Da oltre 50 anni i Paesi Bassi lavorano per migliorare costantemente il livello di sicurezza delle strade del paese. Le prime azioni intraprese per ridurre il numero di morti e feriti sulla strada arrivarono a seguito delle proteste della popolazione per l’altissimo numero di bambini coinvolti in incidenti stradali.
Il famoso movimento “Stop de Kinderdmoord”, unito alle prime crisi petrolifere della storia, riuscirono a far intraprendere un nuovo corso alla politica nazionale, con l’obiettivo che l’automobile avesse sempre meno spazio all’interno delle città olandesi.
La scelta intrapresa negli Anni Settanta di andare progressivamente a ridurre la dipendenza energetica del paese e quindi di ridurre l’uso dell’auto ha consentito ai Paesi Bassi di diventare la “nazione ciclabile” che conosciamo oggi. Questo ha comportato inevitabilmente un ripensamento generale della vita delle persone, dell’organizzazione delle città, delle strade e degli spazi pubblici. Non a caso in 50 anni si è passati dalla demolizione di interi edifici per allargare le strade al traffico automobilistico alla rinaturalizzazione di intere autostrade urbane, riportandole a luoghi verdi e ricchi di socialità.
Se oggi i Paesi Bassi rappresentano uno dei più importanti riferimenti mondiali in tema di ciclabilità è anche e soprattutto perché muoversi in bicicletta in Olanda è sicuro: indipendentemente dall’età e dalla forma fisica, la stragrande maggioranza della popolazione può muoversi agevolmente e tranquillamente su una due ruote.
Sono diversi gli elementi che rendono le strade delle città olandesi luoghi accoglienti indipendentemente dalla modalità in cui ci si muove, questo perché alla base della progettazione stradale non c’è solo la mera tecnica ingegneristica, ma anche l’aspetto sociale e psicologico di comunicazione interpersonale tra gli utenti della strada che consente una più agevole condivisione dello spazio pubblico.
I Paesi Bassi hanno iniziato a ragionare in termini di “Sustainable Safety Vision” a partire dal 1990, quando attraverso un documento con una programmazione ventennale (valido fino al 2010) si dettavano le linee guida per approcciarsi alla progettazione della strada.
Dal 1990 a oggi sono già stati 3 i piani strategici portati avanti negli anni per aumentare la sicurezza delle strade. L’ultimo aggiornamento al piano, recentemente approvato, avrà validità fino al 2030 e si pone l’obiettivo di garantire la massima sicurezza di ciascun spostamento “porta a porta”, ad esempio dalla porta di casa a quella dell’ufficio.
I principi che costituiscono l’ultimo documento approvato sono 5, i primi 3 di tipo progettuali e gli ultimi 2 di stampo organizzativo:
- Funzionalità delle strade;
- Bio-Meccanica (principio inteso come il dover limitare le differenze di velocità, direzione, massa e dimensioni in modo da fornire agli utenti della strada un’adeguata protezione);
- Psicologia (affinché la progettazione dell’ambiente stradale corrisponda a logiche chiare per i diversi utenti della strada);
- Allocare efficacemente le responsabilità;
- Apprendimento e innovazione continua nella gestione del traffico.
Alla base di questi 5 principi (spiegati bene nel video) resta l’idea di fondo che una progettazione che si basa sulle esigenze delle persone sia estremamente fondamentale per creare luoghi “umanocentrici” e non “autocentrici”.
La continua volontà di ridurre il più possibile il numero di incidenti stradali ha portato i Paesi Bassi ad avere un numero di incidenti sempre inferiore e molto equilibrato tra i diversi utenti della strada: negli Anni Settanta il numero di pedoni coinvolti in incidenti era elevatissimo, oggi grazie alle politiche governative e a un nuovo modo di progettare e utilizzare le strade questo numero si è ridotto moltissimo, andandosi ad attestare con il numero di incidenti (sempre in diminuzione) che coinvolgono le auto e le biciclette, così come mostra il grafico.
Non è un caso dunque se i Paesi Bassi sono spesso il riferimento in tema di progettazione stradale, qualità dello spazio pubblico, urban design e anche in termini di tecnologie applicate alla gestione del traffico.
Negli anni la tecnica si è affinata, le sperimentazioni di successo (si pensi al primo woonerf) sono diventate parte integrante della normativa e oggi consentono di sviluppare città accoglienti e sicure per tutti gli utenti della strada. Potersi muovere da A a B in totale sicurezza indipendentemente dal mezzo che si sceglie di utilizzare è l’obiettivo determinante che muove le politiche di progettazione delle strade olandesi. Che sono le più sicure al mondo per chi si sposta in bicicletta.
Si ok, sicuramente l’Olanda è un modello; la mia era solo una osservazione partita proprio dall’osservazione delle cartine stradali (non fraintendetemi, non vorrei riempire di strade l’italia, siammai) però, nella zona dove abito mi capita spesso di percorrere in bici strade “trafficate” con accanto autostrade/superstrade libere solo per l’esistenza, probabilmente, di pedaggi “strategici” che nessuno vuole togliere, ma che ingorgano altre strade.
con l’occasione complimenti a voi per quello che fate per la mobilità ciclabile, grazie
Integrazione all’articolo. Il Movimento delle Città libere dalle automobili
Link: http://www.assopedoni.it/home/depliant-e-volantini/depliant_copenhagen.pdf
Roma è la città dell’automobile: oltre il 70% è la mobilità automobili privati sul totale. Per la mobilità ciclabile siamo allo 0,3% del 2005; allo 0,6% del 2010; previsto il 2,6% entro il 2016 realizzando certe operazioni già finanziate che non vennero eseguite. Ad oggi, 2022, dovremmo essere verso l’1%. A fine 2019, una tratta di Km. 3,6 di pista ciclabile (Nomentana) è costata 2 milioni di euro (circa 555 euro a metro). L’attuale spesa parigina e dei firmatari della citata Dichiarazione per le piste ciclabili mi sembra molto, molto inferiore a quella romana. Cordialità.
http://www.assopedoni.it/home/depliant-e-volantini/depliant_copenhagen.pdf
Però se si guarda la cartina stradale europea, l’Olanda è chiaramente la nazione con una maggiore densità di Autostrade nel territorio; ci sono tante autostrade e magari pure gratuite. E’ vero che hanno tante piste ciclabili in sede separata e non (dove tra l’altro, almeno per la mia esperienza di anni fa-possono andarci anche i motorini-veri 50cc e non come da noi tutti fuori codice dei 45km/h). Quindi di auto e camion ne circolano parecchi (la prova è anche in estate, che di auto con targa Olandese si ne vede sempre per tutta Europa. Insomma dire che gli Olandesi usano poco l’auto non è forse vero; è sicuro che usano i mezzi di trasporto in modo molto più intelligente che da noi.
Salve Paolo,
in realtà sulle ciclabili dei Paesi Bassi negli ultimi anni è stata rivista la norma che consentiva di percorrerle anche ai ciclomotori (> https://metrocount.com/it/lindagine-sul-traffico-che-ha-portato-amsterdam-a-vietare-ai-ciclomotori-le-piste-ciclabili/) e il loro divieto le ha rese ancora più sicure per chi le percorre in bicicletta. Nello specifico l’articolo fa riferimento alle politiche che i Paesi Bassi hanno messo in atto negli ultimi 50 anni per rendere le loro strade più sicure per tutti: e i numeri dimostrano che ci sono riusciti.
Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it