui gli inquinanti emessi sono maggiori del normale. Si tratterebbe di dispositivi appunto legali, ma che vanno comunicati all’EPA prima della fase di test del veicolo. Sergio Marchionne ha risposto definendo senza senso le accuse, e assicurando che non c’è mai stato l’intento di superare con espedienti la fase di test.

Renault invece sarà sottoposta a un’investigazione riguardo a un’eventuale manomissione di alcuni parti meccaniche dei propri veicoli volta proprio a superare i test sulle emissioni inquinanti. Qualche mese fa l’agenzia per la protezione dei consumatori francese aveva sollevato dubbi a questo riguardo (anche relativamente ad altri produttori), dubbi che sono stati ritenuti sufficientemente fondati per far partire un’investigazione ufficiale da parte delle autorità.

Un falso problema

Al di là dei vari tecnicismi relativi alle modalità di controllo, gestione e verifica degli agenti inquinanti emessi dalle autovetture, facendo una rassegna dei commenti delle principali testate non viene colto quello che è a nostro avviso un punto fondamentale. Distinguere fra automobili che inquinano un po’ di più e automobili che inquinano un po’ di meno (o che fanno finta di farlo truccando i test) è un falso problema; anche se tutte le aziende rispettassero veramente i limiti di legge, le loro automobili rimarrebbero comunque veicoli altamente inquinanti che hanno un ruolo importante nel causare le 467mila morti premature all’anno in Europa stimate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente. Per non parlare dell’occupazione di suolo urbano o della diffusione della sedentarietà, con i conseguenti costi sanitari.

Potremmo anche imporre limiti di legge più stringenti (ma fino a quando questo sarà tecnicamente possibile?), e costringere le aziende a rispettarli, ma un vero passo in avanti non si avrà fino a quando non verrà definitivamente superato il modello di mobilità basato sul possesso dell’auto privata. È questo il messaggio da veicolare in questi giorni di grande interesse verso la nuova puntata dello scandalo dieselgate.

Commenti

  1. mariob54 ha detto:

    L’ utilizzo di mezzi privati genera GETTITO FISCALE, continuo e sicuro per il bilancio statale.
    Diminuire l’ utilizzo di mezzi privati sostituendoli con servizi pubblici che siano frequenti, comodi e vantaggiosi economicamente per il cittadino, provoca aumento di spesa pubblica per investimenti in mezzi e personale.
    L’ obbligo del pareggio di bilancio (o fiscal-compact), va nella direzione opposta= diminuzione della spesa pubblica
    Per questo non si farà mai

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