Sono cominciati gli ultimi giorni della spedizione di Omar Di Felice in bici intorno al Circolo Polare Artico. Partito due mesi fa dalla Kamchatka, Russia, ha già pedalato in Lapponia, nelle isole Svalbard, in Islanda e Groenlandia, ha da poco cominciato la traversata nel Nord del Canada e poi proseguirà verso l’Alaska.

In questo incredibile viaggio attorno al Polo Nord Omar si è posto come obiettivo non solo quello di compiere un’impresa ciclistica, ma soprattutto quello di divulgare le problematiche legate ai cambiamenti climatici in atto.
“Bike to 1.5°” è il nome del progetto, cominciato a novembre 2021 quando ha pedalato per 2.000 chilometri da Milano a Glasgow, in occasione della COP26. Gli 8 giorni di pedalata hanno rappresentato la prima parte del percorso di divulgazione che Omar ha intrapreso in collaborazione con l’organizzazione Italian Climate Network, e che in questi giorni lo vede impegnato con l’Arctic World Tour.


1.5° è il grado di innalzamento limite, deciso durante le conferenze internazionali sul clima, oltre il quale non sarà più possibile invertire la rotta. La bicicletta, come spesso sottolinea Omar, è il mezzo migliore non solo per contrastare il cambiamento ma per raccogliere dati su quanto sta già avvenendo soprattutto nel luogo più sensibile del nostro pianeta, l’Artico. Come sottolinea egli stesso: «È un mezzo che non ha barriere e ti espone agli ambienti atmosferici, il clima lo senti direttamente addosso alla tua pelle. Si muove ad una velocità che ti permette di cogliere ogni singolo dettaglio dell’ambiente circostante».




In questi due mesi di traversata l’ultracyclist romano non ha soltanto raccolto dati, ma ha voluto soprattutto rendere partecipi i suoi fan del disastro ecologico, attraverso una serie di dirette Facebook con divulgatori scientifici, esperti climatologi e scienziati. Soprattutto ha voluto sottolineare come quanto ciò che accade intorno al Polo Nord non sia confinato solo in quella parte di mondo, ma ha serie conseguenze su tutto il resto.
“Il cambiamento climatico è spesso rappresentato dall’immagine dell’orso polare confinato su una lastra di ghiaccio in mezzo all’oceano” racconta Omar in una delle dirette “ma questa immagine, anziché avvicinarci al problema, ci allontana, perché ci fa pensare che tutto accade solo al Polo, un posto lontano da noi. Per questo è importante divulgare e parlarne, per far capire alle persone che il problema riguarda tutti a livello mondiale”.


Dall’innalzamento del livello dei mari, all’avanzamento della linea degli alberi, agli incendi, al ritiro dei ghiacciai, allo stravolgimento degli ecosistemi, sono tantissimi i temi trattati.
Proprio durante la traversata dell’Islanda è passato nei pressi di quello che un tempo era il ghiacciaio Okjokull. Della vasta area ghiacciata oggi resta un targa commemorativa con incisa la Lettera al Futuro di Andri Snaer Magnason:
“Nei prossimi duecento anni tutti i nostri ghiacciai seguiranno lo stesso destino. Questo monumento serve per raggiungere la consapevolezza che sappiamo quello che sta succedendo e quello che deve essere fatto. Solo voi saprete se lo abbiamo fatto”.

Ma non sono solo i ghiacciai o gli orsi polari a pagare le conseguenze di ciò che sta accadendo, ci siamo anche e soprattutto noi esseri umani. Anche nelle zone più remote del pianeta vivono popolazioni di esseri umani che ancora sono in strettissimo contatto con la natura, e sono loro le prime che, ci ricorda Omar risentono di quanto sta accadendo: «Io vivo in questi ambienti estremi giusto il tempo della mia impresa, ma non bisogna dimenticare che ci sono intere popolazioni che vivono qui tutto l’anno, tutta la vita. Il cambiamento climatico per loro significa anche la perdita di cibo fondamentale per la propria sopravvivenza. Un cambio radicale di abitudini insostenibile».
Uno dei temi centrali del progetto è anche il contrasto alle fake news, che da sempre creano alibi per chi non vuole essere parte attiva del cambiamento. Grafici, numeri, paper scientifici sono alla base della divulgazione che Omar Di Felice porta avanti con tenacia sia in bicicletta che attraverso i suoi canali social.
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati