1. Costruire una ruota: nozioni generali

1. Costruire una ruota: nozioni generali
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Partiamo dal principio, con questo primo articolo, per un viaggio verso la realizzazione della nostra prima ruota per bicicletta. Il mondo delle ruote spaventa parecchio i neofiti e gli home mechanic, poiché per anni si è sempre creduto che per costruire una ruota si debba passare attraverso lunghi anni di iniziazione a una pratica impossibile da comprendere. In realtà le cose sono più semplici, poiché anche la costruzione di una ruota, così come la ciclomeccanica in generale, non è un’arte bensì è una scienza, regolata da leggi che si possono studiare e capire. Serve un metodo da seguire, bisogna avere un’idea chiara di cosa si deve fare e l’ordine nel quale farlo, un bel po’ di concentrazione e il controllo certosino di ogni passaggio effettuato. Nel corso di questi articoli passeremo dalla teoria alla pratica, fino a costruire in autonomia la nostra prima ruota.

La struttura di una ruota

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Partiamo con l’andare a conoscere ciò che finiremo per realizzare, ovvero una ruota per bicicletta. Questa è il risultato dell’assemblaggio di più componenti:
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Cerchio: è l’elemento calandrato esterno, sul quale verrà installato il copertone. È il punto di arrivo dei raggi;
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Mozzo: l’elemento interno, che consente alla ruota di girare grazie a un perno e a un gioco di cuscinetti. E’ formato da un corpo centrale e da due facce circolari dotate di fori, chiamate flange, sulle quali alloggiano le teste dei raggi;
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• Raggi: dei tiranti tondi che mettono in collegamento il mozzo con il cerchio. A una estremità troviamo una curvatura e uno schiacciamento, che viene definito testa del raggio e che si va ad alloggiare sulla flangia del mozzo. All’altra vi è una filettatura, che consente l’avvitamento del nipplo e quindi il fissaggio con il nipplo;
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• Nipplo: elementi dotati di un corpo cavo filettato che si va ad avvitare sull’estremità del raggio. La parte cilindrica, definita testa, trova alloggio nei fori del cerchio, consentendo così di mantenere in posizione i raggi;
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Osserviamo una ruota dalla parte frontale: notiamo che una serie di raggi parte da una flangia del mozzo fino a giungere al cerchio mentre l’altra serie parte dalla flangia opposta. Nel corso degli articoli parleremo di lato destro intendendo il lato trasmissione (quindi quello dove si trova la cassetta) e di lato sinistro indicando il lato opposto alla trasmissione (dove vengono installati i rotori per freno a disco). Si può notare quindi che metà dei raggi che compongono una ruota vengono fissati alla flangia destra del mozzo e per questo vengono chiamati raggi destri, mentre una metà si dipartono dalla flangia sinistra, per cui verranno chiamati raggi sinistri.
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Se guardiamo il cerchio, noteremo che gli stessi fori per l’alloggio dei nippli non sono assiali, bensì sono sfalsati: alcuni sono più spostati verso destra, altri verso sinistra. Viene da sé che i fori destri saranno il punto di arrivo dei raggi destri mentre i fori sinistri saranno la destinazione dei raggi sinistri.
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Osservando una ruota dalla parte laterale, notiamo che una serie di raggi parte dalla flangia e raggiunge il cerchio con una direttrice che ha lo stesso senso del verso di rotazione della ruota, mentre altri raggiungono il cerchio con un verso opposto al senso di rotazione. I primi, quelli che seguono la stessa direttrice del verso di rotazione, sono detti raggi “puntoni” mentre quelli opposti vengono chiamati raggi “tiranti”.
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Se ci avviciniamo alla flangia del mozzo noteremo anche che alcuni raggi poggiano sulla faccia esterna della flangia, mentre altri poggiano su quella interna. Solitamente i raggi esterni sono i “puntoni”, mentre quelli interni sono i tiranti (ma vedremo poi in un articolo dedicato che non sempre è così). Focalizziamo l’attenzione su un raggio “puntone” qualsiasi (quindi uno dei raggi che poggia sulla faccia esterna del mozzo) e noteremo che passa davanti a un numero definito di raggi “tirante”, prima di deviare traiettoria, passare dietro a un altro raggio “tirante” e infine giungere al cerchio.
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Questi passaggi vengono chiamati “incroci” e il numero di passaggi di un raggio “puntone” prima di giungere al cerchio definisce la tipologia di raggiatura. Infatti le raggiature possono essere:
• Radiale: il raggio “puntone” non incrocia nessun raggio prima di giungere al cerchio;
• In prima: il raggio “puntone” incrocia un solo raggio “tirante”;
• In seconda: ciascun raggio “puntone” incrocia due raggi “tiranti”;
• In terza: ciascun raggio “puntone” incrocia tre raggi “tiranti”. E’ lo stile di raggiatura più diffuso ed è quello utilizzato nelle ruote delle fotografie;
• In quarta: ciascun raggio “puntone” incrocia quattro raggi “tiranti” prima di arrivare al cerchio;

Riportiamoci sul lato frontale della ruota e osserviamo nuovamente il cerchio: questi si trova perfettamente al centro del mozzo. Se infatti piombassimo l’asse del cerchio, noteremmo che coinciderebbe con la mezzeria della battuta del mozzo, ovvero con la sua massima lunghezza. Ciò significa che il cerchio deve sempre posizionarsi in asse con la misura massima del mozzo, qualunque sia la posizione delle flange. Il cerchio non deve stare per forza in mezzo alle flange del mozzo.
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Questo aspetto è molto evidente in una ruota posteriore, dove sul lato destro troviamo la cassetta: la flangia è quindi più spostata verso il centro e quindi i raggi destri sono più verticali rispetto a quelli sinistri. Questa caratteristica si definisce “campanatura” ed è molto importante, poiché un errato posizionamento del cerchio rispetto al mozzo potrebbe addirittura rendere impossibile il montaggio della ruota sul telaio.

Le fasi della costruzione di una ruota

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La costruzione di una ruota per bicicletta è certamente un procedimento difficile, forse tra i più complessi dell’intera meccanica applicabile ai mezzi a due ruote a pedali, ma è comunque regolata da leggi meccaniche, per cui basta seguire un metodo per ottenere sempre gli stessi risultati. Si tratta di un procedimento diviso in diverse fasi, da mettere in atto in rigido ordine sequenziale, al fine di limitare al massimo gli errori. Spesso un errore nelle prime fasi si manifesta solo parecchio tempo dopo, rendendo affannosa la ricerca del problema e comportando quindi una notevole perdita di tempo. Le fasi da seguire sono:
• Rilevazione delle misure (cerchio e mozzo);
• Definizione del tipo di raggiatura;
• Calcolo della lunghezza dei raggi;
• Scelta del tipo dei raggi;
• Preparazione del materiale;
• Costruzione della ruota;
• Tensionatura, centratura e campanatura;
• Test;

Seguendo queste fasi sarà possibile, partendo da un cerchio e da un mozzo, costruire in modo professionale una ruota. Il meccanico che voglia dedicarsi all’apprendimento delle tecniche di costruzione di una ruota deve sforzarsi di:

Seguire il metodo: immaginate la costruzione di una ruota come un procedimento “step by step”. Prima di aver concluso un passaggio non è possibile iniziarne un altro. Questo significa che le varie fasi della costruzione sono sì interdipendenti, poiché gli effetti di ciascuna fase si riflettono su quelle successive, ma anche a “camere stagne”, poiché non possono essere sovrapposti. Nel corso degli articoli noi seguiremo il metodo che viene insegnato al Barnett Bicycle Institute in Colorado (USA), che è il metodo sul quale ho studiato e che, secondo me, è il più facile da memorizzare e da trasformare in automatismo;
Verificare ogni passaggio: quando si conclude una delle fasi di costruzione, bisogna dedicare cinque minuti al controllo e alla verifica della correttezza delle operazioni eseguite. Questo perché, ripeto, i passaggi sono estremamente interdipendenti tra loro e un errore in una fase preliminare può manifestarsi anche dopo parecchio tempo. Per questo è meglio dedicare un po’ di tempo alla verifica del proprio operato: un tempo che si rivelerà prezioso e permetterà di ridurre gli errori. È bene far diventare questa pratica una sorta di passaggio obbligato, poiché anche i meccanici professionisti controllano cosa stanno facendo, per evitare di dover ritornare indietro “a cascata” in caso di errore;
Non avere fretta: come mi disse l’amico Francesco Nosotti, che per primo mi aprì le porte del wheelbuilding, “devi immaginare la raggiatura come una pratica zen”. Servono infatti concentrazione, metodo e attenzione, per cui, per imparare bene, si deve dedicare un tempo in cui possiamo concentrarci in modo preciso, senza distrazioni esterne né influenze. Come in una meditazione, insomma;

Concludendo

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Abbiamo velocemente visto la struttura di una ruota e le sue caratteristiche principali, così come le diverse fasi della raggiatura. Nel corso dei vari articoli approfondiremo ogni aspetto, seguendo passo passo realizzazione di una ruota secondo uno schema ben preciso, facile da intuire e da rimettere in pratica in autonomia.

Commenti

  1. Giorgio ha detto:

    Nel gonfiare la ruota, il cerchio vecchiotto ma simil nuovo, credo alluminio anodizzato di cm 3,5, marca FIR, s’è gonfiato, all’altezza della valvola, al punto di toccare i pattini e bloccare la ruota. Stress del materiale? E’ da buttare? Se sgonfio la camera, la ruota gira regolarmente ma con poca pressione.

    1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

      Ciao Giorgio,
      sicuramente non è una situazione “carina”. Probabilmente le spalle del cerchio hanno ceduto. Prima o poi il cerchio si piegherà per fatica, poiché già solo una pressione dell’aria è capace di deformarlo. Ti consiglio di provvedere al più presto alla sostituzione.

      Buone pedalate!

      Omar

  2. Giuseppe ha detto:

    Veramente complimenti per l’importante iniziativa e per la chiarezza d’esposizione di questo primo articolo. Finalmente spero di chiarirmi tutti i dubbi su quest’aspetto della meccanica della bici, per me veramente misterioso!

    1. Omar Gatti Omar Gatti ha detto:

      Ciao Giuseppe,
      grazie mille. Sono in programma 11 articoli che racconteranno per filo e per segno le tecniche e i “perché” della costruzione di una ruota. Dalle misurazioni alla scelta dei raggi, dal tipo di raggiatura da preferire a come tensionare correttamente la ruota. Grazie per seguirci!

      Omar

  3. Rockarollas ha detto:

    Articolo davvero ben fatto!

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