Se vai a fare il vaccino in bici e ti fanno storie perché non sei in auto
All’indomani della Giornata Mondiale della Bicicletta – che proprio ieri è stata festeggiata in lungo e in largo un po’ dappertutto, con il bel prologo della vigilia con il Bikeitalia Day – una notizia di cronaca di “ordinaria burocrazia antibici” comincia a girare sui social e attira la nostra attenzione: è l’esperienza diretta di Marco Ferrari, attivista dell’Associazione Genitori Antismog, che proprio questa mattina aveva l’appuntamento per fare il vaccino a Milano in Via Novara nell’hub drive through di Trenno. Lui si è presentato in bici e non volevano farlo entrare perché non era in auto. Vediamo nel dettaglio com’è andata.
Scrive su Facebook Marco: “Stamattina è giunto finalmente il giorno della mia vaccinazione. Mi presento al hub vaccinale di Trenno, in via Novara, il famoso ‘drive-thru’ allestito dall’esercito. In bici. Mi metto in coda dietro a qualche auto, ma già all’ingresso i responsabili della protezione civile mi fanno cenno di avvicinarmi e mi spiegano che non possono farmi entrare in bici. Io dico che mi sono prenotato regolarmente e che nella prenotazione e nelle istruzioni non era specificato che fosse obbligatorio presentarsi in auto”.

Il racconto di Marco prosegue: “Al che mi fanno vedere il totem all’ingresso, dove è scritto che possono accedere solo le “autovetture”. Protesto, dicendo che ho già fatto 5 km, che non posso scoprirlo una volta giunto e che comunque è una discriminazione. Chiedo di parlare con un responsabile, e a quel punto vanno a chiamare il sergente dell’esercito che mi spiega che loro hanno indicazioni di non accettare persone a piedi e in bici, che appunto si chiama ‘drive-thru’ per quello. Rispondo che potrei anche non sapere l’inglese, ma che comunque anche la bici è un veicolo e che si guida. E rimane il fatto che da nessuna parte era scritto che fosse obbligatorio arrivare in auto. E se non avessi un’auto?”.
In effetti Marco non è la prima persona che si è presentata lì in bicicletta per fare il vaccino: prima di lui era già successo, come carpisce dal commento di un addetto che dice “se ogni 100 auto si presenta uno in bici… qualche problema di comunicazione c’è…”. Ma le persone prima di lui erano state tutte rimandate indietro. Marco però, caparbio, non demorde: per quale ragione vogliono negargli l’accesso, avrebbe dovuto affittare a sue spese un’auto del car-sharing o presentarsi in taxi per ottenere il vaccino regolarmente prenotato?

“Io continuo a insistere – prosegue nel suo racconto Marco – che voglio essere vaccinato e che il mio mezzo è la bici e che non devo per questo essere discriminato. Chiamano infine il responsabile sanitario dell’ATS che mi spiega che dato che è previsto un periodo di osservazione di 15 minuti per le eventuali reazioni avverse, allora se si sta seduti nella propria macchina è un conto, mentre in bici non è previsto uno spazio. Rispondo che basterebbe prevedere per i ciclisti qualche sedia sotto uno dei vari gazebo. Comunque mi fa infine passare, chiede che mi sia data una sedia per l’osservazione, ottengo così la mia prima dose di vaccinazione e attendo che trascorrano i 15 minuti…“.
Nell’attesa, mentre Marco è seduto e aspetta i suoi 15 minuti per poter andare via, arriva nell’area di osservazione una persona in moto che si accoda alle auto in sosta. “Ma quindi in moto si può?”, chiede Marco a uno dei responsabili della Protezione Civile con cui aveva discusso prima. E lui, di rimando: “Sì: in moto si può… cioè: non si potrebbe, ma le moto le fanno passare…”, aggiunge.
La riflessione di Marco, affidata al suo account Facebook, è amara: “Ecco che viene fuori tutta l’arretratezza culturale di questo Paese, che considera la bicicletta un mezzo di trasporto marginale, quasi un fastidio. E la discriminante non sono neanche le due ruote, ma non avere il motore a scoppio. Invece di venire incentivato, invece di venire premiato, chi non inquina e non fa rumore e si sposta in bici viene continuamente vessato. E penso che se anche ho fatto su un casino – sebbene per un mio diritto – almeno io non ho fatto respirare gas di scarico agli operatori e agli altri vaccinandi. E penso anche a tutti quegli altri ciclisti che sono dovuti tornare indietro e trovare altre soluzioni per vaccinarsi, perdendo tempo e giorni preziosi. Generale Figliuolo, fai aggiungere qualche sedia e un gazebo per noi ciclisti al ‘drive-thru’, così che sia anche ‘bike-thru‘.
La seconda dose del vaccino Pfizer Marco la dovrà fare il 10 luglio, sempre presso lo stesso hub vaccinale: nel frattempo avranno allestito un’area di osservazione per chi si presenta senz’auto e arriva in bici?
Marco sei un mito. La tua esperienza dimostra come la bicicletta in Italia sia ancora vista solo come oggetto di svago e sport. Eppure una volta si usava quotidianamente come mezzo di locomozione e lavoro dalle classi meno abbienti, ed era diffusissimo, ( ricordare il film ” Ladri di biciclette” ). Poi la motorizzazione di massa ha fatto il disastro ecologico e culturale. E ora siamo qui ad arrancare dietro a pregiudizi per far capire alla gente quanto sia dannoso spostarsi a motore. In un mondo migliore, solo veicoli per disabili, veicoli pubblici e trasporto merci, possibilmente ecologici, e poi solo biciclette……la salute pubblica e privata ne guadagnberebbe.
però secondo il codice della strada la bicicletta è equiparata a tutti gli altri mezzi di trasporto…..