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Mobike: come sono le biciclette del bike sharing cinese di cui tutti parlano

Mobike: come sono le biciclette del bike sharing cinese di cui tutti parlano

La notizia è da mesi su tutti i giornali: i Cinesi hanno ribaltato le regole del mondo del bike sharing e sono pronti a inondare le nostre città con biciclette a noleggio in modalità free flow, ovvero prive di stalli dove prelevare e riconsegnare le biciclette.

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All’ultimo Velo-City tenutosi a Nimega, come abbiamo avuto modo di raccontare, il tema del bike sharing ha tenuto banco in lungo e in largo e tra le aziende espositrici si è presentata anche la celebre Mobike di cui tutti parlano. Abbiamo quindi avuto modo di provare le biciclette del gigante cinese che ha da poco completato un round up di finanziamento del valore di 600 milioni di dollari.

Design

Da un punto di vista estetico, non c’è niente da dire: le biciclette sono belle. Hanno una linea elegante ed accattivante. L’abbinamento dei colori (nero, alluminio e arancione) le rende molto gradevoli esteticamente, soprattutto grazie alla scelta di puntare su forcelle monobraccio sia all’anteriore che al posteriore e che offrono quindi un risultato piacevolmente minimalista.

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Al di là dell’aspetto meramente estetico, ci sono degli elementi di natura costruttiva da considerare:

Il telaio

È realizzato integralmente in alluminio 6000, con sezioni necessariamente generose a causa delle scelte strutturali.

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Le ruote

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Le ruote hanno una dimensione di 24″, una scelta inusuale, fatta probabilmente per scoraggiare il furto. I  mozzi, infatti hanno uno standard mai visto prima sul mercato e che più che le tecnologie in uso nel mondo della bici, richiama soprattutto le modalità tipiche dell’automotive: la ruota è ancorata al mozzo attraverso 5 brugole. I copertoni sono pieni e, in quanto tali, antiforatura. I raggi delle ruote sono sostituiti da razze che garantiscono ulteriore robustezza alla ruota.

La trasmissione

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La trasmissione del movimento dei pedali alla ruota posteriore avviene attraverso un cardano ricoperto da un carter che ne rende quindi invisibile il funzionamento. La bici non è dotata di cambio e la scatola del movimento centrale è particolarmente larga, elemento che comporta una maggiore distanza tra loro dei pedali.

I freni

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L’impianto di frenaggio è a tamburo sia all’anteriore che al posteriore, quindi integrato all’interno del mozzo. Il passaggio dei cavi  è rigorosamente interno al telaio per evitare danneggiamenti durante l’uso.

I parafanghi

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La bici di Mobike sono dotati di miniparafanghi in plastica, anch’essi mobobraccio di cui non abbiamo potuto verificare l’efficacia.

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Il sistema di bloccaggio

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Una volta individuata la posizione di una bici attraverso l’apposita app, per iniziare il noleggio basta inquadrare il QR code situato sopra il dispositivo di blocco che rende la bicicletta fruibile immediatamente. Per interrompere il noleggio, è sufficiente chiudere il dispositivo di bloccaggio.

Add-on

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La biccicletta all’occorrenza può essere eventualmente equipaggiata con alcuni accessori quale, per esempio, un cestino anteriore per il trasporto di materiali vari. Tutte le bici in esposizione non erano dotate di luci (obbligatorie secondo il codice della strada italiana) e al momento non è dato sapere se la bici è dotata di una qualche forma di dinamo interna ai mozzi delle ruote per produce energia.

L’esperienza in sella

Ho provato la bicicletta per un breve tratto all’interno della sede di Velo-City per non più di 5 minuti, quindi l’esperienza che riporto è sicuramente limitata a un contesto pianeggiante, con superfici lisce e in assenza di traffico.

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La prima cosa da riportare è che la bicicletta è decisamente piccola. Le ruote da 24″ generalmente sono utilizzate per le biciclette dedicati a bambini di 8-12 anni. La scelta di utilizzarle su una bicicletta da adulti, ha fatto in modo che queste possano coprire un range di altezza particolarmente limitato. Anche alzando al massimo la sella, per tutti coloro che sono più alti di 170 cm diventa impossibile estendere completamente la gamba.

Per una persona alta 190 cm, il risultato è questo:

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La somma delle scelte costruttive si fanno sentire molto durante la pedalata: la Mobike è una bicicletta rigidissima e sarebbe strano il contrario. Le ruote piene impediscono la funzione di ammortizzazione da parte dell’aria negli pneumatici, anche l’eliminazione dei raggi a vantaggio delle razze aumenta la rigidità del mezzo e la conformazione del telaio fa il resto: la geometria scelta richiede l’impiego di molto materiale e l’alluminio è il materiale più rigido in assoluto utilizzato nell’industria ciclistica.

Il risultato di queste scelte è una bicicletta che trasmette a chi pedala qualunque asperità proveniente dal terreno. In fiera ho affrontato uno di quei dossi utilizzati per nascondere i cavi sul pavimenti e l’impatto, per quanto a velocità ridotta, è stato tutt’altro che fluido e gradevole. Non oso immaginare cosa possa significare pedalare su superfici ampiamente sconnesse come il pavè milanese o i sampietrini.

La larghezza maggiorata della scatola del movimento centrale costringe a una posizione a ginocchia larghe e coi leggermente rivolti verso l’interno.

Concludendo

Le bici di Mobike sono molto belle esteticamente, ma alla prova su strada rivelano una serie di limiti che sono difficili da ignorare.

Prima di tutto Mobike è un’azienda cinese che ha evidentemente creato un  prodotto per il mercato cinese, ovvero per una popolazione alta mediamente 172 cm. L’altezza media degli Italiani è di 178 cm (fonte Wikipedia) e questi 6 cm di differenza non sono pochi quando si tratta di giusta posizione in sella.

La mancanza del cambio e il peso delle bici (25 kg) le rendono idonee a un uso esclusivamente in città pianeggianti.

Ma la questione più rilevante credo sia l’eccessiva rigidità della bici che la rende di difficile utilizzo laddove la superficie stradale non sia più che liscia e priva di ostacoli. In presenza di pavè sconnesso, sampietrini, ciottolato o rotaie del tram, come spesso il caso nei centri nelle città italiane, l’esperienza potrebbe rivelarsi molto complicata, fattore accentuato anche a causa delle ridotte dimensioni delle ruote che rendono ancora più difficoltosa la guida su superfici accidentate (non è un caso che le mountain bike ormai montino tutte ruote da 29″).

In sostanza, credo che le Mobike siano delle bici pensate per percorrere tratti di strada molto brevi in pianura come piccoli spostamenti da casa alla fermata del bus/tram/metro/treno, per distanze inferiori al km. Difficilmente si può pensare che, in presenza di alternative, qualcuno le possa utilizzare per periodi prolungati nel tempo (magari per visitare una città in bicicletta o per un commuting centro-periferia).

Commenti

  1. Avatar Roberto ha detto:

    Provata a Torino per tragitto casa lavoro: per fare 2 km ci ho messo 19 minuti. Non riuscivo a capire come mai fossi così lento, poi leggendo ho capito e confermo. Le bici sono carine, ma veramente pesanti da muovere, senza inerzia. Appena smetti di pedalare sei subito fermo. Sono arrivato al lavoro sudato e con le ginocchia che mi facevano male (sono alto 180 cm). Il tragitto è pianeggiante, ma tra sconnessioni e pesantezza del mezzo, a metà strada stavo pensando di mollare tutto e prendere un mezzo, o andare a piedi Bell’idea ma non credo le riutilizzerò più.

  2. Avatar Hayley ha detto:

    Oggi ho provato pure io, a Milano per andare al lavoro, di solito uso il servizio di Bikemi. Ho trovato le bici veramente scomode, per percorrere 3 km ho impiegato quasi il doppio che con una bici normale. se è pensata per spostamenti inferiori al km 50 cent Mi sembrano esagerati … 1 km lo si fa a piedi a quasi la stessa velocità. Bella l’idea.

    1. Avatar Carlo ha detto:

      Provata oggi, dopo i vari commenti sulla scomodità la cosa non mi ha nemmeno troppo infastidito, ma fra peso, ruote piene e cardano è faticosissimo muoverla, oltre ogni aspettativa: un bidone pazzesco.

  3. Avatar Mark ha detto:

    Esiste di queste bici una versione uguale o similare in commercio?

    1. Avatar Nedo ha detto:

      Speriamo di no.

  4. Avatar lydia ha detto:

    Ciao sono di Milano e uso le bici per pochi km quindi non ho problemi. Il vero disastro è che non si trovano in strada perché sono parcheggiate all’interno dei cortili privati quindi inaccessibili. Non è neanche possibile segnalare.

  5. Avatar M\arco ha detto:

    Concordo con le valutazioni precedenti, ma a ben vedere un motivo di questa limitatezza d’uso c’è. Per come sono costruite come macchine sono funzionali solo per brevi tragitti e in centro città, cioè non sono funzionali ad essere impiegate come biciclette in generale: tragitti lunghi, fuori dall’asfalto ecc, ciò ha dei vantaggi per l’oggetto e la sua funzione: le rende poco attraenti da rubare, ma attraenti ed efficaci per un uso limitato. Anche il sistema di crediti che vengono tolti se ci sono comportamenti impropri o dati se si “denunciano” comportamenti scorretti di altri, indicando biciclette fuori parcheggio o danneggiate, ha la medesima logica: stimolare comportamenti funzionali al mantenimento in funzione delle biciclette come mezzi per usi specifici e limitati. Insomma, non sono biciclette per usi generici, come un autobus o un taxi non sono automobili per usi generici e per come sono fatte favoriscono un utente che ne trae vantaggio solo se ne fa uso appropriato.

  6. Avatar Steve ha detto:

    Confermo. Sono alto 177cm ed è decisamente scomoda. Provata ieri a Milano. Sul pavè un disastro, su asfalto pesante e con un rapporto troppo corto. Bella l’idea.

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