La notizia della morte di Francesco Valdiserri, il ragazzo investito e ucciso mentre camminava sul marciapiede a Roma – la sesta vittima della strada in sei giorni, nella Capitale della violenza stradale – ha fatto tornare di attualità il tema della strage quotidiana sulle nostre strade anche nell’opinione pubblica e sui mass media generalisti oltreché sui social.
Tra le tante riflessioni pubblicate in merito all’accaduto, il post su Facebook di Paolo Gandolfi – urbanista, già deputato della Repubblica, padre della legge sulla mobilità ciclistica e promotore della sicurezza stradale in numerose iniziative – puntualizza alcuni aspetti del modo in cui la notizia è stata data e del corretto uso delle parole quando si trattano le vicende legate agli incidenti stradali.
Lo riprendiamo integralmente qui di seguito.
Le auto non uccidono, sono le persone a farlo
Un ragazzo di 19 è stato ucciso a Roma mentre camminava su un ampio marciapiede. Il ragazzo è stato ucciso da un’altra persona, non da un’auto come si dice nel titolo dell’articolo. Da una persona che guidava un’auto in condizioni che non permettono di farlo in sicurezza e probabilmente ad una velocità folle. Prima di uccidere ha divelto vari ostacoli. La differenza non è irrilevante.
Le auto non uccidono, le auto non compiono scelte. Le persone uccidono, anche senza volerlo, e uccidono compiendo delle scelte, anche se non volevano uccidere. La conseguenza delle scelte è quello che conta, non la volontà, soprattutto quando riguarda la vita altrui.
Le scelte che facciamo alla guida sono la causa di oltre 3.000 morti ogni anno per incidenti stradali. La principale causa di morte degli italiani di meno di 50 anni. Il triplo dei morti sul lavoro, che tra l’altro in maggioranza muoiono in incidenti stradali. Molti di più che negli altri grandi paesi europei. In Italia si muore troppo sulle strade perché accettiamo che queste scelte vengano fatte.
Accettiamo che si vada a velocità folli, impedendo l’installazione degli autovelox e accettiamo che si guidi anche quando non si è in condizione di farlo, come in questo caso. Accettiamo questo e altro perché non vogliamo fare i conti con la realtà, la realtà che gli incidenti avvengono in base alle nostre scelte, alle nostre responsabilità.
Non esistono strade killer, alberi killer o auto killer, esistono comportamenti killer, che vanno repressi e stigmatizzati. Repressi dalla polizia e stigmatizzati dalla comunità e dai media. Non si tratta di creare capri espiatori per un fenomeno fatale e inspiegabile, si tratta di instillare nella nostra comunità e in ogni suo membro il senso di responsabilità e attenzione per un atto semplice e necessario come guidare un’auto, ma sempre potenzialmente pericoloso.
Parliamo con chiarezza e direttamente di responsabilità umana e di omicidio quando è così. Quasi sempre. Parliamo dei morti sulle strade come parliamo dei morti sul lavoro, qualcosa che si può e si deve evitare, stando più attenti e assumendoci la responsabilità della sicurezza altrui a fronte di un rischio certo e conclamato.
Concordo pienamente con il commento di “bada” che come ragionamento risulta però sempre fuori dal coro: non è corretto accentuare l’attenzione individuale e glissare completamente su quella politica! Con l’auto sulla Cristoforo se si può andare a 70kmh è anche e soprattutto una responsabilità politica che ha fatto costruire una strada fatta in quel modo e che non ha fatto niente negli anni per ammodernarla (leggasi: rallentarla). Un po’ come a Milano viale Zara/Testi
chi beve o si droga nel mettersi alla guida, SA che se uccide investendo, l’omicidio è ritenuto non intenzionale. Basta rendere l’omicidio Intenzionale. Poi vediamo quanti idioti drogati o ubriachi si mettono al volante. Altro che domiciliari!!
Leggo lo scritto di gandolfi e mi risuona nella testa lo slogan delle multinazionali della plastica che puntano il dito sul cattivo cittadino che non fa la differenziata: “l’inquinamento è colpa tua, non nostra”.
La tecnologia non è neutrale: utilizzare un automobile ti cambia, ti rende un automobilista. Un automobilista che in un sistema di mobilità autocentrico, ha la licenza e la possibilità di uccidere.
Dopodichè la responsabilità è anche individuale, ma spesso il confine tra una scelta libera ed una indotta è labile. Scegliamo l’auto perchè vogliamo o perchè non possiamo fare altrimenti (es: non ci sono mezzi pubblici, costano troppo, …)?
Scaricare tutta la colpa (“le auto non uccidono, sono le persone a farlo”) aiuta a nascondere i responsabili politici della decisione di incentivare un sistema basato sull’automobile privata.
Non sono pienamente d’accordo
Anche le auto sono pericolose e molto.
vanno troppo veloce e con accellerazioni pericolose
si dovrebbe limitare la velocità delle automobili al massimo consentito dal codice della strada e limitare anche la loro accellerazione (es. da 0>50 km in 30 secondi)
Non si azzererebbero mai gli incidenti, ma si limiterebbero e tanto
Tutto vero, verissimo, ma gli Autovelox nulla possono contro chi guida in stato di ebrezza (ubriachi), o sotto effetto di stupefacenti (drogati). Sono questi i temi essenziali che dovrebbero essere affrontati dai costruttori di software per veicoli. Sarebbe sufficiente installare un sistema che valuta lo stato di lucidità del conducente, prima di poter dare consenso all’avviamento del veicolo. Non mi sembra una cosa tanto difficile da realizzare soprattutto considerato che viviamo nell’era dei droni…