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Bikemeron #22 | La “mia” Francigena da Brescia a Leuca

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Bikemeron è una raccolta di racconti di storie belle e all’insegna dell’ottimismo che stiamo raccogliendo per offrire un po’ di sollievo ai fruitori di internet che in questi giorni sono assediati dalla paura del contagio da un nuovo virus. Pubblicheremo un racconto al giorno per tutta la durata dell’emergenza. Se vuoi contribuire alla raccolta, invia il tuo racconto su come la bicicletta ti ha salvato o cambiato la vita a info@bikeitalia.it

La “mia” Francigena da Brescia a Leuca

di Giacomo Donati

L’idea di questo viaggio è nata seguendo le imprese del campione italiano di ultracycling Omar Di Felice. Dopo aver visto il suo “Giro d’Italia senza sosta” ho iniziato ad immaginare una mia personale impresa, pensando a come poter raggiungere il punto più basso dell’Italia Santa Maria di Leuca, ovviamente, partendo da casa.

Non è ancora stato tracciato un percorso interamente fuori dal traffico, ma, fino a Roma esiste la Via Francigena; ecco che da qui inizia la ricerca di strade e percorsi ciclabili per poter arrivare a Fiorenzuola D’Arda, il paese più vicino a Brescia dove poter entrare sull’antico percorso dei pellegrini. Fino a Roma è tutto segnato, mi resta da capire come poter proseguire nella seconda parte dell’Italia; da varie cartine online traccio un percorso che mi porterà fino in Puglia attraversando il Lazio e la Basilicata.

Non mi resta che partire!

Sabato 3 agosto 2019 inizia il viaggio: prima tappa Brescia-Fornovo di Taro. 140 km circa tra le campagne della bassa bresciana e di Cremona e raggiungere la via che mi porterà verso la mèta. All’arrivo in ostello inizio subito ad immergermi nel clima che mi accompagnerà per i prossimi giorni: aria di condivisione e di brevi conoscenze; scoprendo che sul mio cammino troverò persone che arrivano da tutto il mondo (persino dall’Australia) per poter visitare il nostro Paese in questo modo. La mattina seguente inizia il mio pellegrinaggio verso Roma, conquisto il passo della Cisa e scendo verso il Mar Tirreno. L’arrivo è a Pietrsanta.

Da qui inizia la parte con i paesi e i paesaggi più belli d’Italia: parto da Pietrsanta e mi dirigo verso San Miniato, attraversando Lucca, Fucecchio e le prime colline della Toscana. I primi due giorni ho pedalato in un contesto molto simile a quello della mia quotidianità ma ora inizio a respirare un’aria diversa, più conviviale e distesa.

Il torrido agosto inizia a farsi sentire e ne approfitto per fare un giorno di riposo e visitare la città di San Miniato. Riprendo il cammino con l’arrivo programmato a Buonconvento (una trentina di chilometri dopo Siena), il paesaggio che mi circonda riesce a farmi girare le gambe alleviando la fatica. Ovunque mi giri vedo girasoli enormi, colline infinite e borghi che tramandano secoli di storia.

Arrivando a Siena è obbligatorio fare una visita veloce all’interno della città, ma ovviamente il traguardo in Piazza del Campo dev’essere fatto passando dalla salita di Via Santa Caterina: muro che, in bicicletta con borse e tenda a seguito, si è fatto davvero sentire nelle gambe!

Dopo una sana merenda riparto e arrivo nel paese di Buonconvento, piccolo paese che mi ha davvero stupito per la bellezza.

La quinta tappa mi porta a raggiungere il lago di Bolsena, attraversando S. Quirico e la Val d’Orcia, la fortezza di Radicofani ed entrando così nel Lazio e i cartelli che indicano Roma riportano sempre meno chilometri.

Il giorno seguente il viaggio prosegue con una crescente voglia di arrivare in Piazza San Pietro e durante la giornata decido così di fermarmi a Campagnano di Roma, in modo da poter essere in Vaticano la
mattina presto.

Sveglia all’alba in modo da affrontare i 30 km che mi restano nel il minor tempo possibile. Non mi rendo conto di essere arrivato davvero a Roma fin quando non si para davanti a me la basilica di San Pietro e senza rendermene conto sto percorrendo Via della Conciliazione con le lacrime agli occhi. Mi pervade un vortice di emozioni, la soddisfazione di esser arrivato fino alla Capitale, la maestosità di Piazza San Pietro e un pensiero che mi fa immaginare come potesse essere il pellegrinaggio fatto dai
fedeli dei secoli passati. Non mi resta che entrare in Vaticano e ritirare il Testimonium del pellegrino.

Siccome questi giorni sono anche le mie ferie estive ne approfitto e prendo un giorno di riposo per poter visitare Roma e far riposare le gambe. In questa prima metà del viaggio il caldo è stato davvero asfissiante. Ho tempo anche per ragionare sulle prossime tappe scoprendo che la Via Francigena continua e arriva proprio fino a Leuca; non trovando un percorso ciclabile per le successive tappe del cammino, cerco di trovare delle strade sulle quali potrò trovare meno traffico possibile.

Riparto con le gambe in forma, il caldo inizia a farsi meno afoso e questo mi permette di arrivare a Taranto in tre giorni passando da Frosinone, Benevento ed entrando in Puglia dalla Murgia.

Il paesaggio che qui mi circonda è molto diverso da quello della Toscana, qui le colline sono ancor più estese, l’ambiente più selvaggio e si respira un costante profumo di terra bruciata.

Questo territorio poco abitato però mi ha portato a due brutti incontri con dei cani randagi, situazione che fatico ancora a dimenticare perché ostacolavano in modo minaccioso il mio viaggio.

L’arrivo a Taranto e al mare inizia a farmi capire che manca poco al traguardo riuscendo a darmi quella carica per affrontare i 140 chilometri che mi separano da Leuca.

Ultima sveglia all’alba per smontare la tenda e inizio a pedalare. Per tutto il tempo ho il mare che mi accompagna alla mia destra, trasmettendomi tutta la sua tranquillità del mattino.

Dopo alcune soste per salutare gli amici in vacanza in Puglia arrivo a Santa Maria di Leuca, ancora non mi sembra vero di esser riuscito ad arrivarci partendo da casa, Brescia percorrendo 1.400 chilometri.

Ovviamente per ritirare il Testimonium bisogna affrontare l’ultima salita che porta alla basilica ma ormai vado sulle ali dell’entusiasmo e solo quando arrivo a Punta Ristola ho la conferma di essere arrivato in fondo all’Italia e di aver concluso questo mio viaggio.

Un’esperienza incredibile, viaggiare in solitaria ti porta inevitabilmente ad incontrare persone nuove dalle quali si ha modo di ascoltare storie passate e di capire quanto possa sembrare strano ai loro occhi che qualcuno decida di partire da casa in bicicletta e arrivare fino all’estremità più a Sud del nostro Paese.

Ora non mi resta che pensare alla prossima avventura!

Commenti

  1. Avatar Pierluigi Vernetto ha detto:

    i cani randagi possono costituire una seria minaccia, persino alla vita. consiglio per prudenza di portare sempre con se’ uno spray al peperoncino e un coltello a serramanico, da tenere sempre a portata di mano. poi magari 999999 volte su un milione non servono, ma quella volta che serve e’ meglio averli.

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