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Ciclochard: il progetto di bici che dà un futuro ai senzatetto

Ciclochard: il progetto di bici che dà un futuro ai senzatetto

I ragazzi di Ciclochard s’impegnano come volontari a Milano per aiutare le persone senza dimora a imparare a riparare bici e gestire una ciclofficina. Per ricostruirsi un futuro e un posto nella società

C’è chi fugge in bici dai vincoli sociali e dalla routine. E chi invece, grazie alla bicicletta, nella società ci rientra, trova un ruolo, un lavoro. Succede a Milano grazie a Ciclochard, un’associazione fondata da ragazzi giovanissimi, che con i suoi progetti, il suo impegno e tanto lavoro volontario aiuta persone ai margini, senza tetto e occupazione a ritrovare regole e ritmi quotidiani, socialità, un reddito.

Tutto comincia nel 2017. Alcuni volontari di Adelphoi, un gruppo nato in collaborazione con la parrocchia di S. Maria del Rosario a Milano, danno sostegno umanitario ai clochard in zona Duomo. Tra loro Chiara Mantellini, fondatrice di Ciclochard, allora ventenne. Il conforto che portano con le loro ronde non basta. Stando con i senzatetto, conoscendoli meglio, i giovani sentono il bisogno di dare un aiuto più concreto, cercano un’idea. Quasi tutti si muovono in bici, credono nelle potenzialità di questo mezzo per migliorare la vita di tutti.

Ciclochard, un futuro grazie alla bici

Milano città a due ruote

«Milano è una città feconda per le bici, con tante ciclofficine sociali e popolari. Spazi di lavoro informali e tranquilli, dove non ti senti giudicato. Ambienti ideali per inserire persone non integrate in un contesto lavorativo» spiega Riccardo Fidanzia, 25 anni, oggi presidente di Ciclochard. Si sta laureando in ingegneria matematica, ma lavora anche in Decathlon, come venditore nel reparto ciclismo. «L’impiego mi serve per guadagnare, ma anche per imparare tecniche utili da mettere in pratica nell’altra attività, quella dell’officina di Ciclochard».

Casello di San Cristoforo Milano Ciclochard

Si tratta di uno spazio fisico presso il casello di San Cristoforo a Milano, via Balsamo Crivelli 3. Un punto di arrivo, per l’associazione, che ha trovato negli ultimi anni sedi temporanee in città (la parrocchia, il Cam Centro di aggregazione multifunzionale del Municipio 6, poi in zona Chiesa Rossa e a San Siro), prima di aggiudicarsi con un bando il casello, che condivide con altre due associazioni: la Canottieri San Cristoforo (sport) e Trillino Selvaggio (corsi e attività artistiche).

Il recupero del casello

«Fino a 30 anni fa ci stava il casellante, poi è passato un lungo periodo di abbandono e incuria. Abbiamo faticato per sette mesi per rendere di nuovo gli spazi confortevoli e utilizzabili da tutti. Qui possiamo portare avanti le nostre attività e interagire con altre associazioni. Insieme organizziamo eventi di aggregazione, che prevedono anche la presenza di truck food, e ci permettono di raccogliere fondi per le spese della nostra sede».

Alla fine Ciclochard, nonostante il periodo difficile del Covid, è riuscita a creare il nucleo della ciclofficina, un luogo chiuso dove si conservano strumenti e utensili, e un’area aperta dove chiunque può imparare a riparare la propria bici, interagire con chi gli dà una mano o lo fa per lui. Basta associarsi (10 euro), pagare i pezzi di ricambio e lasciare un’offerta per i progetti. Ma la realizzazione più importante è la “autoriparazione” della dignità.

Una nuova possibilità

«Manca un ultimo tassello al nostro progetto. Inserire una o due persone senza fissa dimora tra il personale nella cicloofficina, in modo che abbiano un lavoro stabile, affiancati dai volontari. Per scegliere bene chi ha le caratteristiche indispensabili (tra cui l’affidabilità), è necessario un periodo di reciproca conoscenza. Può durare anche un anno, poi c’è la formazione tecnica, che va da un mese a tre mesi, a seconda delle competenze che uno già possiede».

Al lavoro in officina Ciclochard
Al lavoro in officina, Ciclochard

Fidanzia, Mantellini e gli altri tre membri del direttivo sono molto orgogliosi di Antonio, ex clochard, che anche grazie al percorso fatto con Ciclochard ora è autonomo e ha avviato una sua ciclofficina autogestita. In questo periodo un altro sta finendo di formarsi: Attila, ungherese, 30 anni di vita di strada alle spalle. «Per loro non è facile tornare ad adeguarsi a regole, rispettare orari e prendersi responsabilità. Non abbiamo il supporto fisso di uno psicologo, ma ci avvaliamo del consiglio di esperti di un’associazione che collabora con noi. Muoversi in una realtà che può implicare fragilità, dipendenze e alcolismo richiede attenzione e delicatezza da parte nostra. E gli ex clochard devono affrontare tanti scogli. Tra questi, impegni pratici e burocratici, come la ricerca di un alloggio, e problemi di salute».

I su e giù dell’associazione

Foto di gruppo a Cavallirio
Foto di gruppo a Cavallirio

Ciclochard affronta salite da campioni e discese pericolose. «All’inizio si sono uniti a noi tanti volontari, ma il fatto di essere giovani alle soglie dell’università o del lavoro spesso li ha portati lontano o ha ridotto il loro tempo libero e la loro disponibilità. Il numero dei soci ha visto un su e giù da montagne russe. Ora sta di nuovo crescendo, anche grazie alla visibilità della nuova sede, al casello».

Ciclochard

Le difficoltà ci sono, ma ci sono anche le gratificazioni, che fanno andare avanti. «Il piacere di fare una cosa buona e farla insieme, coinvolgendo noi stessi e i nostri amici. E vedere il successo di chi ha “svoltato” grazie al nostro impegno e ora ha un lavoro e fa parte di una comunità. Poi, la soddisfazione di avere salvato il casello dal degrado e dall’abbandono. La gente del quartiere, i nostri coetanei hanno capito e apprezzato. Ricordo ancora la bella sensazione del nostro primo evento, con 250 persone presenti: vera euforia».

Il futuro

Ciclochard

Conferenze, iniziative culturali, occasioni di aggregazione. C’è tanto ancora da fare e organizzare. «Per ora apriamo lo spazio esterno della ciclofficina solo la domenica, ma abbiamo già ottenuto un fondo da Azimut per realizzare una struttura stabile, con l’immagine che vorremmo noi. Si farà nel 2025».

Intanto, l’8 e il 15 dicembre 2024 al casello si organizzano mercatini di Natale e il 22 dicembre è prevista una festa che aiuterà a raccogliere fondi. «Nuovi soci e donatori sono sempre benvenuti. Da noi possono fare cose buone. E magari imparare a ripararsi la bicicletta».

Commenti

  1. nicolettaborona ha detto:

    un iniziativa molto interessante poco conosciuta.Bisogna farla conoscere di più.complimenti a chi l’ha pensata e realizzata

  2. Vittorio ha detto:

    Attezione, la sede di Ciclochard non è in via Riccardo Balsamo Crivelli (che oltretutto è sulla sponda opposta del Naviglio), ma in via Pesto 1, in mezzo tra il sottovia e il passaggio a livello, dove appunto c’è il casello ferroviario dismesso

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