Caro Babbo Natale,
ti scrivo perché l’anno volge al termine e si tirano le somme: la missione per trasformare l’Italia in un Paese Ciclabile continua, ma ultimamente la salita si è fatta più dura e spezza il fiato, oltreché le vite di chi pedala su strade ancora troppo piene di automobili e mezzi a motore pesanti e letali. Proprio oggi abbiamo dato l’ultimo saluto al campione Davide Rebellin, ennesima vittima della violenza stradale.
Fondi per le ciclabili
Caro Babbo Natale, scrivo a te perché da anni qui su Bikeitalia con tutti i governi ci abbiamo provato a chiedere che le nostre città potessero diventare finalmente ciclabili, se non proprio tutte “come Amsterdam” a livelli quantomeno accettabili. Ma proprio qualche settimana fa il Fondo per le piste ciclabili urbane di 47 milioni per il 2023 è stato prima azzerato e poi ricostituito sotto altro nome, grazie a un emendamento dell’opposizione. Mettendoci però dentro solo 2 milioni per l’anno a venire: neanche le briciole del pandoro, mentre invece le squadre di Serie A con gli 889 milioni di euro del Salva-Calcio sono riuscite a mangiarsi tutto il panettone, dopo un pasto luculliano gentilmente offerto dalla collettività.
Siamo persone in bicicletta
Caro Babbo Natale, scrivo a te perché vorrei che l’Italia potesse aspirare a essere finalmente un Paese in cui andare in bicicletta fosse un fatto socialmente accettato. Non qualcosa di strano di cui doversi giustificare al pranzo di Natale con i parenti, né una concessione fatta da chi guidando un mezzo a quattro ruote si sente padrone della strada. Mario Tozzi dice che ogni volta che vediamo un ciclista per strada bisognerebbe ringraziarlo: a me basterebbe semplicemente essere visto ed essere considerato una persona in sella a una bicicletta, non un ostacolo nella corsa di chi guida in città pensando di essere in un circuito di Formula 1 o in un deserto, come negli spot dell’automotive falsi e bugiardi. E che mantenessero la giusta distanza in fase di sorpasso: il famoso metro e mezzo.
Italia 30
Caro Babbo Natale, le cose da scriverti sarebbero ancora molte ma, su tutte, mi piacerebbe che il nuovo anno portasse con sé una grande novità: il limite di 30 km/h in città in tutta Italia (lo ha già fatto con successo la Spagna, ndr), come misura di civiltà da cui ripartire per disegnare strade e piazze a misura di persona. Spazi urbani in cui i bambini, gli anziani e i disabili, le persone a piedi e in bicicletta potessero muoversi in sicurezza. Gli utenti fragili come punta di diamante di una nuova mobilità.
Stop strage stradale
Le notizie che trapelano dal tavolo interministeriale sulla sicurezza stradale indicano che l’intenzione di mettere mano al tema della strage stradale quotidiana c’è, ma oltre alla volontà politica sono necessarie anche le competenze. E “la strada per l’inferno, si sa, è lastricata di buone intenzioni”, come scriveva un altro vecchio saggio con la barba.
Caro Babbo Natale, grazie per avermi letto fin qui: “Trasformiamo l’Italia in un Paese Ciclabile”.
E Buon Natale.
[Ringrazio ancora Simone Lunghi per la foto di copertina dell’articolo]
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