Salute

Restiamo sani: lettera aperta al Ministro Speranza

Signor Ministro,

l’esperienza del Coronavirus ha prodotto anche un risvolto positivo: il nostro Ministero della Salute si è fatto promotore dell’attività fisica verso gli italiani veicolando ottimi messaggi sull’importanza di mantenersi fisicamente attivi durante la quarantena.

Restiamo sani

Si tratta di una svolta epocale per la mentalità italiana: l’attività fisica non viene più vista come uno sport nel quale competere ma come strumento per la prevenzione e la cura di malattie come diabete, ipertensione e infarto (che da sole costano 639 milioni di euro all’anno a Sistema Sanitario Nazionale).

Il mio pensiero è che questa scelta non sia stata frutto solo della contingenza del momento ma che prosegua anche nel futuro, quando il virus sarà stato sconfitto o perlomeno circoscritto. Sarebbe un peccato che il Ministero della Salute perdesse l’opportunità di farsi promotore di un mezzo che nello stesso momento migliorerebbe la salute degli italiani e abbatterebbe le spese sanitarie.

https://www.facebook.com/robersperanza/posts/3692363887502794

Ieri, in un post sulla sua pagina Facebook per celebrare la Giornata Mondiale della Salute, ha pubblicato la foto della targa appesa fuori dell’ingresso del Ministero, che recita: “La salute è uno stato dinamico di completo benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, non mera assenza di malattia”. Si tratta della definizione che è stata coniata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Io spero proprio che il suo Dicastero prosegua in questa lotta per il miglioramento della salute dei cittadini attraverso l’attività fisica e per fare la mia parte voglio lasciarle alcune suggestioni. Mi permetto di farlo perché da tempo mi occupo delle ricadute positive dell’attività fisica (in bici e non) sulla salute, sia in termini di studio che di divulgazione.

La letteratura scientifica ci insegna che la salute attraverso l’attività fisica è un obiettivo che si realizza con diversi approcci:

  • Multilateralità
  • Abitudine
  • Individualizzazione

Quando si parla di multilateralità, si intende che l’attività fisica deve essere varia e deve sollecitare le capacità condizionali e coordinative dell’individuo in maniera globale e non solo specifica, soprattutto se si tratta di persone patologiche. Come ci indica l’OMS la multilateralità deve riguardare: capacità aerobica (per rinforzare l’apparato cardiovascolare), forza muscolare, mobilità articolare, rinforzo schiena e addome (che sono causa di dolori, spese mediche, giorni di lavoro persi, soldi andati in fumo per aziende e SSN) e rafforzamento della densità ossea.

Abitudine, ovvero l’attività fisica non deve richiedere tempo da destinare a essa ma deve far parte della vita dell’individuo. Non dobbiamo pretendere che gli italiani sacrifichino il loro tempo per fare attività fisica (come avveniva durante il sabato fascista), dobbiamo far cambiar loro le abitudini dei cittadini in favore di momenti più attivi e dinamici. Quindi ad esempio stimolare l’uso della bici e dell’andare a piedi invece dell’automobile diventa fondamentale in quest’ottica.

Infine, individualizzazione. Le linee guida generiche, persino quelle dell’OMS (i famosi 150 minuti di attività fisica a settimana o i 10.000 passi al giorno) sono estremamente ampie e poco applicabili. Dobbiamo far sì che il cittadino italiano possa avere accesso a personale formato in grado di dosare l’attività fisica in base alle caratteristiche, esigenze e necessità del singolo.

E in questo i medici di base dovranno essere i primi baluardi, poiché sono i primi specialisti (e spesso gli unici) a cui si rivolge la categoria più fragile: gli over 65. I medici di base andranno formati (le competenze in attività fisica non fanno parte del curriculum studiorum di un medico) e autorizzati a prescrivere attività fisica per la terapia. In questo i laureati in scienze motorie, se equiparati a professionisti sanitari come i fisioterapisti, potranno valutare, dosare e monitorare l’attività fisica di concerto e a supporto del medico.

La mia speranza è che il futuro che ci attende sia quello in cui l’attività fisica venga vista come un bene essenziale e che il Ministero della Salute se ne faccia baluardo. Perché il Coronavirus ha mostrato la nostra fragilità, la debolezza fisica dei nostri nonni e genitori, pluripatologici e sedentari, estremamente esposti alle complicanze di un virus per il quale non abbiamo anticorpi.

Se Lei, Ministro, vorrà portare avanti il messaggio scritto sulla targa del Ministero che amministra, non potrà esimersi dal considerare l’attività fisica come strumento rapido, efficace, capillare ed economico per farlo.

Il 98% dei deceduti per Coronavirus presentava una o più patologie croniche, sviluppate chissà quanti anni prima.

È tempo di fare qualcosa affinché invecchiare, nel nostro Paese, non sia più sinonimo di malattia e ricordare gli insegnamenti di Ippocrate, padre della medicina, che da 2.500 anni ci ricorda che “la malattia vola via dal corpo che si mantiene in movimento”.

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