[Aggiornamento del 25 marzo 2020: il decreto di modifica del Ministero dello Sviluppo Economico non ha incluso le officine bici tra le attività che possono restare aperte perché forniscono un servizio essenziale]
L’ultimo decreto del governo per contenere la diffusione del Coronavirus, chiudendo le attività ritenute non essenziali, ha creato un cortocircuito nel sistema dei trasporti: le officine meccaniche per la riparazione di automobili e motocicli sono rimaste aperte, quelle per le biciclette sono state costrette a chiudere.
Si tratta di un’evidente disparità, dovuta al fatto che secondo la classificazione Ateco Istat le attività di chi ripara biciclette sono catalogate insieme a chi ripara attrezzatura da campeggio e articoli sportivi. Mentre la bicicletta, soprattutto in questo periodo, continua a essere un mezzo di trasporto individuale strategico per potersi muovere senza entrare in contatto con altre persone e mantenendo la distanza di sicurezza.
Inoltre i ciclofattorini continuano a effettuare consegne in bici e, anzi, nel periodo di quarantena gli ordini sono cresciuti quindi la manutenzione dei mezzi è quantomai necessaria per mantenerli in piena efficienza e intervenire tempestivamente in caso di problemi meccanici.
Lo sottolinea Simona Larghetti, la presidente della Consulta della Bici di Bologna e della locale Associazione Salvaiciclisti: “La bicicletta un mezzo di trasporto, a volte l’unico, un mezzo di trasporto per cui la manutenzione è necessaria. Tra questi ci sono anche medici e infermieri, che ci scrivono preoccupati in queste ore. Per molti altri ancora la bicicletta è uno strumento di lavoro, per esempio per i numerosissimi ciclofattorini che ci portano a casa i pasti a domicilio o ai corrieri sui quali si sono riversate tutte le richieste di spesa a domicilio. Tralasciare dall’assistenza meccanica queste categorie di lavoratori, già vessate dall’assenza di tutele assicurative e sindacali, è una grave dimenticanza”.
Preoccupazioni condivise anche dall’Associazione Salvaiciclisti Roma, come riporta l’ADNKronos: “Ancora una volta assistiamo al deprecabile comportamento da parte delle Istituzioni di ignorare quale mezzo di trasporto la bicicletta. Chiediamo pertanto al Governo di inserire nell’elenco delle attività ritenute essenziali anche il codice Ateco 95.29.02 relativamente alla riparazione delle biciclette per non discriminare le persone che in questi momenti difficili hanno optato per la bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico e che non crea in alcun modo assembramenti”.
A questo proposito è stata inviata una pec congiunta ai ministri del Lavoro, dello Sviluppo Economico e dell’Economia e Finanze che ha per oggetto la “Richiesta di riconoscimento delle attività di riparazione di biciclette quali servizi essenziali esonerati dall’obbligo di chiusura, ed inserimento del rispettivo codice Ateco 95.29.02, relativamente alla suddetta attività, nell’allegato 1 al D.P.C.M. del 22 marzo 2020”.
Un documento firmato da numerose associazioni e realtà attive per la ciclabilità e la mobilità attiva – Salvaiclisti Roma, Salvaiciclisti Bologna, Rete Vivinstrada, Napoli Pedala, Bike to School, FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), Legambici, Fondazione Michele Scarponi, Fiab Firenze Ciclabile, Alleanza Mobilità Dolce, Milano Bicycle Coalition, Famiglie Senz’Auto – in cui si chiede, nero su bianco, la modifica dell’allegato 1 di cui al D.P.C.M. del 22 marzo 2020 pubblicato in GU Serie Generale n.76 del 22-03-2020 e l’inserimento del codice ATECO 95.29.02 relativamente alla riparazione delle biciclette, in quanto mezzo di trasporto essenziale per un’ampia fascia della popolazione e strumento di lavoro per i corrieri in bicicletta.
Bikeitalia.it sottoscrive l’appello e chiede che chi ripara le bici possa essere messo nella condizione di lavorare, soprattutto in questo momento così difficile e delicato dove la bici rappresenta un mezzo di trasporto e di lavoro insostituibile e strategico per muoversi in sicurezza e minimizzare il rischio di contagio.
ci dimenticheranno anche nel decreto del 4 maggio fase 2 negozio riparazione vendita bici con il codice ateco che abbiamo 95.29.02 nella tabella inail classificata azinda a basso rischio diono che seguiranno questa direttiva nella fase 2 speriamo o ci fanno lavorare quando aprono le palestre in settembre dicono ps il codice ateco e riparazione articoli sportivi e da campeggio sono queste due parole che fregano la categoria dovevano fare un codice ateco specifico riparazione bici bici elettriche monopattini eletrrici cargo bke ecc x ora non esiste
il mio ciclista di riferimento lavora da solo,quindi senza dover mantenere distanze di sicurezza,l’officina ha una sala d’ingresso grande e tranquillamente può far entrare un cliente per volta……….il solito servivano task force?i ministeri a cosa servono e i tecnici…….bah un paese allo sbando