L’estate è alle porte e tornano le cosiddette “bombe d’acqua”, un termine poco scientifico e tanto giornalistico per definire quelle precipitazioni atmosferiche che vedono il concentrarsi di un’altissima quantità di pioggia in un breve arco di tempo.
La causa? L’eccessiva impermeabilizzazione del suolo e il conseguente effetto di isola di calore, elementi in grado di innescare un circolo vizioso che porta le strade di moltissime città italiane ad allagarsi ai primi forti temporali estivi.
Questi allagamenti non sono causati esclusivamente da tombini intasati da foglie secche, rifiuti e scarsa manutenzione: il problema è ben più ampio e guarda caso ha a che fare con l’emergenza climatica e l’eccessiva impermeabilizzazione del suolo.
Sto per caso insinuando che dobbiamo iniziare a preoccuparci seriamente del tema e cominciare a prendere le dovute precauzioni per fare in modo che alle prime precipitazioni estive la nostre città non finiscano sott’acqua? Sì, esattamente, sto dicendo proprio questo.
La rete fognaria intasata è certamente un elemento che va a influire sul deflusso delle acque meteoriche, ma la sola fognatura non può sostenere le crescenti quantità di acqua concentrate in sempre minor tempo, soprattutto in quelle città con una rete di cunicoli storici pensati e soprattutto dimensionati per trasportare una quantità di acqua decisamente inferiore a quella delle precipitazioni odierne.
Serve dunque aumentare la portata d’acqua di queste infrastrutture nascoste sotto le nostre strade? È sicuramente una strada percorribile, ma non facilmente. Immaginatevi di dover ampliare completamente la rete fognaria del centro di Roma, Firenze o Napoli, di dover sventrare delle strade storiche, scavare per alcuni metri, sostituire i canali esistenti, inserire nuove tubature maggiorate, e richiudere tutto: un’ipotesi davvero complessa, onerosa e certamente non immediata.
Ci sono altre soluzioni “più semplici”? Sì, una in particolare, e prende il nome di “giardino della pioggia”, dall’inglese “rain garden” o se preferite un termine più tecnico, possiamo parlare di “aree di bioritenzione”.
Cosa sono i giardini della pioggia o rain garden?
Si tratta di leggere depressioni del suolo, solitamente ricoperte da una vegetazione specifica, finalizzate alla raccolta e al trattamento delle acque meteoriche drenate dalle superfici impermeabili circostanti. Queste acque non solo vengono rimosse dalle strade, ma vengono anche filtrate e in parte ripulite dagli agenti inquinanti per poi essere restituite al sottosuolo in un tempo predeterminato. Le aree di bioritenzione hanno un impatto diretto in termini di riduzione del rischio idraulico, aumento della biodiversità, ridisegno dello spazio pubblico.
A Handbook of Bluegreengrey Systems
In parole povere, un giardino della pioggia è un’aiuola verde che, invece di essere allo stesso livello della pavimentazione (o al di sopra, come solitamente accade) è ribassata e dotata di un’apertura che consente alle acque di defluire al suo interno. Una volta immagazzinata l’acqua questa viene piano piano rilasciata nel sottosuolo, affinché torni a riequilibrare le falde acquatiche. Grazie alla presenza di piante particolari, soprattutto specie erbacee in grado di resistere a periodi privi di acqua e viceversa a momenti di allagamento, l’acqua viene in parte filtrata dagli inquinanti che raccoglie in atmosfera e una volta toccato il suolo.
A Handbook of Bluegreengrey Systems
Questi sistemi sono progettati per avere tempi di drenaggio delle acque accumulate non superiori alle 24-48 ore, così da prevenire il ristagno delle acque e la proliferazione degli insetti. I giardini della pioggia nascono tipicamente per trattare le acque di eventi di pioggia frequenti, tuttavia la loro presenza riduce la probabilità di eventi di pioggia intensi e comunque alleggeriscono la quantità di acqua da destinare alla fognatura. Una volta pieni i giardini della pioggia scaricano le quantità superiori d’acqua attraverso un sistema di “troppo pieno” collegato alla rete di scolo principale.
Ma cosa centrano i rain garden sulla pagine di Bikeitalia.it? Semplice, il disegno autocentrico delle nostre strade che ha accompagnato le città negli ultimi 70 anni ha portato alla creazione di piccole e grandi superfici oggi impermeabili (si pensi ai parcheggi o agli spartitraffico), tutte aree che progressivamente potrebbero essere riconvertite in giardini della pioggia, ovvero spazi verdi drenanti.
A Handbook of Bluegreengrey Systems
Si otterrebbero così molteplici risultati: una riduzione della probabilità di allagamenti e del rischio idraulico, un aumento delle aree verdi in città (con tutti i vantaggi in termini di biodiversità), una riduzione delle isole di calore, un ricarico progressivo delle falde, un ridisegno dello spazio pubblico andando a depavimentare aree inutilizzate e così via.
Cosa aspettiamo dunque a rinverdire le nostre città in modo intelligente?
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