Perché il benessere fisico è la base della felicità
Moltissimi filosofi, nel corso dei millenni, hanno cercato di capire quale sia il fine ultimo della nostra esistenza su questo pianeta e una buona parte di loro ha concluso che sia la ricerca della felicità.
Felicità, ovvero una condizione emozionale positiva e stabile, è un concetto così profondo in noi che alcune filosofie orientali sostengono che pur di raggiungere la felicità siamo disposti, paradossalmente, a rifugiarci in piaceri e sensazioni che ci rendono infelici.
Ma studiando la fisiologia e il modo in cui funziona il nostro organismo ho capito che non può esistere felicità senza il benessere fisico, senza uno stimolo costante del nostro corpo.
L’attuale concetto di felicità
Sono nato nel 1985, a metà dei ruggenti anni ’80. Anni spensierati, anni dove tutto sembrava a portata di mano. Anni di yuppies rampanti e di modelle, anni della “Milano da bere”. I miei genitori erano stati cresciuti con le concezioni contadine dei miei nonni, quelle che sostenevano che “un soldino risparmiato è un soldino guadagnato”. Ma io no. Da quando sono nato a oggi sono stato bombardato da pubblicità, da messaggi che mi hanno spinto a consumare per soddisfare la mia innata fame di felicità.
Provate ad accendere la tv: troverete una pubblicità di un farmaco, che vi dirà che la vostra condizione debilitata è solo permanente, che basterà assumere una pillola e il mondo tornerà a risplendere. Subito dopo apparirà l’immagine di un’automobile, che sfreccia lungo una strada deserta, che vi dirà che se volete sentirvi diversi, fuori dagli schemi e unici, dovete acquistare il nuovo modello del nuovo SUV superaccessoriato. E infine arriverà la pubblicità del nuovo smartphone, senza il quale perderete tutti i ricordi, le foto dei vostri cari saranno sbiadite e non potrete parlare con i vostri amici.
Siamo costantemente bombardati da messaggi che ci dicono che la felicità è là fuori, basta aprire il portafoglio per ottenerla. Che la felicità sia una cosa passiva, indipendente da noi.
Eppure non sembra essere così: la depressione è attualmente la malattia più diffusa in Italia. Si stima che il 12,1% della popolazione italiana sia depressa e un terzo di questa faccia ricorso stabile a farmaci per il tono dell’umore. Il Rapporto AIFA stima che il costo di ogni paziente depresso incida per 4.062€ sul sistema sanitario, con un aggravio generale per la sanità nazionale di più di 4 miliardi di euro l’anno. La diffusione del fenomeno è trasversale per tutte le fasce di popolazione.
Perché, se la felicità è là fuori e basta aprire il portafoglio, un numero così alto di italiani è depresso?
Come il nostro cervello elabora le sensazioni
Per capirlo dobbiamo partire dalle basi, ovvero dalla fisiologia del nostro corpo. Il nostro organismo è disseminato di recettori periferici, una sorta di sensori che controllano lo stato di funzionamento del nostro corpo.
I recettori sono di tre tipi:
- Enterocettori: valutano le condizioni interne del corpo. Sono enterocettori i recettori dell’attività degli organi;
- Esterocettori: valutano ciò che avviene all’esterno. Sono esterocettori tutti i nostri sensi (vista, udito, olfatto, tatto) e la pelle, che valuta la pressione, la temperatura e gli effetti dolorifici;
- Propriocettori: valutano la nostra postura e lo stato dei muscoli.
Abbiamo recettori del movimento, della temperatura, della pressione, recettori specifici per il dolore. Questi recettori inviano continuamente dei segnali, detti afferenze sensoriali, al midollo spinale. Qui le informazioni arrivano a dei nuclei del nostro cervello, detti nuclei ipotalamici, dove le afferenze sensoriali vengono processate e poi inviate nuovamente alla corteccia, che deciderà come rispondere. La chiave di tutto sta appunto nell’analisi delle afferenze sensoriali, poichè è qui che il valore della sensazione viene modulato, trasformandola in una percezione. Per farla breve, possiamo distinguere:
- Sensazione: è l’informazione oggettiva che parte dai recettori periferici e raggiunge i nuclei talamici dell’encefalo;
- Percezione: è l’elaborazione dell’informazione, alla quale viene attribuito un valore e sulla base della quale verrà presa una decisione, che può essere un comando motorio o il rilascio di un neurotrasmettitore o di un ormone;
Il grande problema è che la sensazione è oggettiva mentre la percezione è soggettiva e dipende da numerose cause.
Vi faccio un esempio: è stato visto che mettere il piede su un oggetto appuntito provoca molto più dolore se questa situazione avviene dopo un evento stressante (per esempio una ramanzina del proprio capo) rispetto che durante un momento rilassante (come in spiaggia). Il sasso appuntito è lo stesso, la pressione sui tessuti della pianta del piede è identica, il vostro peso è uguale, la sensazione è identica ma la percezione è diversa: perché?
Perchè le nostre percezioni sono modulabili.
Come l’attività fisica modula le nostre percezioni
L’attività fisica, oltre a modifiche strutturali nel cuore, nei polmoni o nei muscoli, provoca dei cambiamenti a livello dell’elaborazione delle sensazioni.
Dato che le sensazioni non sono altro che segnali elettrici generati da neuroni specializzati, questi processi sono influenzati dal concetto di “plasticità neuronale”, ovvero le connessioni tra i neuroni cambiano in base agli stress ai quali le sottoponiamo.
Durante l’attività fisica questi segnali elettrici afferenti vengono modulati in maniera diversa che nelle condizioni di riposo. Queste afferenze raggiungono i nuclei talamici e vengono elaborati in modo diverso, provocando reazioni conseguenti. Per esempio vengono rilasciati ormoni che aumentano la glicemia sanguigna come il glucagone e il cortisolo, ci sono ormoni come la vasopressina che modula l’attività renale, il sistema nervoso parasimpatico attiva la parte midollare del surrene per secernere adrenalina, vengono rilasciate delle sostanze oppioidi (le endorfine) per contrastare il rilascio di sostanza P, che è un precursore delle infiammazioni. Il cervello stesso secerne proteine che lo proteggono dallo stress e questo fa sì che diventi più forte.
Queste condizioni, se mantenute costanti attraverso un’attività fisica ripetuta, si strutturano nell’organismo, modificando i processi di elaborazione delle sensazioni.
Perchè per essere felici dobbiamo essere fisicamente attivi
Cosa succede alle capacità senso-percettive di una persona che si mantiene in forma?
- La secrezione delle endorfine produce un’alterazione dei toni dell’umore, provocandone un miglioramento;
- L’elaborazione del dolore è alterata, nel senso che segnali dolorifici un tempo intensi vengono modulati e inibiti attraverso l’eccitazioni di interneuroni inibitori. In sostanza ciò che prima ci sembrava essere doloroso ora è solo fastidioso;
- I muscoli e le ossa sono in grado di sopportare carichi più elevati e i recettori muscolari quindi sono meno eccitabili, permettendo di svolgere movimenti complessi senza avvertirli come difficoltosi;
- Aumenta una condizione psicologica definita “auto-efficacia”, poichè essere stati in grado di svolgere un esercizio aumenta la fiducia nelle nostre capacità e questo fa sì che nel futuro ci si possa esporre a situazioni più difficili con maggiore sicurezza;
- La riduzione della frequenza cardiaca a riposo, adattamento cronico dovuto all’intensa attività fisica, produce un’attivazione maggiore del rampo parasimpatico del nervo vago, che innerva il cuore. Il ramo parasimpatico è legato alla risposta “resta e riposa” e quindi vi è una dominanza di una componente rilassante generale;
In generale, nelle persone fisicamente attive rispetto a quelle sedentarie, si nota un umore più elevato, risposte di stress più basse, una atteggiamento più positivo e una tendenza ad affrontare i problemi anziché rifuggirli.
Il tutto perchè l’attività fisica modula i rapporti tra il sistema senso-percettivo e i centri dell’elaborazione, producendo ricadute positive a livello fisico e psicologico.
Concludendo
“Il benessere fisico è la base della felicità” è una frase di Joseph Pilates. Ed è vero: non può esserci felicità senza un benessere fisico dato dall’attività motoria. Poiché la ricerca della felicità non può basarsi solo sull’acquisto di oggetti esterni, che scatenano il circolo vizioso della dopamina (il circolo che provoca le dipendenze, come dalle sostanze stupefacenti).
Non dobbiamo cambiare il mondo bensì la percezione che abbiamo di esso, sostenevano i filosofi stoici come Seneca e l’imperatore Marco Aurelio.
E oggi, grazie agli studi scientifici lo sappiamo bene: la percezione del mondo cambia positivamente in chi si mantiene fisicamente attivo.
Ora, ogni volta che salite in bici, pensate che state pedalando verso la vostra felicità.
Ciao Omar, ci siamo conosciuti mentre frequentavo il vostro corso si meccanica di base. Condivido in pieno il tuo articolo, ed il modo in cui pur parlando del tema cardine del vostro sito (la bici), fai passare concetti importanti e a volte controtendenza di cui ormai pochi parlano, spinti dal bombardamento mediatico che ci vuole far credere che più cose hai meglio stai, mentre questo non è assolutamente correlato. Nel tuo articolo motivi il titolo attraverso l’esercizio fisico e le sue implicazioni di risposta, senza pretendere di dare ricette assolute, ma con dati oggettivi, lasciando ad ognuno la capacità di comprendere e accogliere. I n un clima dove tutti si fanno maestri, credo questo sia al contarrio un ottimo metodo per essere efficaci, lasciare la possibilità di riflettere sperimentando e verificando su di se.
Grazie
Alla prossima
Fabrizio