Doveva essere una festa che abbraccia 120 città in giro per il mondo, la Fancy Women Bike Ride giunta quest’anno alla settima edizione, ma qualcosa a Milano non è andato per il verso giusto.
In una città blindata a causa della settimana della moda, 300 donne in ghingheri si sono radunate alle 16:00 in Piazza Duomo per chiedere maggiore spazio sulle strade e nella società, pronte a partire per una pedalata pacifica e festosa per le vie del centro cittadino.
La questura era però di altro avviso e, identificata l’organizzatrice, la nostra collaboratrice Pinar Pinzuti, ha deciso di bloccare per un’ora la partenza del festoso e colorato corteo a pedali in attesa di ordini dall’alto.
Il percorso era stato da tempo deciso assieme alla Polizia Municipale del Comune di Milano che aveva anche concesso il patrocinio ma che avrebbe mancato di comunicare alla questura l’esistenza della manifestazione. Problematico sarebbe stato in particolare il passaggio previsto da via Montenapoleone, storica strada delle griffe della moda, per motivi di ordine pubblico.
Dopo un’ora di attesa e i cori delle partecipanti che esortavano la partenza scandendo “pedaliamo, pedaliamo”, con le prime gocce di pioggia è arrivato il via libera e il percorso alternativo.
Il serpentone colorato ha così driblato le solite auto incolonnate evitando luoghi ritenuti “sensibili” per poi sfociare, sotto una pioggia battente, all’Arco della Pace.
Si conclude con l’amaro in bocca, quindi, l’edizione milanese della pedalata più colorata del mondo, con la certezza sempre più radicata che a Milano le biciclette sono benvenute fin tanto che stanno nelle vetrine dei negozi e sui cartelloni pubblicitari, ma quando vanno in strada, diventano un problema che non si sa come gestire.
E alle 300 donne che chiedevano spazio, lo spazio richiesto è stato negato.
Questo mentre nel resto del pianeta veniva celebrato il Car Free Day a cui il Comune di Milano aveva prima annunciato e poi ritirato l’adesione.
Si conclude così la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile di Milano.
Io dico sempre che la città va vissuta, non attraversata e che la bicicletta (in tutte le sue declinazioni: dalla pieghevole al triciclo, alla cargo-bike e chi più ne ha più ne metta, con o senza assistenza motorizzata) è il mezzo più adatto per farlo. Evidentemente “qualcuno” non è della mia stessa idea e quel “qualcuno” (o se si preferisce, vista l’aria che tira, “nessuno”) oltre a non avere la mia considerazione, non avrà il mio voto
Diciamo che il messaggio che ha voluto dare il comune di Milano mi sembra chiaro: “le vostre proteste sono ‘pagliacciate’. Ci sono cose più importanti che voi ciclisti non potete capire, ovvero la sacra settimana della moda e l’intoccabile dominio delle auto sulle strade (neanche per un giorno ve le lasciamo!). Ma siccome siamo ‘buoni’, vi lasciamo comunque fare le vostre ‘pagliacciate’, ma come decidiamo noi e completamente in sordina”.
In altre parole, l’ennesimo episodio che continuando così in Italia la ciclabilità non verrà mai presa seriamente da chi governa. L’unica speranza la ripongo in un’ipotetica intensa agenda di proteste pacifiche dal basso, per denunciare senza mai stancarsi gli effetti negativi del dominio dell’automobile (e quindi anche delle auto elettriche), ma soprattutto per dimostrare come andare in bici rende la città più bella e a misura d’uomo.