Bikemeron è una raccolta di racconti di storie belle e all’insegna dell’ottimismo che stiamo raccogliendo per offrire un po’ di sollievo ai fruitori di internet che in questi giorni sono assediati dalla paura del contagio da un nuovo virus. Pubblicheremo un racconto al giorno per tutta la durata dell’emergenza. Se vuoi contribuire alla raccolta, invia il tuo racconto su come la bicicletta ti ha salvato o cambiato la vita a info@bikeitalia.it
Pillole di bicicletta
di Marco Andreotti
La bicicletta può rappresentare la famigerata “valvola di sfogo” necessaria per chi è costretto a vivere situazioni ad alto rischio di stress e con alto carico emotivo. Vuoi per lavoro o per qualsiasi altro motivo.
Io lavoro in pronto soccorso e ho trovato poche cose efficaci per ridurre lo stress come una pedalata, magari proprio per tornare a casa dopo un turno particolarmente impegnativo. Ricordi indelebili sono nati proprio nel tragitto casa-lavoro: ho goduto dell’alba, in bicicletta, con l’aria fredda sulla faccia dopo un turno notturno, oppure sono stato sorpreso da una inaspettata nevicata alla fine del turno.

Sembrano momenti banali, ma il loro ricordo è ben impresso nella mia mente, più di molti altri. E vi assicuro, sono stati sufficienti a lasciarmi alle spalle le tensioni accumulate durante il difficile lavoro. Non sono sicuro che lo stesso tragitto, fatto in macchina, mi avrebbe regalato le stesse emozioni. Anzi, sono sicuro del contrario.

Avete mai programmato un viaggio, anche solo di pochi giorni, in bicicletta? E’ un momento speciale, un viaggio nel viaggio.
Pensare a una bozza di percorso che possa passare attraverso un luogo, magari insignificante, ma che possa essere per qualche motivo importante per voi. Creare un piano avendo la certezza che tanto verrà stravolto da un imprevisto, una foratura magari, o per una deviazione non prevista o per una sosta più lunga in un luogo cui inizialmente abbiamo dato poco interesse.
Insomma, viaggiare in bici ci dona le capacità forse più importanti per affrontare la quotidianità: la flessibilità e la capacità di adattamento. Il giusto equilibrio tra pianificazione (necessaria nella vita: Seneca diceva che non esiste vento favorevole al marinaio che non sa dove andare) ed accettazione dell’idea che non possiamo controllare ogni aspetto della nostra vita.
Quest’anno il piano prevedeva un viaggio dalla Svizzera ai Paesi Bassi lungo il Reno. Gli impegni universitari mi hanno portato a Roma proprio nel periodo previsto per il viaggio. E’ stato divertente accogliere l’idea, proposta dalla mia compagna, Loredana, che al mio sconforto ha contrapposto leggerezza e semplicità. Io: “Come facciamo ad andare in bicicletta se dovrò essere a lezione a Roma?” Loredana: “Semplice, se dobbiamo andare a Roma, andiamoci in bicicletta”.
Da qui l’idea di percorrere la Via Francigena da Torino a Roma, in modo da arrivare in tempo per le lezioni, e poi ripartire, magari alla volta di Assisi. Io: “E se non ce la facciamo ad arrivare in tempo?”. Loredana: “Prendiamo il treno”. La lezione era chiara: dovevo smetterla di trovare un problema per ogni soluzione. E così è stato.
La verità è, devo ammetterlo, che è stato bello accettare l’idea di cambiare piano, di rinunciare ad un viaggio sognato da molto tempo per intraprendere un’altra avventura. Non mi è pesato cambiare rotta e non ho l’impressione di aver accettato un ripiego.
Perché in bicicletta è così, non conta tanto la destinazione, quanto la strada e la vita che ti separa dal punto di partenza al punto di arrivo, qualunque essi siano. Io: “Allora Via Francigena sia!” Vita: “Ehm no, aspetta un attimo, ho sentito parlare di un’epidemia… non vorrei rompere le uova nel paniere, ma aspetterei a cantare vittoria”.
Ancora una volta l’ombra dell’incertezza potrebbe imporci di rivedere i piani, di aggiustarli. Le paure, l’incertezza per il futuro, il lavoro, le ferie che potrebbero non essere garantite nei tempi previsti. Tutto questo e molto altro si pone tra noi e la Via Francigena. Loredana: “Non disperiamo, la Via Francigena rimane lì dov’è, aspettiamo di vedere cosa succede e poi ci pensiamo”.
Di nuovo, con leggerezza e semplicità. Sono questi i binari su cui viaggia la felicità, ne sono certo. L’ho imparato anche andando in bicicletta. Perché la bicicletta ti impone di riconoscere l’essenziale da portarti in viaggio. E lì a pensare che sia l’essenziale non solo per quel viaggio, ma per la vita, il passo è breve.

La bicicletta diventa un mezzo di salvezza, accessibile a tutti, per combattere la frenesia dei nostri tempi, per spogliarci del superfluo, per affrontare le altre minacce al nostro benessere: i cambiamenti climatici, l’inquinamento dei posti in cui viviamo, per citarne un paio. Le epidemie stesse, come quelle che stiamo affrontando in questi giorni, sarebbero molto più facili da affrontare se imparassimo a vivere con più lentezza. E allora, se leggerezza e semplicità sono i binari su cui dovremmo viaggiare nella ricerca della nostra felicità, è la lentezza che deve scandire il ritmo del viaggio, per permetterci di vivere a pieno ogni singolo istante del nostro viaggio/vita.
Leggerezza, semplicità e lentezza: sono proprio questi i princìpi attivi alla base della terapia contro i mali dei nostri giorni. Buon viaggio, buona vita.
La speranza è che ciò di cui parli, venga riconosciuto da tutti e sia alla base della ripresa post emergenza virus