L’avvento dell’UCI World Gravel Series, che passerà dal Veneto nel weekend tra l’8 e il 9 ottobre, ha consacrato il concetto di “gravel” come una categoria del ciclismo agonistico.
Ben prima di questo riconoscimento istituzionale, il fenomeno gravel si era già affermato nel mercato e percepito come una novità: un vasto territorio, tra l’asfalto liscio e il sentiero tecnico, che sembrava ormai perduto.
In realtà, più che inventare una nuova categoria, il termine gravel ha dato un riconoscimento alla vastissima diversità di biciclette che non hanno una precisa vocazione, se non quella di pedalare agilmente sia in strada che su sterrato, senza pretendere le massime prestazioni.
Ripercorrendo a ritroso la storia recente dell’industria ciclistica, le tipologie di bici da cui le gravel hanno tratto le proprie caratteristiche principali vengono dagli anni ’90, principalmente le ciclocross, le bici da turismo e le mountain bike.
In questo articolo ci soffermeremo su quest’ultima tipologia: cosa hanno in comune una Specialized Rockhopper del 1992 e una Genesis Croix de Fer del 2022?
In che modo può avere senso recuperare una vecchia bicicletta invece di acquistarne una nuova?
Potrebbe non essere solo una questione di budget.
Telaio: un diamante (in acciaio) è per sempre
Fino alla fine degli anni ‘90 la maggioranza delle MTB era costruita su telai in acciaio, materiale adatto ad assorbire le vibrazioni dello sterrato e molto resistente allo stress da fatica, che può invece mettere a dura prova alluminio e carbonio.
Rispetto alle bici da corsa da cui derivavano, le mountain bike di questa epoca avevano un carro posteriore più lungo, il movimento centrale più alto, i tubi sella e sterzo più inclinati: questa geometria più “rilassata” rende la bici più comoda e stabile sullo sterrato, a scapito della trasmissione di potenza pura.
Gran parte dei modelli che oggi compongono i listini di marchi come Surly, All City e Salsa riprendono questa combinazione di geometrie e materiali per costruire delle bici con cui viaggiare comodi e senza pensieri.
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Trasmissione: in stretti rapporti
Rispetto ai sistemi monocorona molto diffusi nel mondo gravel, la trasmissione a tripla corona onnipresente sulle MTB vintage ha ancora dei punti di forza, su tutti la gradualità nell’escursione tra i pignoni.
Le vostre gambe potrebbero apprezzare una trasmissione vecchio stile anche nelle salite più dure, dove una corona anteriore da 28 o addirittura 24 denti può fare la differenza.
Manutenzione: per un pugno di brugole
Completamente prive di freni a disco e cambi elettronici, le biciclette pre-2000 sono semplici da mantenere e riparare per chiunque possieda un sufficiente numero di chiavi inglesi e brugole.
Anche degli interventi in officine professionali raramente richiederanno manodopera altamente specializzata o spese ingenti.
Compatibilità: aggiornamenti di sistema disponibili
Oltre ad essere facilmente riparabili, le vecchie MTB possono essere facilmente aggiornate con componenti più moderni, per esempio:
- sostituendo i cantilever con dei V-brake, per migliorare la potenza frenante con regolazioni più semplici;
- convertendo la guarnitura a monocorona, anche mantenendo le pedivelle originali, per rendere più semplice ed efficiente la trasmissione;
- installando sulla forcella da 1” un adattatore per poter utilizzare attacchi manubrio moderni da 1.⅛”.
Accessori: dall’ufficio al campeggio
Gravel è sinonimo di avventura, e ogni mountain bike degli anni ‘90 che si rispetti ha dei punti di montaggio per parafanghi e portapacchi anteriori e posteriori.
Anche se non avete in programma viaggi di centinaia di km, questo tipo di equipaggiamenti possono fare la differenza per la comodità dei vostri spostamenti quotidiani, come il bike to work.
Passaggio copertoni: una bici di larghe vedute
Per assorbire le asperità del terreno è fondamentale montare gomme spesse e morbide, e i telai di una volta sono spesso più generosi degli attuali modelli gravel.
Anche sopra i 2” di sezione, la resistenza al rotolamento dello pneumatico dipende soprattutto dalla tassellatura e dalla pressione di gonfiaggio: se pensate che la vostra vecchia MTB sia lenta, un set di semislick come i Panaracer Gravelking SS o i Maxxis DTH potrebbe stupirvi.
Una gravel nel garage
Ora che abbiamo parlato così bene di questo tipo di biciclette, è importante ricordare che si tratta pur sempre di mezzi ormai definibili “vintage”, che si possono recuperare dalle cantine e dai garage di tutta Italia.
Questo comporta prezzi di acquisto sul mercato dell’usato solitamente molto bassi o prossimi allo zero, ma che spesso corrispondono a stati di conservazione discutibili e investimenti in tempo e denaro per la “resurrezione” che possono essere maggiori del previsto.
Da qualunque base sceglierete di partire, però, non avrete problemi a trovare un meccanico che sappia lavorare su questo tipo di bici, e se vorrete metterci mano voi avrete a che fare con una palestra di meccanica a portata di chiunque.
Ultimo avvertimento: il rischio di affezionarsi a un mezzo che sarà davvero vostro, e diverso da ogni altro, è altissimo.