Da una parte una pieghevole, dall’altra una minibici, ossia una due ruote che ha le dimensioni di una pieghevole, cerchi da 20 pollici e telaio con tradizionale forma a diamante, ossia con gli otto tubi saldati tra loro a disegnare due triangoli sovrapposti. Cos’è meglio? Dopo aver testato per oltre 250 chilometri una Extra+ modello tender stealth automatix – una bici bonsai per l’appunto – posso azzardare una serie di considerazioni e dare la mia personalissima risposta: dipende.
Avete bisogno di un mezzo da caricare quotidianamente su bus e treni? Beh, è ovvio, la scelta della pieghevole non fa una piega. Vi serve un veicolo poco ingombrante in casa, che si possa caricare facilmente in ascensore e che passi il più possibile inosservato se lo portate in ufficio per evitare il rischio furti in strada? Allora potete anche orientarvi su una mini bici.
Ma veniamo al test e alle impressioni su strada si questa ibrida con ruote da 20, compatta e solida grazie al telaio in acciaio cromoly, differente rispetto ai modelli asiatici dal momento che mescola gli elementi di una fixed e di una bmx alle dimensioni di una pieghevole.
L’estetica. Le bici bonsai, in generale, mi piacciono molto e quella che ho provato ha una linea e un accostamento di colori ben riusciti e alcuni accorgimenti (il freno posteriore basso e nascosto) che le regalano un aspetto urban. Essenziali e gradevoli anche gli accessori: il cestino dall’aspetto massiccio e i parafanghi monobraccio.
La guida. Rispetto alla pieghevole, grazie al telaio tradizionale, è molto più stabile e più agile, ha un’ottima manovrabilità che la rende agile nel traffico. Il primo impatto è fuorviante, sembra una bici da bambino che difficilmente si può usare per spostamenti metropolitani. Non è così. Una volta in sella ci si accorge che la posizione di guida è naturale tanto che sembra di essere su una bici di dimensioni tradizionali. Io l’ho testata su percorsi urbani brevi e medi, tra i 6 e i 20 chilometri, ho pedalato tra sampietrini e buche romane e anche sullo sterrato. La bici va, più faticosa di una con ruote da 28 pollici, ma grazie al baricentro basso e al passo corto non ha particolari controindicazioni.
Il modello della prova ha il cambio automatico Sram a due velocita, che non è azionato da leve e da cavi. Funziona con la forza centrifuga data dalla rotazione: al variare di questa il mozzo varierà da solo la marcia. L’ho trovato ottimo in pianura (ai semafori si innesta automaticamente il rapporto più agile e poi dopo un paio di pedalate entra di nuovo la marcia giusta), inutile in discesa e schizofrenico in salita, dal momento che se prendi velocità l’automatismo ti innesta da solo il rapporto più duro facendoti perdere il ritmo.
Note particolari. In 250 chilometri niente di serio, ho solo dovuto registrare il freno anteriore un paio di volte, l’ho caricata nel portabagagli di un auto senza nemmeno dover smontare le ruote, sono salito in metropolitana in orari proibiti ingannando (ahimè) il controllore che ha pensato si trattasse di una pieghevole.
Insomma mi sembra una bici che gira bene in città (se la città è pianeggiante è decisamente meglio), che si presta anche a percorsi misti (senza esagerare), che sulle lunghe distanze mostra ovviamente la corda. Personalmente rinuncerei volentieri al cambio per rendere la bici più leggera: con un paio di chili in meno la Extra+ filerebbe molto meglio.
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