La ciclabile che attraversa la valle del Ticino, nei pressi degli ex laghi Sab Ghia di Oleggio, torna a essere interdetta ai ciclisti. Lo ha stabilito il TAR del Piemonte accogliendo il ricorso della società Cascina Caprera, che ha ottenuto l’annullamento dell’articolo 22 delle norme tecniche di attuazione del piano d’area del Parco, approvato nel 2019. La norma in questione stabiliva che il tratto di sentiero fosse di uso pubblico, ma il Tribunale ha ritenuto che non esistano i presupposti per tale riconoscimento, come ricostruisce un dettagliato articolo pubblicato su La Stampa.
Una lunga battaglia legale
La disputa tra Cascina Caprera e il Parco del Ticino affonda le radici nel 2017, quando i ciclisti iniziarono a segnalare la presenza di sbarramenti, cartelli di divieto e presunte minacce da parte dei proprietari dell’area. Nel 2019 le barriere vennero rimosse a seguito di un intervento dei carabinieri, ma il prefetto annullò il verbale, sottolineando che l’area non era stata ancora classificata come pista ciclabile di interesse pubblico. Già nel 2022 il Tribunale di Novara si era espresso a favore della proprietà privata, e ora anche il TAR conferma questa posizione.
Le motivazioni della sentenza
Il TAR ha sottolineato che il percorso è stato realizzato solo nel 2007, grazie ad accordi con i proprietari delle aree private che avrebbero consentito il passaggio pubblico. Tuttavia, tali accordi ponevano limitazioni alla fruizione da parte di terzi, rendendoli incompatibili con un effettivo diritto di passaggio pubblico. “L’uso per soddisfare esigenze di carattere generale è smentito da molteplici elementi probatori acquisiti nel giudizio”, ha dichiarato il collegio.
La posizione di Cascina Caprera
Roberto Volpi, titolare della proprietà, si dice soddisfatto: “Per anni il Parco ha cercato di imporsi senza averne titolo. Avevo persino proposto una collaborazione per un progetto sociale e naturale, ma non c’è mai stata apertura al dialogo. I ciclisti stavano commettendo un reato entrando nella nostra proprietà: era normale avvisarli”. Volpi ha inoltre sottolineato che l’area ospita attività agricole con trattori e animali, rendendo pericoloso il passaggio pubblico.
Un’infrastruttura ciclabile chiusa ai ciclisti: possibile ricorso
La vicenda solleva interrogativi sulla gestione delle infrastrutture dedicate alla mobilità sostenibile. Un tratto di pista ciclabile, progettato per collegare il territorio e incentivare l’uso della bicicletta, viene ora chiuso proprio ai ciclisti. Un paradosso che evidenzia come le questioni legali e burocratiche possano ostacolare il diritto alla mobilità a pedali, penalizzando chi sceglie mezzi di trasporto ecologici. Il Parco del Ticino sta valutando un possibile ricorso, ma per il momento l’assurdità resta: una ciclabile che non può essere percorsa dai ciclisti.
[Fonte]
L’immagine di apertura è pubblicata sul sito de La Stampa
Hanno costruito una ciclabile su un terreno privato, lasciandolo privato….. Vabbè…..
Leggo commenti assurdi. Se la proprietà è privata non vedo perché si debba pretendere di passarci in bici. Vorrei vedere se volessimo passare in bicicletta nei giardini o terreni di proprietà di chi sta commentando a cazzum ! Andiamo tutti a casa loro !
l’articolo ha un titolo errato, non chiude una poista ciclabile, ma vine giustamente restituita una proprietà privata, usurpata, al leggittimo proprietario. Inutile scandalizzarsi, vorrei vedere quanti di quelli che commentano sarebbero disposti ad aprire il proprio giardino per fare transitare delle persone per raggiungere un qualsiasi punto della città.
ciao a tutti, volevo percorrere la ciclovia del Ticino da Arona per poi tornare ad Alessandria. ci sono altri tratti di percorso interdetti? grazie
[Questo commento non è stato pubblicato > https://www.bikeitalia.it/linea-guida-moderazione-commenti-su-bikeitalia-it/ – Bikeitalia.it]
educazione e innanzitutto RISPETTO…SE VAI IN CASA DALTRI …E moderazione nel tono di voce …io vado a cavallo nel parco..CON RISPETTO DI TUTTO E DI TUTTI
io passo spesso per quella strada e non ho mai visto una pecora o un trattore e mai una cartaccia per terra. per cui le motivazioni legate al pericolo addotte dal proprietario sono stupidaggini pure e semplici. sono luoghi abbandonati e non tollerare il passaggio di pochi ciclisti accanendosi così duramente e con tanto dispendio di energie e quattrini in avvocati fa piuttosto pensare che ci siano ben altre “attività” da celare.
Non conosco i dettagli della vicenda, in generale se l’area privata fosse mia, l’ho acquistata, ci pago le tasse, sono responsabile di manutenerla e di quello che succede nella mia proprietà, non gradirei di certo il passaggio di estranei. Siano essi anche educatissimi ed ecologici ciclisti.
Accidenti Ragazzi, penso che il Sig Volpi è stato portato all’esasperazione, io, con il mio gruppo abbiamo varcato la sua proprietà, . indescrivibile la sua furia, prima con noi poi con il Parco Ticino… non torneremo mai più 😪
con le bici non avrebbero dovuti andare sulla stradina riservata (PEDONI)
A questo punto non rimane che l’esproprio. Diversamente i cascinari devono pagare i costi di realizzazione dell’opera e farsi la manutenzione a spese proprie. È evidente che i cascinari si sono pentiti dell’accordo fatto nel 2007 e non vogliono più rispettarlo.
Conosco troppi privati che credono di poter fare ciò che gli pare sempre e comunque. Se il passaggio è di interesse pubblico il Volpi ha da star zitto. Intanto gli si mandi finanza e forestale.
ha ragione
io vado in bici e vedo ciclisti indisciplinati nelle proprietà private fanno i padroni sono sporchi per l’ambiente lasciano in giro tutto perché un etto di immondizia pesa sulla bici
se è area privata, allora non è una pista ciclabile. fate costruire una nuova ciclabile in area pubblica e sono tutti felici e contenti.