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Le bici costano troppo o non sappiamo più venderle?

Le bici costano troppo o non sappiamo più venderle?

Negli ultimi anni, il mercato delle biciclette ed ebike ha attraversato un periodo di straordinaria crescita, alimentato dalla pandemia globale che ha spinto molte persone a cercare alternative di trasporto sicure e sostenibili. Tuttavia, dopo la sbornia delle vendite che hanno conosciuto un boom senza precedenti durante i mesi di chiusure e restrizioni, il settore sta vivendo da parecchi mesi una crisi di vendite. E le prospettive per l’immediato futuro non sono delle più rosee. Ciò solleva una domanda importante: le biciclette non sappiamo più venderle o costano troppo?

Crisi del mercato bici

Cambiare un modello di vendita obsoleto

Uno dei protagonisti del settore, il CEO del marchio svizzero di bici BMC David Zurcher, ha recentemente pubblicato su Linkedin un messaggio in cui invita i leader del settore a darsi da fare per uscire da quello che lui chiama un “modello obsoleto” di business: “Non possiamo lasciare che le cose accadano, dobbiamo prendere il controllo del nostro destino e cogliere l’opportunità, perché le biciclette hanno un futuro molto luminoso se noi, leader dell’industria, finalmente assumiamo la responsabilità di un’industria migliore e più responsabile per il futuro. Perché se non lo facciamo noi, nessun altro lo farà”.

Zurcher, in un altro passaggio, sottolinea come sia necessario un cambio di passo per reinventarsi e non subire le oscillazioni del mercato, ma anticipare e indirizzare i cambiamenti: “Non c’è senso di orgoglio né soddisfazione quando si parla del nostro modello industriale che io suggerirei di definire vecchio stile e non allineato con la realtà là fuori, la realtà che è dinamica e adattativa, il vero modello di apprendimento on-demand / on-time che molti altri sono stati in grado di immaginare e implementare”.

D’altra parte le fasi di crescita / stallo si sono sempre prodotte e verificate, anche negli anni passati: certo, la pandemia è stato uno tsunami che ha scombussolato tutte le previsioni, quindi l’invito di Zurcher ad anticipare le tendenze del mercato e a governare il cambiamento anziché subirlo è valido a maggior ragione adesso, in una fase di stallo e crisi del settore ma con una situazione fluida e in divenire.

Intanto proprio la svizzera BMC nell’autunno 2023 ha ridotto il personale e ha presentato domanda per una riduzione dell’orario di lavoro dei dipendenti (in Svizzera l’equivalente della cassa integrazione in Italia, ndr) visto il difficile momento che sta attraversando il settore.

Il boom seguito dalla caduta

Durante il picco della pandemia, biciclette ed ebike sono state viste come una soluzione ideale per evitare i mezzi pubblici affollati, per mantenere la distanza sociale e per fare attività fisica. Questo ha portato a una crescita esponenziale della domanda e a una corsa per soddisfare le esigenze del mercato. Tuttavia, ora che la situazione sta ritornando alla normalità, le vendite hanno subito un’inversione di tendenza e il settore sta vivendo un periodo di crisi.

Il momento difficile è certificato anche dalla situazione di colossi del settore come Shimano, produttore giapponese leader nella componentistica per biciclette, che nel 2023 ha registrato un calo di vendite del 29,5% rispetto all’anno precedente e l’utile operativo – cioè la differenza tra ricavi e costi – è sceso del 55% [qui il report completo].

Motivi dietro al calo delle vendite

Quindi perché si è arrivati a questa situazione di crisi del settore dopo la pandemia, come avevamo scritto su Bikeitalia? Le motivazioni sono molteplici, in sintesi possiamo individuarne tre tra le principali:

Previsioni sbagliate

Molti produttori e rivenditori hanno basato le loro previsioni di domanda su un trend che si è rivelato solo temporaneo. La domanda di biciclette ha subìto un calo una volta che le restrizioni hanno iniziato a allentarsi e le persone hanno ripreso i loro schemi di mobilità pre-pandemici.

Mercato saturo

Durante il boom delle vendite, molti consumatori hanno già soddisfatto le loro esigenze di biciclette ed ebike. Ciò ha portato a una saturazione del mercato e a una fisiologica diminuzione della domanda successiva.

Aumento dei prezzi

L’aumento della domanda durante la pandemia ha causato un aumento dei prezzi delle biciclette e delle ebike, rendendole meno accessibili per molti consumatori. Questo ha influenzato negativamente le vendite, specialmente considerando il contesto economico incerto.

Ma quindi le bici costano troppo o non sappiamo più venderle?

Abbiamo recentemente intervistato il distributore italiano di bici Davide Bonandrini, titolare di DSB, per capire quali sono le dinamiche che hanno portato a un aumento dei prezzi di listino (un fenomeno sotto gli occhi di tutti) e fare un ragionamento sul perché.

Le bici oggi costano troppo? Bonandrini non fa giri di parole: “Le bici sono care, punto. Però io faccio questo lavoro da trent’anni: trent’anni fa vendevo bici che costavano 10 milioni di lire, una cifra con cui potevi acquistare una macchina o una moto. Quello che è successo secondo me è che negli ultimi tempi si sono aggiunte sulle bici di fascia media e di entry level troppe cose che al consumatore non servono. E che fanno lievitare il prezzo di vendita”.

Qualche esempio? “Oggi, su determinate bici, tutti vogliono il cambio elettronico: e questo impatta sui prezzi. E quindi alcune scelte del consumatore sono sovradimensionate: hai davvero la necessità di avere il cambio elettronico? Il controllo delle alte e delle basse velocità sulla sospensione? Il telaio in carbonio? Tutti vogliamo le cose belle, però il mercato è cresciuto anche su necessità magari imposte dal mercato stesso, ma che i clienti hanno voluto e hanno accettato”.

Prospettive future

Nonostante la crisi attuale, ci sono ancora motivi per essere ottimisti per il settore del ciclo. Con un’attenzione crescente sull’importanza della sostenibilità e della salute, biciclette ed ebike continueranno a essere una scelta attraente per molti consumatori. Tuttavia, per invertire la tendenza negativa delle vendite, i produttori e i rivenditori dovranno adattarsi alle mutevoli esigenze dei consumatori e trovare modi innovativi per stimolare la domanda e rendere i loro prodotti più accessibili. Magari passando da un’economia della bicicletta basata sullo strumento sportivo a un’economia della ciclabilità che ruota attorno alla bici come strumento d’uso comune.

In conclusione, nel mercato di biciclette ed ebike l’adattamento alle nuove condizioni di mercato e il mantenimento di una visione a lungo termine saranno cruciali per il successo futuro del settore.

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Commenti

  1. Avatar pino ha detto:

    UNO SCHIFO

  2. Avatar itoando ha detto:

    Ho letto con molto interesse i vari commenti e sono d’accordo con tutte le considerazioni fatte.
    Aggiungo, ancora, che le aziende, non solo quelle che fabbricano bici, ci marciano.
    Avete fatto caso a quanto costano un paio di occhiali?
    Le scarpette costano più delle scarpe inglesi.
    I caschi costano come quelli da moto.
    Con il costo dei completini estivi o invernali mi rifaccio il guardaroba.
    Ecc…ecc…
    Inoltre sulle riviste, on-line o cartacee, ci sollecitano spesso ad acquistare creando necessità che a noi “umani” non servono.
    Cari colleghi ciclisti facciamo funzionare la nostra testa.
    Ciao.

  3. Avatar fabrizio ha detto:

    Concordo su tutto quello che ha scritto Matteo B e, anzi, aggiungo, che per risparmiare la metà del prezzo io ho acquistato per diversi mesi (ormai 4 anni fa) telaio e i vari componenti singolarmente e alla fine fatta assemblare per 100 euro una bici che costava altrimenti il doppio; il telaio non è di marchi che vanno per la maggiore, ma è cmq in carbonio (tanto la maggior parte sono di costruzione cinese o taiwanese) e componenti Shimano Ultegra – non elettronico quindi più economico – e la bici va come un treno e senza alcun problema. La bici è sempre un mezzo che se non pedali non si muove, quindi tutti questi continui miglioramenti o astruse evoluzioni a noi comuni pedalatori amatoriali e appassionati non portano alcun vero vantaggio e forse sarebbe meglio che i rivenditori si orientassero verso una platea più vasta – la nostra – e lasciassero le bici da F1 ai soli professionisti i quali utilizzano il meglio della tecnologia per ottenere risultati e ripagare la fiducia e gli investimenti che le squadre professionistiche sostengono annualmente. Una buona bici se non maltrattata dura tranquillamente 20 anni rimanendo efficiente mentre a cambiare siamo purtroppo noi e per questo direi che con qualche sacrificio si può comprare una bici tra i 2000/3000 euro e divertirsi facendo ciò che ci piace e per stare in salute!!! Il mondo, già da tempo, va sempre di più nella direzione di chi può permettersi di spendere cifre astronomiche e condurre vite sopra la media, ma questo a noi non interessa, noi vogliamo solo spendere il giusto e stare bene!!!

  4. Avatar Luca ha detto:

    Ciao a tutti.
    Intanto vorrei dire che non è assolutamente vero che oggi con 3-700 Puoi prendere una entry level. Una entry level costa da 1000 a 2000 e ha quasi sempre componenti scarsissimi per il prezzo.
    Conseguenza: pochi di quelli che si approcciano a comprare una bici sono disposti a cacciare 1000-1500 e quindi cosa fanno ? Comprano i bidoni del decatlon da 300 euro, con catene che arrugginiscono al primo lavaggio e gruppi cinesi che non funzionano.
    Invece chi spende 1000-1500, rimane ben presto deluso dalla assoluta non durabilità dei comportamenti (ruote e corpetti in primis) e ci mette una croce sopra, in quanto ha già speso “troppo”.
    A mio modo di vedere è indispensabile rivedere la qualità e il prezzo di queste bici di bassa gamma, in quanto costituiscono il “gradino” da cui (quasi) tutti noi siamo partiti per andare in bici, spendendo poi cifre maggiori una volta che abbiamo acquisito delle conoscenze su componenti e montaggi. Altrimenti non facciamo che ridurre il numero di gente che acquista, perché sconvolti dalla fregatura presa.
    Inoltre, per quando riguarda la media gamma, c è indubbiamente eccessiva avidità da parte di produttori e alcuni rivenditori, che scoraggia dall’effettuare upgrades, oppure spinge a rivolgersi a marchi come Canyon, che stanno esplodendo e danneggiando tutti i rivenditori e produttori. Vorrei dire che se la sono cercata! Ridimensionate i margini e la gente verrà ad acquistare in bottega, in questo modo fidelizzate il cliente e comunque gli fornire assistenza e creare un network locale, positivo per tutti.

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