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Decathlon cambia fornitore: 51 operai perdono il lavoro nella Bergamasca

Decathlon cambia fornitore: 51 operai perdono il lavoro nella Bergamasca

Orobica Cicli è un’azienda della provincia di Bergamo che da oltre 40 anni è presente sul mercato offrendo servizi di montaggio biciclette, ruote e componentistica ai produttori di biciclette.

Il marchio è balzato all’onore della cronaca per la decisione della proprietà di chiudere l’azienda dopo aver perso la commessa da parte di Decathlon a partire dal 31 maggio 2024.

La chiusura di Orobica Cicli è l’ennesimo duro colpo inferto a un settore che, dopo gli anni spumeggianti del post-Covid, adesso si ritrova a fare i conti con un eccesso di offerta che non riesce a rientrare e che sta portando alla riorganizzazione dell’intero comparto industriale a colpi di tagli, chiusure e rilocalizzazioni.

Le responsabilità di Decathlon

Dai social la scure dell’opinione pubblica si è abbattuta sul gigante della distribuzione sportiva, Decathlon, responsabile di aver cancellato le commesse all’azienda bergamasca. Il motivo è che Decathlon è famoso per i propri prezzi aggressivi al pubblico e questi prezzi aggressivi sono spesso figli di grandissime commesse in grado di innescare economie di scala dai margini risicatissimi ma compensati dagli alti volumi. Quando si verifica una crisi di mercato, Decathlon, come qualunque altro soggetto economico, ha il compito di garantire la propria sopravvivenza e, da questo punto di vista, Decathlon ha fatto l’unica cosa razionale: cercare di sopravvivere.

Le responsabilità dell’azienda

Come si evince dal comunicato rilasciato dalle organizzazioni sindacali all’indomani della notizia della prossima chiusura dell’azienda, Orobica Cicli dipendeva per la propria sopravvivenza al 95% dalla commessa di Decathlon. Di base, il management ha deciso di mettere tutte le uova in un solo paniere che, all’improvviso, è caduto per terra. Chiunque decida di affidarsi a un solo cliente non è diverso da chi decide di andare al casinò scommettendo tutto sul nero: prima o poi la pallina è destinata a fermarsi sul rosso.

Decathlon Orobica Cicli
Decathlon cambia fornitore: Orobica Cicli annuncia la chiusura, dopo oltre 40 anni di attività

Cosa avrebbe potuto fare l’azienda in un momento di crisi? Differenziare, cercare nuovi modelli di business, magari a supporto del comparto del cicloturismo che, lo ricordiamo, nell’ultimo anno è cresciuto del 35%.

Le responsabilità del comparto

Dare tutta la colpa alla proprietà di Orobica Cicli, però, sarebbe scorretto: l’azienda si ritrova a competere in un mercato internazionale che è sempre più competitivo. Il montaggio di componenti e di biciclette è un’attività ad alta intensità di lavoro e il lavoro sappiamo che in Italia ha dei costi altissimi a causa delle tasse che imprese e lavoratori devono pagare allo Stato a cui si aggiungono una serie di altri fattori determinati dallo scarso coordinamento del comparto. Alcuni paesi, come il Portogallo, hanno creato dei distretti industriali destinati alla bicicletta per stimolare la cooperazione tra i vari soggetti. Questo crea economie di scala in grado di attrarre commesse.

Orobica Cicli assemblaggio ruote azienda chiude dopo 40 anni di attività perché il suo business dipendeva al 95% da un unico cliente, Decathlon

Le responsabilità della politica

Ma la crisi del mondo della bicicletta, chiaramente, non riguarda solamente l’Italia. Per farvi fronte, la Francia ha annunciato lo stanziamento di un fondo da 55 milioni di euro rivolto proprio ai produttori di biciclette per affrontare il periodo di crisi fino a quando il mercato non si sarà normalizzato.

L’esempio della Francia

In Italia, dopo che lo Stato ha distribuito incentivi all’acquisto, oggi le aziende sono lasciate sole ad affrontare l’eccesso di offerta che rischia di trasformarsi in una trappola mortale per tutti coloro che lavorano e operano nel settore, con il risultato che, quando la crisi sarà rientrata, la Francia si ritroverà con aziende floride e competitive, pronte ad affrontare le sfide future e l’Italia dovrà cominciare nuovamente da zero.

E in Italia?

Il nostro Ministero delle Imprese e del Made in Italy è troppo impegnato nell’ennesimo programma di rilancio e sostegno del comparto auto per occuparsi dei lavoratori del settore della bicicletta e, d’altronde, quest’ultimo manca della coesione e della determinazione per andare a Roma a chiedere un aiuto per affrontare la più grande crisi che abbia mai colpito coloro che producono, assemblano o vendono biciclette.

Noi non possiamo che esprimere solidarietà alle 51 famiglie bergamasche che adesso si ritroveranno a tirare la cinghia.

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Commenti

  1. Avatar Ignazio ha detto:

    ci mancano pure gli incentivi a produttori di bici da 5000 o 10000 euro. lasciamo alle aziende il piacere di fare sconti ai loro clienti. una sana competizione non drogata da incentivi è la soluzione per fare abbassare i prezzi. anche perché, crisi crisi… ma non è che i prezzi scendono. quando si troveranno tonnellate di inventario invenduto sono sicuro che i prezzolati manager si troveranno davanti ad un bivio. abbassare i prezzi o cambiare lavoro. e noi da utenti ci guadagneremo.

  2. Avatar Luciano Capobianco ha detto:

    e da quando dotta di montaggio bici , diventa Cosi importante per Economia come Italia? ormai Le industries europee, incuranti del gettito locale, in paradise fiscali wuropei, ma con sede Madre in America, Asia, anche la blasonata ubs, ragiona ormai in dollari e nn in fr elvetici, e quindi?

  3. Avatar Fabiano Avancini ha detto:

    Mio padre progettava fabbriche, engineering si chiama, e mi ha sempre detto che permettere ad un cliente di superare il 40% del proprio fatturato è pura follia. Mi ha anche sempre detto che perdere un cliente: è un cliente perso. Ma a perdere un fornitore perdi dieci clienti.

    Alla grande surface pagarne le conseguenze.

  4. Avatar Gaetano ha detto:

    perché anche in Italia non ci sono agevolazioni dallo stato per comprare bici sia muscolare che E-bike io sono un ciclista da più di 40 anni

  5. Avatar itoando ha detto:

    La Orobica Cicli ha fatto un errore clamoroso di valutazione (sulle spalle degli operai), da anziano lavoratore prima e piccolo imprenditore poi, mi sembra una cavolata affidarsi ad un solo cliente, per quanto grande.

    Ovviamente Decathlon corre ai ripari, anche perchè sta cambiando target, e taglia dove crede.

    La politica ha stanziato incentivi per le bici e monopattini durante la pandemia e adesso cosa dovrebbe fare?
    Non dimentichiamo che ogni euro indirizzato verso un settore viene sottratto ad altri e gli altri siamo noi.

    Se siamo nel libero mercato che libero sia, altrimenti…

  6. Avatar Sandro Colombo ha detto:

    Come voleva dimostrare la colpa é sempre della politica. Ma da anni cosa si é fatto per la biciclette? Nulla, ora si devono risolvere tutti i problemi in una sola volta. La colpa é delle tasse che gravano sulle imprese? Ma chi ha ideato il pagamento anticipato di IVA e IRPEF? Importante é abolire le accise e nello stesso tempo chiedere stanziamenti per tutti. Sarebbe invece ora che le risorse si creino intervenendo sulla burocrazia che é la vera malattia dell’Italia.

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