Mobilità

Monopattini elettrici e città: cosa fare?

Monopattini elettrici e città: cosa fare?

di Alfredo Drufuca (Polinomia) e Patrizia Malgieri (TRT)

I dispositivi per la micromobilità elettrica, e in particolare i più maneggevoli, accessibili e versatili monopattini elettrici, rappresentano una novità di assoluto interesse nel panorama della mobilità urbana.

I monopattini riescono infatti a servire molto efficacemente il cosiddetto ‘ultimo miglio’, cioè il collegamento tra il parcheggio o il terminal del trasporto pubblico e la destinazione finale; ma possono altrettanto efficacemente coprire il segmento degli spostamenti più brevi, anche in alternativa allo spostamento in automobile; non dimentichiamo che la lunghezza media degli spostamenti in auto in una città come Milano è di soli 5 km e si dimezza in gran parte delle città italiane.

L’efficacia dei monopattini è dimostrata dalla loro rapida diffusione in molti e molto differenti contesti: dalla grande città ai centri urbani minori; una diffusione che sta tuttavia evidenziando alcuni rilevanti criticità.
Una prima criticità è legata alla loro circolazione sui marciapiedi, dove è giustamente vietata, e nelle aree pedonali, dove dovrebbe secondo la norma – mai rispettata – avvenire a velocità ridotta.

Una seconda criticità è legata alla circolazione nel traffico, dove la norma assimila i monopattini alle biciclette, ma consente loro una velocità che li colloca in una posizione intermedia tra le bici e i ciclomotori, complicando ulteriormente il disordine dei comportamenti.

Sotto questi aspetti il monopattino rischia di vanificare quanto con fatica le città stanno conquistando con l’aumento degli spazi destinati alla vita sociale e all’incontro, con la diffusione delle zone a velocità moderata, con la protezione e incentivazione della ciclabilità.
È quindi indispensabile adottare rapidamente misure capaci di ricondurre l’uso del monopattino a un quadro di piena compatibilità con gli altri soggetti presenti nello dello spazio pubblico.

Una prima misura è quella del rigido contrasto dell’uso del monopattino sui marciapiedi, misura basata sull’educazione dei nuovi conducenti, su una comunicazione capace di suscitare un diffuso controllo sociale e sul rigido sanzionamento dei comportamenti illegali.

Una seconda misura è quella della riduzione della decisamente troppo elevata velocità massima consentita, 25 km/h, a un valore più ragionevole, come ha fatto la vicina Svizzera imponendo i 20 km/h e come era originariamente previsto dal Decreto Toninelli. Si tratta di una misura che le singole città possono facilmente e legittimamente attivare semplicemente associando al perimetro del centro abitato, dove cioè è consentita la circolazione dei monopattini, questa specifica regola di comportamento, o anche solo chiedendo alle società di sharing di adottarla, come possono facilmente fare in via automatica.

Siano benvenuti i monopattini, mezzo intelligente, prezioso ed ecologico; purchè stiano all’interno di quel percorso virtuoso di costruzione della ‘città gentile’ che stiamo con fatica percorrendo.



Alfredo Drufuca, Ingegnere dei Trasporti (Politecnico di Milano, 1981), è Amministratore Delegato di POLINOMIA Srl. Ha maturato una lunga esperienza di lavoro e ricerca sulla mobilità urbana, con particolare riferimento ai temi della sicurezza e delle ciclabilità. Ha partecipato come consulente esperto a commissioni e gruppi di lavoro per conto del Ministero dell’Ambiente (1999, 2000), dei Trasporti (2014) e altri enti pubblici ed è stato nominato nella Struttura Tecnica di Missione del MIT (2018-2019).Membro della Commissione Trasporti dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, ha svolto attività di docenza presso lo IUAV di Venezia (96-99), e tiene occasionalmente attività seminariali sui temi della pianificazione dei trasporti in corsi di formazione e perfezionamento per diversi enti e istituti tra cui il Politecnico di Milano.

Patrizia Malgieri, laureata in architettura, dottore di ricerca in pianificazione territoriale, Politecnico, esperta di pianificazione dei delle politiche di mobilità urbana. Collabora alla redazione dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile. Collabora a progetti di analisi/stima della domanda di mobilità, alla valutazione ambientale e sociale delle politiche, e alla definizione di strumenti di regolazione del settore del trasporto collettivo. Ha collaborato alla stesura delle Linee Guida dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile della Commissione Europea nell’ambito del progetto Eltis Plus. E’ stata membro del Comitato scientifico del PUMS di Milano e supervisore per la redazione del piano. Dal 2000 al 2010 è stata docente di pianificazione dei trasporti presso il Politecnico di Milano. Dal 2016 al 2019 è stata membro del CdA (vice presidente) dell’Agenzia del TPL di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi. Dal 1995 è socio di TRT e membro del CdA di TRT.

Commenti

  1. Avatar Maurizio ha detto:

    Non andare sui marciapiedi è totalmente comprensibile e MAI l’ho fatto e mai lo farò, questo bisogna contrastarlo!

    Ma parliamo della velocità: una bicicletta la vedi spesso sfrecciare a 40km/h per le strade, ce ne sono tantissime!
    A 6km/h sul monopattino (per le pedonali) si fa fatica a tenere l’equilibrio, è tutto traballante e chi lo ha provato così piano la prima volta ha sempre esclamato frasi del tipo “è difficile mantenere l’equilibrio”, questo spesso ti fa giudicare male il monopattino. A 20km/h ci vai, ma sei meno agile e stabile che a 25km/h. Inoltre in mezzo alla strada a 20km/h e ve lo dico da fruitore, diventi un ostacolo per molti, ben più delle biciclette. Chi va in auto vede che hai sotto i piedi un motore, non dei pedali ed è meno comprensivo perché pensa che vai lento di proposito! Iniziano a insultare, farti dispetti per farti cadere, ecc… Oltretutto è snervante andare a 20 fissi, non passa più, ti vedi superare da qualunque bicicletta anche condotta da un anziano sovrappeso che tira una pedalata ogni 5 minuti e va avanti per inerzia… non scherziamo via, 20km/h come limite massimo è ridicolo.
    Mi è capitato di superare i 25 km/h e vi assicuro che andando sui 30 addirittura mi sentivo molto più sicuro nel traffico, meno di intralcio e più agile. 40km/h inizia a esser tanto e lo trovo pericoloso, come lo è in bicicletta per la città a quella velocità, a 40Km/h una bici spesso frena peggio di un monopattino, ve lo assicuro!
    Se devo andare a 20 km/h o mettere la targa, ecc… scusate ma io lo vendo e come me tanti altri e torniamo tutti a girare da soli in auto a intasare la città – 1 auto per 1 persona – inquinare e inveire contro chiunque.
    In fin dei conti ti portano a vivere così. E’ quel che volete? Continuate a fare proposte ridicole e lo avrete!

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