Mobilità

La storia del parcheggio bici più grande del mondo a Utrecht

Ormai è diventato un caso internazionale di studio, per le soluzioni architettoniche adottate e per la sua capienza: ma come è nato il parcheggio bici più grande del mondo a Utrecht? A illustrare la storia della megainfrastruttura ciclabile da 12.500 posti bici è stata l’architetta italiana Ludovica Medori, professionista che lavora presso lo studio di progettazione Ector Hoogstad Architecten, al Mobilitars 2022, evento organizzato da Bikenomist in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia.

Una curiosità: inizialmente il Comune aveva richiesto una struttura fuoriterra, che si sarebbe sviluppata in verticale. La proposta fatta dallo studio di progettazione che lo ha realizzato è invece stata quella di metterlo sottoterra: in questo modo – come ha sottolineato l’architetta Medori – il parcheggio interrato non ha rubato spazio pubblico ma ha generato esso stesso altro spazio pubblico, consentendo di utilizzare la superficie sopra il parcheggio come piazza, da poter utilizzare anche con condizioni meteo avverse grazie a una copertura.

Utrecht: parcheggio da 12.500 posti bici

La genesi del parcheggio, costato quasi 45 milioni di euro, è stata piuttosto laboriosa: “Si è trattato di un progetto complesso, gestito da più team, visto che l’infrastruttura si sviluppa su una superficie lorda di 21.370 metri quadri e presenta 3 livelli – 0, +1 e -1 – che sono collegati tra loro da rampe ciclabili. All’interno del parcheggio c’è una ciclofficina per le riparazioni e un servizio di noleggio biciclette pubblico e possono essere parcheggiate non solo bici standard ma anche ebike e cargo bike”, sottolinea Medori.

Parcheggio bici Utrecht
Parcheggio bici a Utrecht: 12500 posti distribuiti su 3 livelli

La struttura si sviluppa grazie a un gioco di dislivelli e di volumetrie studiati per risultare user-friendly: il percorso di accesso, direttamente dal livello 0, è ad anello a senso unico con indicazioni precise e di facile lettura. Al centro c’è il percorso pedonale e non c’è promiscuità ciclisti/pedoni: inoltre grazie alla scelta dei materiali, alle cromie e all’illuminazione non ci sono zone buie né spazi ciechi e si ha una sensazione di sicurezza.

In conclusione questo progetto dimostra che le piste ciclabili da sole non bastano per sviluppare la ciclabilità, ma è altrettanto importante realizzare parcheggi dove poter parcheggiare la propria bici in modo facile, piacevole e sicuro.

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Commenti

  1. Avatar Simone ha detto:

    Scusate ma l’articolo parla di una cosa fondamentale che in Italia rivoluzionerebbe il modo di vivere la bicicletta in aree urbane, e voi fate questioni di lana caprina sui termini….. ragazzi proprio non ci siamo, cerchiamo di dare un colpo di reni e toglierci questa inutile patina di polemica che ci accompagna ovunque per migliorare veramente le cose!

  2. Avatar Mariapaola Mauri ha detto:

    Esatto, le parole sono importanti. Architetta esiste, è italiano ed è da preferire. Come ingegnera, ancora meno usato, semplicemente perchè l’ambiente ingegneristico è sempre stato molto maschile. Ti suona strano perchè sono poco usati, rispecchiando un vecchio pregiudizio. Io mi sforzo di usarli, come penso sia giusto.

  3. Avatar N.M. ha detto:

    Brava.

    Io però sono un uomo geometra, e lei una donna architetto.

    Perché “geometro” e “architetta” fanno tanto ridere, oltre ad essere un insulto alla grammatica

    Le parole sono importanti (cit.)

    1. Avatar Manuel Massimo ha detto:

      Non è affatto così: architetta è semplicemente il femminile di architetto, mentre ci sono il geometra e la geometra. Lo dice anche l’Accademia della Crusca.

      > https://www.teknoring.com/news/abilitazione-professionale/architetta-timbro-femminile/

      Le parole sono importanti: se ci sono usiamole!

      Manuel Massimo – Direttore responsabile di Bikeitalia.it

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