#30eLode, ce lo chiede l’Europa

#30eLode, ce lo chiede l’Europa

La campagna per la sicurezza stradale lanciata ieri dalla Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) a Montecitorio per chiedere al Parlamento e al governo l’introduzione del limite di 30 km/h in città come standard nazionale poggia su una solida casistica: nelle zone 30 diminuiscono gli incidenti e aumenta la vivibilità delle strade. Lo dimostrano tante esperienze in Europa: esempi concreti che #30eLode dove c’è funziona.

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CHAMBERY – La palma di prima città europea ad aver introdotto zone 30 va alla città francese di Chambery, comune francese di circa 60mila abitanti nella regione del Rodano-Alpi. Le prime zone 30, poste inizialmente in una parte molto ristretta della città, risalgono al 1979. Sono state gradualmente estese e ricoprono oggi gran parte del territorio urbano. I risultati, dal punto di vista della sicurezza stradale, sono veramente entusiasmanti: se nel 1979 vi erano 453 incidenti all’anno, nel 2006 questa cifra era scesa a 32.

GRAZ – Graz è una città di 250.000 abitanti, capoluogo della regione della Stiria in Austria. Quando si parla di città 30, viene spesso nominata: è stata infatti la prima a introdurre questa misura di rallentamento del traffico in tutta la superficie urbana, con l’eccezione delle strade di scorrimento. Nel 1992 si cominciò a parlare a Graz di “mobilità dolce” (sanfte Mobilität), fra i cui principi vi è una distribuzione equilibrata dei mezzi di trasporto, compatibilmente con le esigenze della società e dell’ambiente e una pianificazione dell’infrastruttura urbana con la partecipazione dei cittadini.

LONDRA – Fra le grandi città europee che stanno introducendo misure di moderazione del traffico, Londra è una delle più attive. Negli ultimi anni, con una grande impennata a partire dal 2000, sono state introdotte più di 400 zone 30 (20 mph), coprendo ormai l’11% della rete stradale. Esse sono presenti soprattutto in strade di quartiere che presentavano una pericolosità maggiore della media. Si è scelto quasi sempre di usare l’approccio più costoso, ma più efficace, quello che prevede una totale riprogettazione della viabilità nelle zone 30, con dossi, chicane, e altre misure che impongono agli automobilisti velocità più basse.

PARIGI – Data la storica competizione fra Francia e Inghilterra, Parigi non vuole essere da meno rispetto a Londra. Anche qui infatti le zone 30 sono ai primi posti nell’agenda dell’amministrazione locale. Coprono ormai il 20% del territorio cittadino e nel luglio 2013 è stato deciso di estenderle con l’annuncio di una grande espansione delle zone 30 e la creazione di 21 nuove “zone 20″, oltre alle 15 già esistenti. Le “zone 20″, dette anche “Zone di incontro”, si trovano principalmente nei dintorni delle scuole: qui pedoni e ciclisti hanno sempre la precedenza e i primi non sono obbligati a camminare solo sul marciapiede. Dopo il successo dell’esperimento compiuto nel decimo arrondissement, in cui dall’aprile 2012 alle bici è permesso girare a destra anche a semaforo rosso, questa misura è stata introdotta nel resto delle zone 30. Le zone a velocità ridotta nella capitale francese interessano 560 km di strade urbane, cifra che si traduce in ben il 37% del territorio.

BERLINO – Anche a Berlino le zone 30 sono diffuse in tutta la città. Qui l’impulso sembra venire principalmente dalle preoccupazioni relative all’inquinamento ambientale: la città infatti va spesso oltre i limiti di inquinamento posti dall’Unione Europea, in particolare quello secondo il quale, facendo una media annuale delle misurazioni, in un metro cubo d’aria non ci devono essere più di 40 microgrammi di diossido d’azoto. Ma le zone 30 a Berlino non sono una novità. Esse sono state introdotte inizialmente nei dintorni di scuole e asili, e nelle zone in cui erano più frequenti gli incidenti. Oggi coprono circa l’80% delle strade secondarie, e coinvolgono in parte persino le strade principali.

AMBURGO – L’esperimento che Berlino ha iniziato nel 2007, quando si è deciso di ridurre, durante le ore notturne, la velocità a 30 km/h anche in alcune strade principali, viene ripreso anche da Amburgo: nel luglio 2013 la città anseatica ha avviato la sperimentazione su una sola strada nell’ambito di un progetto che include 100 strade colpite dal problema e candidate a diventare Zone 30 notturne. In generale comunque le zone 30 sono presenti ad Amburgo fin dal 1983. Nel 2011 sono state create 50 nuove zone 30, e oggi dei 4.000 chilometri di strade urbane solo in 500 si può andare a 50 km/h.

GRENOBLE – A metà del 2016 nella maggior parte delle strade nella zona di Grenoble la velocità dei mezzi a motore sarà limitata a 30 km/h. Lo hanno deciso i sindaci dei 42 comuni membri dell’area Grenoble-Alpes-Métropole – in sintesi la “Metro” – impegnandosi a invertire la logica che oggi prevale nelle aree urbane, come ha sottolineato l’ecologista Yann Mongaburu, vicepresidente della “Metro”: “Il limite di 30 km/h sarà la regola, quello di 50 km/h l’eccezione”. Lo riporta il sito del quotidiano francese Le Monde.

Commenti

  1. Gattostanco ha detto:

    Io vado in bici, come in moto, come in auto ed anche a piedi… e sono assolutamente contrario a questa richiesta della FIAB, che ritengo una di quelle estremizzazioni che fanno odiare i ciclisti da tutti gli altri utenti della strada.
    E, taleban-ciclisti a parte, vorrei sapere chi di noi, da automobilista o motociclista (perchè di solito non si va solo in bici), si sentirebbe di appoggiare una simile assurdità… affermando che, su certe strade (e magari in certi orari) i 30 sono un limite sensato con i mezzi di oggi.
    Occorrerebbe chiedere, piuttosto, che si comincino a controllare le strade, perchè più che la vertiginosa velocità dei 50 all’ora, sono ben altri i motivi degli incidenti: il mancato rispetto delle precedenze, svoltare senza avvertire, aprire le portiere o far manovra senza guardare gli specchietti, distrarsi con i cellulari… e, per questo, occorre che si torni a vigilare le strade con le pattuglie, non con un telelaser a beccare chi va ai 40!

  2. Giampiero ha detto:

    ogni tanto c’e’ qualche imbecille benpensante che lancia campagne, sempre per la nostra sicurezza, mai per far aumentare gli introiti dei petrolieri, sia chiaro. Perche’ pubblicare esempi di citta’ lontane, quando anche in itaGlia lo fanno gia’ da tempo? In molti comuni, specie con quelli dalle strade disastrate (causa l’alto tasso di corruzione che distrae i fondi da mettere nella manutenzione = sicurezza), mettono il limite di 30 km/h con<ordinanza sindacale. Risultato: auto a passo d'uomo, laddove riuscirebbero a frenare per tempo anche a 60km/h, pretesto per autovelox mobili (ovviamente ben nascosti in barba alle disposizioni di legge, che li vorrebbe come rafforzamento della sicurezza, non come trappole messe da imbecilli in buona fede supportati dal coro di imbecilli frustrati) che scattano a 36km/h effettivi (auto praticamente ferma). Dulcis in fundo maggiore permanenza di veicoli a motore, con relativi emissioni, in tratti urbani ad alata desnita' di popolazione, e consumi aumentati, dato che per il rendimento ridicolo dei motori termici (anche gli euro 9, quando se li sogneranno gli euroburocrati amici dei petrolieri), un veicolo che va a 30km/h, acceso per piu' tempo rispetto ad uno cha va a 50, consuma ed inquina molto di piu'. Ma questo ai benpensanti biciclettari, gli stessi che sfracciano sulle piste ciclabili incuranti degli attraversamenti pedonali dove puntualmente investono qualche vecchietto, non importa. Perche abbassare la velocita' fa fico, ed il titolo di questa pseudocampagna pure.

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