Quando García Márquez raccontava la piaga dei ciclisti a Bogotà

Iei sera, all’età di 87 ci ha lasciato Gabriel García Márquez, forse il più grande scrittore sudamericano del XX secolo. In Europa sarà ricordato soprattutto per i suoi intramontabili romanzi, ma è nel giornalismo che García Márquez ha le sue radici.

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Per ricordarlo, siamo andati a frugare tra i suoi vecchi scritti e abbiamo trovato un articolo che risale al giugno del 1955, epoca in cui il futuro Premio Nobel, allora venticinquenne scriveva per il quotidiano El Espectador. Proprio per El Espectador pubblicò un breve reportage sulla piaga dei ciclisti indisciplinati a Bogotà e che, riletta a quasi 60 anni di distanza, non può che farci sorridere notando come l’approccio alla sicurezza in bicicletta della stampa colombiana degli anni ’50 non sia in fondo molto diversa da quella di alcuna stampa italiana del terzo millennio.


La febbre del Ciclismo

di Gabriel García Márquez

Quotidianamente si verificano incidenti stradali che coinvolgono ciclisti. A Bogotà e in generale in Colombia, una persona che va in bicicletta non è necessariamente un ciclista. E’ un conducente improvvisato che di solito non rispetta le regole del traffico e si lancia per le vie facendo piroette. Un autista di taxi sostiene che i ciclisti urbani sono molto audaci perché credono – o sperano – che i conducenti di veicoli a motore facciano attenzione a non investirli. Un redattore de El Espectador ha percorso diversi settori dell città questa mattina e ha riscontrato una serie innumerevole di irregolarità nell’uso della bicicletta. Primi tra tutti, i bambini. Nei dintorni dei parchi, minorenni attraversano la pubblica via in bicicletta. E alcuni, non più grandi di cinque anni e sprovvisti di accompagnatore, si lanciano tra le automobili con i loro tricicli. Alcune delle bici non hanno la targa. La maggior parte dei loro conducenti – inclusi i bambini sui tricicli – non hanno la patente. Al parco Oskar del quartiere Santa Fe, un bambino guidava nel mezzo della strada un triciclo senza permesso. Il veicolo non era di sua proprietà, gli era stato noleggiato al costo di 30 centavos per un quarto d’ora.

L’altro Giro di Colombia

La sfrenata febbre del ciclismo, e in particolare il ciclismo imprudente, che imperversa in città e negli ultimi giorni ha dato origine a deplorevoli e numerosi incidenti, dipendenti soprattutto dal giro di Colombia. In diversi punti della città – e in particolare a Chapinero – si vedono dozzine di biciclette sui marciapiedi, mentre i loro proprietari ascoltano la cronaca del Giro di Colombia nel bar all’angolo. Al termine della tappa questi ciclisti urbani, entusiasmati dagli emozionanti resoconti radiofonici della gara, si lanciano nelle strade convinti di essere una seconda edizione corretta e accresciuta di Ramon Hoyos. In tali circostanze – che è quasi come guidare in stato di ubriachezza – la cosa meno strana che possa accadere loro è un incidente fatale.

Trecento biciclette in ventiquattr’ore

L’ufficio per la circolazione e il traffico di Bogotà, allarmato dalla crescente ondata di incidenti in bicicletta, ha iniziato una severa battuta contro le irregolarità nel ciclismo. Da ventiquattr’ore il sottotenente Alejandro Ceron e l’agente motorizzato Roberto Acosta non hanno fatto altro che comminare multe a ciclisti per irregolarità. Hanno sequestrato circa 300 veicoli, per ii seguenti motivi:

a. bicicletta senza targhetta di immatricolazione;

b. guidatore senza permesso;

c. transito in zona vietata, senza permesso.

Nella maggior parte dei casi, le prime due infrazioni coincidevano. Si sono presentati inoltre alcuni casi di ciclisti fermati perché guidavano imprudentemente, a velocità eccessiva, nella zona vietata – la zona centrale di Bogotà, dov’è ammesso solo il transito con permesso speciale per professionisti – e si è scoperto che, oltre alle infrazioni segnalate, il conducente non aveva il permesso né la bicicletta era immatricolata.

Domani sarà un altro giorno

Gli incaricati della battuta contro i ciclisti irregolari sono convinti che da domani il loro lavoro si moltiplicherà: oggi terminano le lezioni nelle scuole. Domani sul presto i bambini in vacanza, pure loro esaltati dal Giro di Colombia, si daranno al pericoloso sport del ciclismo, soprattutto nei quartieri residenziali, dove la vigilanza è minore, anche se non sono affatto minori i rischi.

Gli allievi delle elementari e del liceo, in numero ragguardevole, si recano in bicicletta agli edifici scolastici. Normalmente non costituiscono un pericolo allarmante. Durante le vacanze, però – assicurano i vigili -, sembrano impazzire a causa della libertà, e tutto il giorno si mettono a organizzare gare ciclistiche nei quartieri residenziali. Quest’anno il fenomeno sarà ancora più allarmante, dato che le vacanze coincidono con il Giro di Colombia.

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Retata anti bici nel centro di Bogotà – 1955. Fonte: elespectador.com

La bicicletta noleggiata.

La maggioranza dei minori che da domani andranno in bicicletta è proprietaria del veicolo. Gli altri accompagneranno questa “minoranza” con veicoli noleggiati nei numerosi posti che a Bogotà si dedicano a questo affare. E sono proprio loro a costituire il pericolo principale. I bambini proprietari di biciclette, in genere, sono esperti guidatori. Invece quelli che dispongono di una bicicletta noleggiata non sempre sanno guidare. Sulla pubblica via si vedono gruppi di bambini che imparano a condurre una bicicletta noleggiata. Ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le marche, e non viene richiesto alcun requisito diverso dalla garanzia per prenderle a nolo. La carta di identità o il libretto di studente, o qualsiasi altro documento, sono considerati pegni accettabili perché un minorenne possa prendere una bicicletta a nolo.

Qui comincia il pericolo

Non c’è dubbio che la fonte principale del ciclismo imprudente siano i posti che noleggiano biciclette. Un redattore di El Espectador ieri ne ha visitati quattro, e in nessuno c’era una persona adulta che si occupasse del noleggio. E’ un lavoro facile, di routine, che in genere viene affidato a un minorenne. Si tratta semplicemente di ricevere il denaro e la garanzia, e di controllare il tempo. Solo la domenica si raddoppia il personale, perché la domenica è maggiore la richiesta, e di conseguenza maggiori sono gli introiti e i rischi di furto o di incidenti.

Si noleggiano biciclette da turismo allo stesso prezzo di un triciclo: 30 centavos ogni quarto d’ora, o 1 peso all’ora. In pochissimi casi, e in pochissimi posti, si richiede al cliente il permesso di guida.

Morti senza permesso

Le biciclette da corsa sono un caso a parte: la maggior parte dei posti dediti a questo affare noleggia biciclette da corsa. Ma i requisiti sono speciali: una bicicletta da corsa costa di più, è più fine e richiesta, e di conseguenza il suo prezzo è maggiore e più consistente la garanzia. Per noleggiare una bicicletta da corsa bisogna versare una cauzione di 20 pesos e pagare due pesos per ogni ora di uso. In genere le biciclette da corsa non sono molto richieste ma da quando è iniziato il Giro di Colombia la clientela è aumentata notevolmente. Chi noleggia una bicicletta da corsa mira solo a raggiungere grandi velocità. Tuttavia, neppure per noleggiare una bicicletta da corsa si considera l’età del cliente né gli si richiede il permesso.

Ci sono più biciclette che ciclisti?

All’ufficio per la circolazione e il traffico di Bogotà risultano immatricolate 11.043 biciclette I funzionari ritengono che si tratti solo del 15 per cento delle biciclette che circolano a Bogotà. C’è un’altra cosa più allarmante ancora: sono stati rilasciati regolarmente solo 515 permessi. Il motivo di tale squilibrio è semplicissimo: per immatricolare una bicicletta non si esige che il proprietario abbia il permesso. L’irregolarità è ancora più inquietante se si pensa che ogni bicicletta in genere è utilizzata da più di una persona. Sicché, anche se vi fosse lo stesso numero di permessi e di immatricolazioni, sarebbe ancora possibile cogliere in flagrante molti guidatori senza permesso. A meno che a Bogotà ci siano biciclette senza ciclisti.

Un bell’argomento.

Infine è difficilissimo – e quasi inutile -, nell’attuale stato delle cose, controllare il numero di matricola di una bicicletta. E neppure al momento della cessione di uno di questi veicoli si esige il permesso di guida, né dal venditore né dall’acquirente. Un ciclista senza permesso può vendere una bicicletta a un altro nelle stesso condizioni, e nessuno dei due è tenuto legalmente ad avere il permesso di guida.

“E’ inutile”, si dice che argomentasse un vigile del passato “perché comunque un padre compra una bicicletta per prestarla a tutti i suoi figli. Sarebbe ingiusto pretendere da questo padre il permesso di guida per concedergli il numero di matricola, se in fin dei conti non sarà lui a usare la bicicletta.”

Tratto da: Gabriel Garica Marquez, Gente di Bogotà, 1954-1955, Mondadori.

Commenti

  1. “Una persona che va in bicicletta non è necessariamente un ciclista. È un conducente improvvisato che di solito non rispetta le regole del traffico e si lancia per le vie facendo piroette”.
    Grande verità.
    Il problema sono questi stessi conducenti, piaga ancora ai giorni nostri, che pur muniti di patente ammorbano ancor di più le strade mettendosi al volante della propria automobile.

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