COP26 | Un futuro a zero emissioni? Con la bici è già presente
A Glasgow è in corso la COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in cui si farà il punto sulle strategie che tutti i Paesi dovranno mettere in atto per combattere il surriscaldamento globale nell’immediato e con l’orizzonte temporale del 2050. D’altra parte il report speciale del 9 agosto 2021 dell’IPCC – il gruppo di scienziati da tutto il mondo delle Nazioni Unite che si occupa di monitorare lo stato di salute del Pianeta – ci dice chiaramente che gli impatti dei cambiamenti climatici che stiamo affrontando sono, inequivocabilmente, causati dall’uomo.
COP26: emissioni e ruolo dei trasporti
Inequivocabilmente nel mondo scientifico non lascia molto spazio alle opinioni. L’aumento delle temperature terrestri è causato dalle emissioni di gas climalteranti immesse in atmosfera ad un ritmo sempre più incessante. Da ricordare che il ruolo dei trasporti rispetto a queste emissioni è preponderante. Ma il mondo scientifico non ci riporta solo dati e numeri su fattori critici, ci indica anche soluzioni percorribili e, ormai, non rimandabili.
Il 31 Ottobre 2021 ha preso il via la COP26 – la ventiseiesima Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici, la più importante dopo lo storico Accordo di Parigi del 2015. Perché è così importante? Perché 197 Paesi dovranno accordarsi in via definitiva – tra altri fondamentali punti – su quanto contenere effettivamente le emissioni di gas climalteranti in ogni nazione, in quanto tempo contenerle e ridurle drasticamente e quanta responsabilità ha ogni Stato del mondo rispetto a quanto hanno già storicamente emesso. Obiettivo molto ambizioso e conferenza iniziata con non poca tensione che preannuncia due settimane di negoziati complesse e faticose. Sicuramente rivedere il sistema emissivo di ogni paese vorrà dire mettere mano a dei piani di transizione energetica significativi e per la maggior parte dei contesti vorrà dire rivoluzionare completamente anche il sistema dei trasporti.
Nessun discorso particolarmente nuovo per chi si occupa di mobilità, ma per la prima volta abbiamo delle indicazioni chiare anche dal mondo scienza, che ci riporta proprio nel report dello scorso agosto che l’utilizzo della bicicletta in ambito trasversale è una delle principali soluzioni per un futuro sostenibile perché le bici (quando vengono utilizzate) non producono emissioni: le bici hanno già raggiunto l’obiettivo principale per la sostenibilità ambientale, cioè un futuro a zero emissioni.
La bici combatte i cambiamenti climatici
Passare per esempio da un’auto a una bicicletta consente di risparmiare 150 g di CO₂ per chilometro, le e-cargo bike riducono le emissioni di carbonio del 90% rispetto ai furgoni diesel e sostituire l’auto in città per andare in bici anche solo un giorno alla settimana può ridurre l’impronta di carbonio circa mezza tonnellata di CO₂ in un anno.
Dello stesso avviso è anche la Commissione Europea che qualche settimana fa ha riconosciuto in un documento rivolto ai decisori politici della COP26 che la bicicletta è il principale strumento che abbiamo per l’efficienza energetica e per ridurre concretamente il consumo energico di tutta l’Unione rispetto al settore dei trasporti.
Intanto la spedizione in bicicletta dell’ultracyclist Omar Di Felice “Bike to 1.5°C” da Milano a Glasgow ha fatto tappa anche a Strasburgo e proprio con la sede del Parlamento Europeo sullo sfondo Omar ha ribadito un concetto importante: “La bici è da sempre, ma ancora di più in questo periodo storico, il mezzo di un cambiamento possibile, riconosciuto anche dalle nostre istituzioni, dalla politica, dalla scienza. Un mese fa la Commissione Europea ha pubblicato un documento sull’efficienza energetica in cui la bicicletta è stata inserita come strumento effettivo per ridurre il consumo di energia di tutta l’Unione. Anche l’IPCC – il gruppo di scienziati che ci aggiorna regolarmente sull’andamento dei cambiamenti climatici – proprio in vista della COP26, ha detto che il ciclismo è una delle soluzioni per garantire a tutti un mondo sostenibile, ora e in futuro. Andare in bici è già ‘emissioni zero’, ed è semplicemente la più grande speranza dell’umanità per portare soluzioni anche nelle istituzioni“.
Report e documenti, questi, che sono stati studiati e ripresi anche da oltre 400 giovani che da tutto il mondo si sono riuniti a Milano qualche settimana fa, durante la Youth4Climate, un evento organizzato dal Ministero della Transizione Ecologica che con un percorso durato circa un anno ha dato voce ai giovani attivisti per il clima. Una novità importante emersa proprio dalle centinaia di ragazze e ragazzi attraverso l’elaborazione di un Manifesto – che sarà presentato a Glasgow durante il Leader Summit – riguarda il ruolo dei cosiddetti “attori non statali” per la gestione della decarbonizzazione dei vari paesi: dal mondo dell’arte a quello della moda o dell’imprenditoria, nonché al settore dello sport.
Lo sport e le aziende che lavorano in questo ambito e in particolar modo quelle della bicicletta hanno un ruolo chiave per la lotta ai cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni, sia nel ripensare propri modelli di produzione i tutte le fasi industriali, sia facendosi portavoce in prima persona di messaggi legati alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso veri e propri ambassador come atleti, coach o associazioni sportive che dialoghino con la società civile e con le istituzioni politiche nazionali e internazionali.
Occhi e orecchie puntati quindi sulle prossime giornate negoziali dalla Scozia, che saranno decisive per capire se i Paesi di tutto il mondo sapranno ascoltare la scienza, la politica locale, le associazioni e i giovani che chiedono azioni concrete, che sarebbero, già da tempo, realizzabili.
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