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Tira fuori il tuo sogno dal cassetto e parti in bici

Tira fuori il tuo sogno dal cassetto e parti in bici

Partire con il cuore e lasciarsi tutto alle spalle: è questo che la cicloviaggiatrice Veronica Rizzoli ha fatto con il suo progetto “Bike Without Border”, un viaggio in bici straordinario verso Oriente per andare oltre non solo i confini geografici, ma anche quelli mentali e sociali. In compagnia della sua fidata Nala, una cagna di 8 anni che le è stata al fianco in ogni pedalata, Veronica ha attraversato l’Italia da Nord a Sud e poi traghettando in Grecia si è diretta verso Est, in Asia Centrale. Avventurandosi preferibilmente su strade poco battute – seguendo la Via della Seta – incontrando tante culture diverse. In sella alla sua bicicletta: non solo un mezzo di esplorazione, ma anche uno strumento per abbattere i pregiudizi.

In queste righe scopriamo che cosa l’ha spinta a intraprendere un’avventura così intensa e ne ripercorriamo con lei le tappe.

Veronica, partiamo dalla fine. Al termine di questa tua incredibile avventura che si è conclusa da poco hai scritto: “Solo tu sai qual è la tua strada!”. Come è nata l’idea di affrontare un viaggio così lungo e impegnativo in bici, e perché hai scelto di chiamarlo “Bike Without Border”?

Nella testa di ogni cicloviaggiatore c’è sicuramente l’Oriente: un po’ perché verso Est si può pedalare per migliaia di chilometri senza dover ricorrere ad altri mezzi e un po’ perché quel senso di mistero e magia legato al profondo Est – grazie anche ai racconti di Terzani, di Thubron e altri autori che hanno amato profondamente l’Asia – è una calamita irresistibile.

Da tempo sognavo di poter raggiungere da casa l’Asia centrale, ritrovandomi a percorrere la Via della Seta, e magari potermi spingere ancora un colpo di pedale più in là! Bike Without Border nasce un po’ dalla mia insofferenza di fronte ai confini – territoriali, ma anche della mente – che troppo spesso sfociano in pregiudizi e ci impediscono di essere obiettivi. Io credo che viaggiare in bici possa aiutare chiunque a vedere quello che ci circonda da un altro punto di vista e perciò a essere persone più aperte al confronto e a ciò che è diverso da noi e quindi, probabilmente – lo spero – migliori. Per quanto riguarda i confini territoriali, beh sicuramente è un’emozione forte riuscire a passare una barriera in sella, finché ci si riesce… Gli italiani sono sicuramente un popolo fortunato con un passaporto che riesce ad aprirci quasi qualsiasi confine, ma non per tutte le popolazioni è così.

Veronica Rizzoli Nala Italia Puglia
La bici è spesso vista come simbolo di libertà e sostenibilità. In un mondo sempre più segnato da confini e conflitti, questo viaggio ha rappresentato anche un modo per promuovere la pace e superare barriere culturali o politiche?

Spero proprio di sì! Nessun essere umano, a mio parere, è immune dai preconcetti ma sicuramente un viaggio in bici, di qualunque natura essa sia, può aiutarti a rimettere in discussione tutto e non è affatto banale. La bicicletta è un mezzo davvero potente, ma se usata con la gentilezza, la curiosità e il sorriso diventa davvero indomita.

Nala ha viaggiato in bici fin da cucciola. Com’è stato affrontare quest’avventura solo con lei al tuo fianco, e come la sua esperienza e la sua presenza hanno influenzato il tuo viaggio?

Nala è una compagna di viaggio eccezionale che, in tutti questi anni, mi ha davvero insegnato molto. Nel tempo abbiamo imparato a trovare il nostro equilibrio, ad adattarci l’una all’altra, a capirci. Viaggiare con un cane però, richiede alcuni accorgimenti ulteriori come: avere la documentazione sempre aggiornata per poi passare i confini senza problemi, trasportare abbastanza cibo per i giorni successivi del viaggio valutando che non è scontato poterne reperire altro presto, saper valutare le distanze da percorrere e le condizioni climatiche e altro ancora.

Il viaggio in bici solitamente è un’avventura lenta; con Nala lo è ancora di più! Quindi le tempistiche del viaggio si sono diluite. Inoltre, avendo attraversato paesi di fede musulmana, non è sempre stato scontato far accettare la presenza di un cane anche se, devo ammettere, Nala abbaia poco ed è davvero tranquilla e alla fine è stato più facile del previsto. Comunque avevo già previsto di dormire spesso in tenda, nella Natura, ed è stata una scelta azzeccata sia per la bellezza dei luoghi che per la sensazione di essere davvero un’unica cosa con il mondo che ci circonda.

Nonostante Nala sia abituata a viaggiare, ci sono stati momenti in cui è stato particolarmente difficile gestire la logistica o le sfide del viaggio? Come ti sei organizzata nei momenti più impegnativi?

Per rispondere a questa domanda mi viene in mente una situazione all’ingresso dell’Asia centrale. In luglio ci siamo trovate ad attraversare il bassopiano turanico in Uzbekistan e l’Altopiano di Ustyurt in Kazakistan, due aree geografiche desertiche dove le temperature hanno superato i 47°C. Dopo un primo momento di indecisione sul continuare a pedalare o meno, non ho avuto più dubbi: abbiamo deciso di fare autostop. Anche questa esperienza si è rivelata davvero incredibile perché ci ha permesso di conoscere persone generose e molto interessanti! Quando viaggi per così tanto tempo sai che, prima o poi, accadrà qualche inconveniente, ma il segreto è non perdersi d’animo, cercare di restare lucidi e accettare l’aiuto che, provvidenzialmente, arriva sempre!

Nel raccontare il viaggio sui tuoi canali social hai menzionato il fatto che Nala ti “sgrida” quando sta troppo sul carrellino e ti riempie il cuore di dolcezza con i suoi sguardi. Quanto è stato importante il vostro legame emotivo nella condivisione di questa esperienza?

Prima di Nala, in età adulta, non ho mai avuto un cane. Poi anni fa, al confine tra Sudafrica e Lesotho, un cucciolo denutrito ha deciso di irrompere nella nostra vita dormendo nella veranda della nostra tenda. Sembra incredibile ma per me è stata come una folgorazione. Al ritorno, spulciando sui siti online dei canili del nord Italia, ho trovato Gaia – era stata chiamata così -, una cucciola meticcia di quattro mesi proveniente da Palermo. Dopo una settimana l’avevamo adottata e da allora è stata sempre parte della famiglia, condizionando scelte e situazioni.

Quando viaggiamo, ma anche a casa, io e Nala stiamo sempre insieme e ormai ci conosciamo alla perfezione. Vederla correre libera, anche con altri cani, annusare l’aria con gli occhi chiusi, godersi il riposo in tenda nella sua cuccia o sotto le stelle sono dei veri toccasana per l’anima. La sua presenza rende sempre tutto più intenso e speciale.

Viaggiando attraverso diverse culture e luoghi, che tipo di reazioni hai ricevuto dalle persone, soprattutto riguardo alla presenza di Nala? Ha facilitato gli incontri, magari abbattendo barriere o diffidenze?

Nala ha un carattere pacifico e riservato. Non è un cane alla costante ricerca di coccole o attenzioni anzi, inizialmente fatica ad avvicinarsi alle persone che non conosce. Questo ha sicuramente giocato a suo favore: in molti paesi la gente teme i cani o semplicemente non li apprezza, ma vedendola così tranquilla spesso sono state proprio queste persone a parlarmi, colpiti dal carattere di Nala. Nei paesi musulmani di frequente non si riesce a trovare un alloggio dove i cani siano ammessi, ma questo ci ha condotto su strade più remote dove la Natura e i paesaggi ci hanno permesso di trascorrere nottate davvero tranquille e felici. In altri paesi dove molte altre persone hanno il cane, paesi come la Russia o la Grecia, Nala è stata assolutamente l’occasione per fare amicizia o due chiacchiere.

Ci sono stati momenti in cui ti sei sentita sopraffatta dalle difficoltà o dalla solitudine? Come hai trovato la forza di andare avanti, soprattutto sapendo che Nala contava su di te?

In realtà, forse anche grazie a Nala e agli amici incontrati sulla strada, non ho mai avuto particolari difficoltà o sofferto solitudine. Anzi, pensandoci bene, c’è stato un episodio che mi ha un po’ scoraggiato, un episodio che non dovrebbe mai accadere. Per fortuna si è risolto senza conseguenze e poi tutto è andato per il meglio. Purtroppo il viaggio e l’essere donna non sono sempre un binomio vincente.

Sono davvero tanti anni che giri il mondo in bicicletta, ma intraprendendo un viaggio del genere da sola hai dovuto affrontare pregiudizi o situazioni difficili legate al tuo essere una donna?

Viaggio in bici da tanti anni: correva il 2007 quando mi cimentai per la prima volta in un vero e proprio vagabondaggio a due ruote e il fatto di essere donna non mi ha mai causato tanti problemi, ma partire da soli è tutta un’altra cosa e l’ho potuto constatare anche dai racconti di altre cicloviaggiatrici incontrate sulla strada.

Purtroppo alcune persone credono che una viaggiatrice sola stia cercando compagnia o che sia una “facile”, disposta a concedersi senza problemi. In una occasione l’essere sola mi ha causato un grande spavento, ma i miei amici e le persone che mi vogliono bene mi sono state vicine e hanno risvegliato in me una forza d’animo che non credevo di avere. Così, dopo un primo momento di delusione e demoralizzazione che mi ha portato a pensare di interrompere il viaggio, mi sono detta che sarebbe stata una sconfitta e che, per cambiare le cose, bisogna persistere e così ho fatto!

Che cosa ti ha lasciato questa impresa, in termini di avventura, resilienza e legame speciale con la tua compagna di viaggio?

Un’avventura del genere ti rivolta come un calzino, ti centrifuga e ti stende al sole ad asciugare riempiendoti l’animo di energia, di creatività e di idee. Questo viaggio mi ha lasciato sicuramente una grande determinazione nel continuare a resistere e combattere un mondo ingiusto, soprattutto nei confronti del genere femminile. L’energia delle tante donne incontrate sulla strada che, quotidianamente, lottano per avere gli stessi diritti o semplicemente per essere ascoltate, mi ha investito di speranza, forza e tanto coraggio. Parlando del mio rapporto con Nala invece, abbiamo avuto ancora la riprova di volerci un gran bene e penso che, nonostante la sua età di 8 anni, ci aspettino ancora tante indimenticabili esperienze.

Sei rientrata a casa e adesso immaginiamo che ti riposerai. Hai già in mente nuovi progetti di viaggio? In base alla tua grande esperienza, quali consigli daresti a chi sogna di intraprendere un’avventura simile?

Il rientro a casa – ho scelto di non prendere aerei per non costringere Nala a viaggiare in stiva – è stato lungo e più faticoso della pedalata fino in Asia Centrale. Per tornare in Lombardia dal Kirghizistan io e la pelosa abbiamo preso 12 diversi treni, incredibile! Quindi, come primo progetto, ci siamo ripromesse di non prendere più treni per i prossimi 10 anni (scherzo). Poi l’anno prossimo vorrei tornare a riprendere la bici lasciata in Asia e proseguire il viaggio verso l’estremo Oriente e il Giappone, passando dalla Cina, il Pakistan, il Nepal e altre nazioni a est. Speriamo di farcela.

A chi vuole intraprendere un viaggio pazzo come questo consiglio solamente di partire senza pensarci troppo. Di non trovare scuse per rimandare. Se è quello che sogni, semplicemente tira fuori il sogno dal cassetto e fai di tutto per realizzarlo!

Veronica Rizzoli e Nala per il progetto Bike Without Border

Qui di seguito trovate intanto la raccolta delle tracce con le 33 tappe italiane del progetto di questo cicloviaggio, sono più di 1400 chilometri da Nord a Sud

Per ulteriori informazioni sul viaggio di Veronica e Nala c’è il profilo Instagram bikewithoutborder

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Commenti

  1. Massimiliano ha detto:

    Forse hai ragione, mi devo essere svegliato polemico oggi. Va bin così

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