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Vita da Rider | Sciopero per i diritti: rider uniti e in lotta

È un pomeriggio un po’ piovoso di inizio novembre 2020. In piazza Castello continua ad arrivare gente in bicicletta con zaini colorati sulle spalle. Ottanta, novanta, cento.

sciopero picchetto rider torino

A Torino sono ormai quattro anni che facciamo assemblee per migliorare le nostre condizioni lavorative, ma non eravamo mai stati così tanti. A forza di tirare la corda si è spezzata.

L’accordo fatto tra l’associazione di categoria delle piattaforme e il sindacato Ugl non è andato giù a nessuno.

sciopero rider torino

“Finalmente diritti per i rider” annunciano trionfanti le mail di propaganda che le aziende mandano ai loro finti dipendenti. Ma intanto le paghe sono quasi dimezzate. Un taglio così drastico da far fatica a crederci. Costano cari questi presunti diritti. Chi aveva studiato l’accordo gridava alla truffa da un po’, ma vederlo nero su bianco sullo schermo del tuo telefono fa tutto un altro effetto.

“Cos’è un sindacalista?”

“Una persona che rappresenta i lavoratori”.

“Ma loro non lavorano?”

“Rappresentare è il loro lavoro”.

Le conversazioni tra colleghi sono più chiare dei trattati di scienze politiche.

Quando partiamo contarsi è diventato ormai impossibile. Non si è capito molto dell’assemblea, ma si era capito già tutto prima: sciopero! I pachistani per primi sono sembrati intransigenti. Ma non c’è stato il bisogno di convincere davvero nessuno.

Da giorni rimbalzano sui social le foto dei serpentoni di rider che bloccano le vie di Milano. E la rabbia accumulata è così tanta che l’ampiezza di questo corso non basta a contenerla.

Alle sette, quando l’afflusso degli ordini inizia ad aumentare, i grandi ristoranti di Torino sono tutti bloccati. Anche stasera davanti a queste vere e proprie fabbriche del cibo che sfornano più di 200 ordini a serata si creano capannelli di rider.

Sciopero torino rider consegne in bici

Stasera però non sono in attesa. C’è chi spiega ai colleghi le ragioni dello sciopero, chi distribuisce volantini, chi semplicemente ride e scherza sperimentando una socialità che in questo lavoro è rara.

Quando ci riuniamo a fine turno per un ultimo giro in città è difficile credere ai propri occhi. Per cinque minuti interi non fanno che passare rider, nemmeno sapevo che fossimo così tanti.

corteo sciopero rider torino

Un ragazzo mi fa vedere raggiante la sua applicazione: “Dicono che non possono riassegnare l’ordine, non hanno abbastanza rider disponibili”. Ha lo sguardo felice mentre lo dice. Forse pensa a tutte le attese ingiustificate davanti ai ristoranti, al tono sempre scortese e denigratorio di chi ti chiama al telefono per sapere perché stai pedalando così piano e non hai ancora consegnato, agli impiegati chiusi negli uffici che non hanno mai preso una goccia di pioggia per lavorare e non sanno che paura fanno le pietre bagnate del centro e sbagliano sempre le fatture, a vantaggio dell’azienda ovviamente.

Per una volta sono loro che stanno vivendo una brutta serata, mentre noi siamo in giro con urla di rabbia che hanno il sapore della gioia. La vendetta è un bel sentimento, un sentimento politico.

In seguito le aziende si giustificheranno dicendo che l’abbassamento delle tariffe è stato un errore di sistema. In realtà l’unico errore è stato non fare i conti con la capacità di organizzarsi dei rider. Di certo in quelle umide serate torinesi ci è passato per sempre il dubbio di essere soli.

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