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La sicurezza che non c’è: sulle strade un morto ogni tre ore


Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

“Sicuri in città: interventi per una mobilità a misura di persona”. Il convegno ospitato ieri alla Sala della Regina, presso la Camera dei deputati, è stato l’evento da cui il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli ha lanciato il “pacchetto mobilità” che sarà presentato in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri, con almeno tre grandi novità che riguardano i ciclisti: l’apertura delle corsie preferenziali del trasporto pubblico locale alle bici; le linee d’arresto avanzate ai semafori per chi pedala; maggior facilità di trasporto delle bici sugli autobus, in un’ottica più intermodale. Ma dalla giornata di lavori sono arrivate molte sollecitazioni per chiedere un netto cambio di passo rispetto alla situazione attuale sulle nostre strade: una realtà dove si verifica un “incidente” ogni 3 minuti e un morto ogni 3 ore, una situazione di strage continua permanente sottaciuta dall’opinione pubblica e accettata come tragica fatalità.

L’incontro, organizzato dal Movimento 5 Stelle e moderato dall’onorevole pentastellato Diego De Lorenzis, è stato trasmesso anche in streaming e ha riportato in apertura i recentissimi dati Aci-Istat relativi all’incidentalità stradale nel 2017: se 3 sinistri su 4 avvengono in ambito urbano (74,6%) e sono provocati da mezzi a motore è evidente che le nostre città sono arrivate a un punto di non ritorno e devono mettere un freno alle auto; nel silenzio della stampa generalista, l’Istat ha rilevato anche un aumento dei morti sulle strade (+2.9%, o 95 persone tradotto in termini umani). Come ha sottolineato anche il sottosegretario ai Trasporti Michele dell’Orco: “L’obiettivo del governo, per la mobilità sostenibile, è diminuire il traffico per strada e le auto private circolanti”. Ci sarà molto da lavorare per raggiungere questo obiettivo, dato l’ulteriore aumento nel parco vetture circolanti registrato nel 2017 (+1,7%) nel nostro Paese, che già ha tassi di motorizzazione fra i più alti al mondo.


Marco Scarponi, Fondazione Michele Scarponi

Protagonista del convegno è stato Marco Scarponi – fratello dell’indimenticato ciclista professionista Michele investito e ucciso da un furgone il 22 aprile 2017 mentre si stava allenando sulle strade della sua Filottrano – che ha presentato la Fondazione Michele Scarponi per la sicurezza stradale facendo commuovere tutti i presenti e ricordando che non esiste una parola per definire la perdita di un fratello e che nessuno è innocente: “Gli omicidi stradali sono omicidi della società: per quanto noi ci crediamo assolti, come dice De André, siamo tutti coinvolti”. E a proposito dell’emergenza sicurezza, che per i media viene identificata con il terrorismo, ha riportato un’illuminante statistica: “Tra il 2010 e il 2015 in Italia il terrorismo ha fatto vittime pari a 0, mentre nello stesso periodo la violenza stradale ha fatto 21.788 vittime: se a queste aggiungiamo anche i feriti gravi abbiamo oltre 100 mila famiglie devastate”.

L’architetto Matteo Dondé, urbanista esperto di mobilità sostenibile, con la sua relazione “Diamo strada alle persone” ha spiegato la necessità di ridisegnare gli spazi pubblici togliendo spazio alle auto per aumentare la vivibilità delle aree urbane: un tema che è stato oggetto di una recente sperimentazione di zona 30 dal basso nel quartiere Corvetto a Milano e di un apposito corso di formazione targato Bikeitalia e rivolto agli addetti ai lavori. Spiegando che il senso unico eccetto bici è una misura di buonsenso ciclabile, che se a un incrocio si ripetono gli “incidenti” non è una mera fatalità, che una ciclabile ricavata sul marciapiede aumenta il conflitto pedoni/ciclisti e non è un’infrastruttura da realizzare.

L’ingegner Alfredo Drufuca, amministratore delegato di Polinomia, dopo 40 anni di lavoro si augura che questa sia la volta buona e fa una richiesta specifica al governo: i tecnici devono avere in mano gli strumenti per poter operare, le circolari ministerali ostative bloccano il cambiamento e lo sviluppo di una mobilità più sicura per tutti. Senza dimenticare che l’automobile, per come è concepita oggi, è un oggetto fatto per uccidere e infatti miete migliaia di vittime: con l’avvento della guida autonoma ci sarà più sicurezza per trasformarla da strumento di morte in mezzo di spostamento, ma la strada è ancora lunga e la “visione zero” per gli incidenti rischia di restare uno slogan, una dichiarazione d’intenti più che un obiettivo da raggiungere.

Il vicepresidente dell’ECF (European Cyclists’ Federation) e di FIAB, Alessandro Tursi, architetto con dottorato in ingegneria, ha illustrato le strategie per trasformare la bici da problema a soluzione per le nostre città perché lo spazio pubblico è un bene comune e per troppo tempo è stato ostaggio di un modello autocentrico che va superato. Così come l’approccio alla sicurezza per chi pedala non può e non deve più passare per campagne sull’uso del casco obbligatorio ma andrebbe declinata sull’abuso dei mezzi a motore perché con meno auto e più bici le strade sono più vivibili per tutti.


Paolo Pinzuti, editore Bikeitalia.it

Paolo Pinzuti, editore di Bikeitalia.it, ha ricordato che ogni anno 170 bambini e ragazzi under 18 vengono uccisi sulle strade italiane e non fa sconti ai mass media che trattano il tema degli “incidenti” (virgolette d’obbligo visto che si susseguono con una frequenza impressionante, ndr) considerandoli come delle tragiche fatalità e non come un’emergenza nazionale: negli ultimi 10 anni nel nostro Paese ci sono stati 1,9 milioni di “incidenti” che hanno prodotto 2,7 milioni di feriti e 37.542 morti. Un “incidente” ogni 3 minuti, un morto ogni 3 ore. Una strage infinita, assecondata da una sottocultura della strada dove l’autovelox viene considerato come una “macchina infernale per fare cassa” e intanto la gente muore perché chi corre in auto si considera al di sopra della legge e spesso se fa ricorso contro una multa riesce pure a non pagarla. Ciclisti e pedoni invece continuano a pagare con la vita perché non sono adeguatamente tutelati.

Le conclusioni del convegno sono state affidate al ministro Danilo Toninelli che, oltre alle citate misure pro ciclisti, ha annunciato anche l’installazione obbligatoria di dispositivi anti abbandono sui seggiolini auto per bambini e uno sconto fiscale per il loro acquisto. L’obiettivo del pacchetto di provvedimenti va nella direzione di ridurre il numero di auto in circolazione: “Con le norme in cantiere, il governo inizia a mettere il traffico a dieta, a rendere più pulite e vivibili le nostre città, più sgombre le nostre strade e a ridurre i consumi degli automobilisti con un’andatura più regolare che non modifica i tempi di percorrenza”.

Il pacchetto legislativo, che prevede anche un ddl Mobilità Sostenibile per i trasporti elettrici negli aeroporti, dovrebbe essere approvato entro la fine di settembre. Da osservatore di questi temi da qualche tempo mi auguro che agli annunci seguano i fatti: perché il cambiamento di cui hanno bisogno le nostre strade per essere più sicure non può più aspettare e ogni minuto che passa ci ricorda quanto siamo in ritardo. La mobilità va ridisegnata a misura di persona: fate presto.

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