Graziano Majavacchi condivide con noi il diario del suo sogno: l’Australia in bicicletta. Un viaggio che, per cause di forza maggiore, si è trasformato nella scoperta di Sydney su due ruote.
Ai primi di dicembre del 2024, sono arrivato in Australia per trascorrere le festività con mio figlio, che vive e lavora a Sydney da una decina d’anni. Portavo con me una gran voglia di pedalare e un piccolo, ma grande per me, sogno cicloturistico: percorrere, a metà gennaio, in 3-4 giorni, i fantastici 243 km della Great Ocean Road, un itinerario nei pressi di Melbourne.
Tutto, però, è svanito nel giro di pochi giorni. Dopo il jet lag, una stanchezza micidiale mi ha assalito, “tritandomi” senza pietà e portando la mia voglia di bicicletta molto sotto zero, al livello più basso raggiunto dalle più moderne trivelle petrolifere.
I primi giri a Sydney

Così, raccattata e messa a punto (molto precariamente) una bici semi-sportiva prestatami da un amico di mio figlio, ho cercato comunque di limitare i danni. Mi sono ritrovato a far girare piano le gambe dentro il magnifico Centennial Park, a poche centinaia di metri da casa.
Il parco, affollato di ciclisti, pedoni, podisti, cavallerizzi e uccelli di ogni tipo (per non parlare dei migliaia di pipistrelli al tramonto), offre un percorso principale ad anello di circa 3 chilometri, leggermente ondulato. È un posto molto bello, ma dopo 5-6 giri, per i miei gusti cicloturistici, è diventato abbastanza monotono.

Qui dentro sei al sicuro: le auto stanno alla larga e puoi goderti l’ombra anche quando il sole picchia forte. È il luogo ideale per i 40-50enni magri che sfrecciano ai 40-45 km/h sulle loro fiammanti Pinarello e Colnago, piegati sui manubri da crono. Io, invece, supero a malapena qualche risciò con famiglie asiatiche a bordo.

Avventure sulle ciclabili cittadine
In cerca di nuove esperienze, mi sono avventurato con il mio amico locale Frank sulle ciclabili cittadine. Belle in alcuni tratti, ci hanno portato in giro da veri turisti, a caccia dello “scatto” perfetto… quello fotografico, però!

Seguendo Frank, mi sono ritrovato, mio malgrado, a fare slalom sui grandi marciapiedi affollati, usando persino le scale mobili in alcune situazioni, rischiando scontri e un paio di cappottamenti. Dalle nostre parti, un comportamento del genere sarebbe finito in tragedia o in feroci litigate; qui, invece, ognuno tira dritto, al massimo lanciandoti qualche occhiata storta.
Una città infinita
Abbiamo percorso una quarantina di chilometri che sembravano non finire mai, dentro una Sydney infinita. A tratti, questa città sembra ancora una foresta, con vedute da cartolina. Sydney ha una superficie che copre circa metà della Lombardia, senza un metro di pianura (tranne lungo l’oceano), con strappi brevi, continui e anche molto duri.

Abbiamo gonfiato le gomme della bici al benzinaio e fatto una sosta pranzo al mercato del pesce (gamberoni freschissimi!), con un gelatino finale al McDonald’s. Paese che vai, usanze che trovi!
Pedalando sulla sinistra
Anche in queste lontane contrade, pedalare sulla sinistra mi dà una bruttissima impressione: quella di essere sempre contromano. Questa sensazione, purtroppo, non mi abbandona mai.

Ma, essendo ottimista di natura (senza una ragione precisa), spero ancora in una ripresa. Magari, in un lontano e ipotetico futuro, riuscirò a inseguire quel sogno cicloturistico sfuggito alle mie stanche pedivelle.
[Graziano Majavacchi]
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati