Ci sono cose che non dovrebbero mai succedere.
Mai.
Né per errore, né per gioco, né per fatalità.
Oggi, purtroppo, è successo.
Un’auto è piombata su una scuola materna dell’Aquila, ha ucciso un bambino di quattro anni e ne ha feriti altri quattro.
I giornali che riportano la notizia parlano di un’auto che si è messa in marcia da sola, per cause ancora in fase di accertamento. Per quello che si sa, l’auto era di una mamma che era andata a prendere a scuola il proprio figlio. Forse si era dimenticata il freno a mano.
Non oso immaginare come si possa sentire oggi questa povera donna che, suo malgrado, ha oggi ucciso un bimbo della stessa età del proprio figlio. Non oso immaginare come si sentano gli altri genitori. Come si sentano gli insegnanti o gli altri bambini che hanno assistito alla scena e quanto tempo ci metteranno tutti questi a riprendersi dallo shock e dal dolore.
L’unica cosa certa è che queste sono cose che capitano.
Sono cose che capitano quando non si fa nulla per evitare che accadano.
Negli Stati Uniti, ad esempio, una cosa che accade con una certa frequenza è che dei bambini vengano feriti e uccisi da proiettili sparati accidentalmente da pistole detenute in casa dai genitori. A voler essere precisi, nel 2021 è successo 377 volte, per un totale di 154 bambini morti e e 242 feriti.
In Italia, dove le persone non detengono armi da fuoco in casa, questi eventi non si verificano.
Se ne verificano altri, però.
Poche ore prima dell’orribile evento alla scuola 1 Maggio dell’Aquila, a Massa Lombarda un bambino di 11 anni è stato investito per strada da una ragazza alla guida di un’auto. Ora il ragazzino è in gravi condizioni all’ospedale di Cesena.
Più o meno è quello che è accaduto ieri a Vercelli e a Castelvolturno, l’altro ieri a Fiumicino, il giorno prima a Veronella. Perché non passa giorno senza che da qualche parte in Italia un bambino non finisca sotto le ruote di un auto o di un furgone.
Solo che alle volte queste notizie finiscono sull’apertura dei giornali, altre volte restano tranquillamente sulla cronaca locale, come riempitivo prima di arrivare alle notizie sul calcio e alle previsioni del tempo. In ogni caso vengono sempre derubricate alla voce “fatalità”. E nel 2021 sono stati 29 i bambini morti in incidenti stradali.
La cosa più facile adesso sarà dare la colpa di tutto alla povera donna che voleva solamente andare a prendere il proprio figlio all’asilo e ha probabilmente dimenticato il freno a mano dell’automobile. Qualcuno la vorrà lapidare nella pubblica piazza e probabilmente anche lei lo vorrà perché non so come si riesca a vivere con una responsabilità tanto grande.
Ma la pubblica lapidazione non eviterà che questo possa accadere di nuovo.
L’unica cosa che può evitare che accada di nuovo è iniziare ad accettare che se ogni giorno un bambino finisce sotto le ruote di un’auto, questa non è una fatalità (come ha invece dichiarato immediatamente il sindaco dell’Aquila), ma un fatto sistematico, un’emergenza a cui le istituzioni devono dare immediatamente una risposta.
E la risposta è una sola: teniamo le auto lontane dai bambini e viceversa perché insieme non possono esistere. E perché non possiamo continuare a vivere con le dita incrociate sperando che vada tutto bene.
Si cammina
Penso magari ai paesi attorno a me, nelle Marche.
Nella Valdaso ci sono tanti paesi arroccati su crinali, di forma pressochè lineare; Campiglione, Moresco, Petritoli, ecc…
Sacrosanto, tutto molto bello e condivisibile.
Ma nei centri storici dei piccoli paesi quando tutti gli edifici sorgono sull’unica via centrale che si fa, si crea una tangenziale ?
Tipo dove?