Parliamo sempre di quanto sia utile l’esercizio fisico per migliorare il nostro benessere.
La rete è piena di articoli dove si fa riferimento alla necessità dell’attività motoria per tenere a bada il peso, per avere una buona funzionalità cardiaca, per contrastare l’invecchiamento e chi più ne ha più ne metta.
Credo ci sia davvero poco da aggiungere in merito.
Molto meno si trova sull’utilità del moto e in particolare sull’uso della bici come uso terapeutico nel caso di importanti patologie croniche degenerative quali il Parkinson e il morbo di Alzheimer.
Capisco che un argomento trattato con un approccio scientifico rischierebbe di essere tedioso e poco comprensibile ai non addetti ai lavori, motivo per cui affronto la cosa in modo differente e da un punto di vista più, come dire, ciclistico.
Innanzitutto qualcuno forse ricorderà Davis Phinney, ciclista Statunitense classe 1959. Bronzo olimpico a Los Angeles 1984 e vincitore di diverse tappe anche al Tour de France. Con l’arrivo del nuovo secolo, nel 2000, a Davis venne diagnosticato il morbo di Parkinson e dal 2003 raccoglie fondi per la ricerca su questa patologia tramite una fondazione da lui aperta.
Tra i vari studi è emerso che il ballo e la bicicletta sembrano essere le attività maggiormente indicate.
Gira in rete un video impressionante dove si vede un soggetto di 58 anni visibilmente affetto dal morbo di Parkinson, in forma grave, da oltre 10 anni. Quasi incapace di camminare manteneva tuttavia intatta la capacità di andare in bicicletta, diciamo anzi che, vedendolo pedalare, cosi nessuno potrebbe sospettare della sua patologia.
Gli studi negli anni sono andati notevolmente avanti e alcune ricerche affermano che i sintomi possono essere ridotti in modo sensibile con una percentuale che alcuni scienziati affermano essere intorno al 30%.
Se la percentuale è corretta o meno lo vedremo meglio nel futuro ma nel frattempo possiamo affermare con assoluta certezza che l’attività motoria in bici porta i seguenti vantaggi per i pazienti col Parkinson:
- Migliora la funzione motoria generale
- Riduce il tremore
- Riduce la bradicinesia (un disturbo neurologico tipico della malattia e che consiste nella difficoltà dell’individuo ad iniziare un nuovo movimento)
- Riduce la rigidità
- Migliora la capacità aerobica
- Migliora l’umore
- Migliora la funzione cognitiva
- Aumenta la gioia e le connessioni sociali
- Diminuisce i punteggi UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale)
Fin qui quello che chiunque con un minimo di utilizzo di Google può trovare in rete.
preparazione invernale
ciclismo indoor allenamento della forza Core Training
A questo punto caliamo il nostro asso di briscola. Ovvero la nostra esperienza. Aggiungo per chiarezza che io sono un medico, ma specificatamente non sono un neurologo, per cui per quanto riguarda le considerazioni finali mi riprometto di verificare le mie osservazioni nelle prossime settimane con alcuni colleghi.
Dunque, da un paio d’anni sono entrato in contatto con Simone Masotti, un architetto friulano, sofferente ormai da 16 anni di morbo di Parkinson. Il contatto avviene via chat sulla nota piattaforma FB. Inizialmente voleva solo qualche consiglio su come organizzare un ciclo viaggio. Non sto ad annoiarvi sul prosieguo della chat, diciamo solo che alla fine abbiamo organizzato un primo viaggio in bici in Croazia.
A parte l’essersi divertiti ed aver affrontato una esperienza nuova, il viaggio fu un po’ un mezzo disastro. Non per colpa di Simone, ma un particolare apparecchio dotato di radio comando (in gergo DBS) che pilota due elettrodi intra cranici che servono a tenere a bada alcuni sintomi del Parkinson, era andato in tilt. Un problema serio che ha necessitato un intervento chirurgico per la sostituzione del medesimo.
Se qualcuno è interessato, il racconto del viaggio, che venne diviso quindi in due step lo trovate sul mio canale YouTube (qui un riassunto dei preparativi).
Quest’anno l’esperienza è stata ripresa programmando un percorso abbastanza impegnativo tra Veneto e Friuli. 700 Km. Da farsi in 7 giorni, con anche tappe da 130 km e dislivelli oltre i 1.000 metri. Quindi non proprio una sgambata fuori porta.
A parte me e Simone all’escursione ciclistica hanno partecipato anche Gianni Semenzato e Paolo Nadin, due cari amici.
Mi limito solo a riportare alcune osservazioni fatte alla fine della settimana passata in sella:
Simone durante il viaggio non ha mai dovuto utilizzare il DBS. Per capire bene il concetto va tenuto presente che normalmente il DBS, quando Simone è a casa, viene modulato almeno una decina di volte al giorno!
Simone ha ridotto della metà il dosaggio farmacologico che il morbo richiede quotidianamente!
E in ultima battuta al rientro a casa Simone, sorridendo, è uscito con questa frase “una settimana vissuta senza sentirmi ammalato di Parkinson“.
Va da sé che questa esperienza diventerà nei prossimi anni una abitudine, ma viaggi futuri a parte, le osservazioni di carattere medico, e che io ho trovato più impressionanti più che interessanti, meritano una più attenta valutazione da parte degli esperti del settore.
Che però una importante attività motoria, meglio se in bici, sia ormai da considerare parte integrante della terapia penso sia fuori di dubbio.
Per chi ha un quarto d’ora da spendere lascio in calce il link al nostro video.
Buona visione.
Una volta c’era Amico Treno e io giravo in bici anche due volte alla settimana. Spesso andavo in Friuli perché meno inquinato. Scendevo a Udine per risalire a Gorizia dopo aver pedalato sul monte Tolmino. Peccato che non ci siano più convenzioni economiche treno + bici
Siete favolosi!! Se avessi saputo vi avrei accompagnato volentieri. Un grande abbraccio a Simone per il coraggio nell’intera prendere questa avventura ed un augurio di farne 1000 altre !