Frenare in bici è uno dei gesti più istintivi che esistano, poiché permette di controllare il nostro mezzo e di fermarne la corsa. L’efficacia di questo gesto è influenzata da due grandi fattori: la qualità meccanica del freno e l’abilità del ciclista. Infatti è risaputo che montare il miglior freno al mondo è pressoché inutile se poi non si sa come usarlo. Perciò, sia che voi montiate freni a pattino, freni a bacchetta o freni a disco, dovete comunque imparare a utilizzarli al meglio in ogni situazione. Con questo articolo vedremo come.
Indice
- Dinamica della frenata
- Come tenere le mani sui freni
- Frenata ottimale
- Frenare con la pioggia
- Frenare sul brecciolino
- Frenare in forti pendenze
- Decalogo per la frenata ottimale
Dinamica della frenata in bici
Quando viaggiamo in bicicletta, noi e il nostro mezzo possediamo quella che viene definita energia cinetica, ovvero un lavoro necessario a far spostare la nostra massa da una velocità pari a zero ad un’altra, definita di crociera, con un valore “x”. La forza cinetica è il risultato della massa (ovvero il nostro peso più quello della bicicletta, espresso in kg) moltiplicato per la nostra velocità (espressa in metri al secondo) elevata al quadrato, il tutto diviso 2.
Questa energia cinetica, esprimibile in kg*m/s2, deve essere contrastata e annullata nel momento della frenata, applicando una forza di pari grandezza ma con verso contrario. Per annullare l’energia cinetica possiamo lavorare su due forze distinte:
- quella del freno che agisce sull’elemento meccanico (cerchio o rotore)
- l’attrito tra lo pneumatico e il terreno.
La combinazione e la somma di queste due forze deve annullare l’energia cinetica in un lasso di tempo limitato ma comunque sicuro, poiché il passaggio immediato dallo stato di moto a quello di fermata (leggasi bloccaggio delle ruote, in particolare l’anteriore) avrebbe come unica conseguenza il ribaltamento del ciclista. Durante la frenata il contrasto dell’energia cinetica fa sì che quest’ultima si trasformi in energia termica (le superfici a contatto si scaldano), che deve essere evacuata.
L’efficienza di una frenata in bicicletta è determinata da:
- Velocità di percorrenza;
- Massa del ciclista e della bicicletta;
- Efficacia e manutenzione del freno;
- Evacuazione del calore;
- Dimensione dell’accoppiamento tra terreno e pneumatico;
- Stato del terreno (asfalto, pioggia, neve, sterrato);
- Usura del copertone.
Come tenere le mani sui freni
Prima di vedere come frenare in sicurezza in ogni occasione, analizziamo un aspetto spesso ritenuto secondario: come impugnare le leve freno. Molti ciclisti tengono le mani sulle manopole o sulla piega, senza sfiorare minimamente le leve freno: questa non è una buona pratica, poiché aumenta il lasso di tempo necessario per frenare, oltre ai metri percorsi prima di fermarsi. Facciamo un esempio banale: stiamo viaggiando a 10km/h in città, pedalando tranquilli per andare in centro a prendere un gelato. All’improvviso un bambino attraversa la strada di colpo e noi azioniamo le leve, impiegando 7 decimi di secondo per farlo. Significa che in quei 7 decimi abbiamo percorso 1 metro e passa solo per arrivare ad azionare i freni, a cui aggiungere il lasso di tempo che servirà effettivamente per rallentare e fermarsi. Viene da sé che maggiore è la velocità a cui stiamo viaggiando, più ampio sarà il tratto di strada percorso prima di riuscire a frenare. Per questo le leve devono essere sempre a portata di mano, pronte per essere azionate in un tempo minimo.
Se usate la bici da corsa, la posizione delle mani è sul corpetto degli STI, con i polpastrelli che carezzano la leva freno.
Se usate una citybike o una mtb, è sempre meglio mantenere un dito sulla leva: basta infatti la forza di un dito per azionare la leva, poiché gli infulcri fungono da leveraggi, ovvero moltiplicano la potenza applicata.
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Frenata ottimale
Una frenata ottimale è quella che ci permette di fermarci in un tempo ristretto ma con un rallentamento progressivo, che impedisce alla nostra energia cinetica di abbattersi di colpo, dando vita a forze di sbilanciamento e a momenti d’inerzia indesiderati. Per far sì che ciò avvenga la forza antagonista alla nostra energia cinetica deve essere equamente distribuita tra il lavoro del freno sui componenti rotanti (piste del cerchio o rotori) e quello dello pneumatico sul terreno. Ovviamente questa ipotesi è riscontrabile solo a livello teorico oppure in test di laboratorio, poiché l’usura del freno, la forza di azione sulla leva, le condizioni delle pneumatico e quelle del terreno sono molto variabili.
Tecniche di frenata in bici
Esistono comunque delle pratiche da attuare per ottenere un elevato livello di frenata:
• Modulare il freno
Molto spesso il gesto della frenata viene percepito come on-off, ovvero passare da non toccare neppure la leva a “tirarla da maledetti”. In realtà i freni della bicicletta sono modulabili, poiché a differenti livelli di corsa della leva corrisponde una potenza frenante progressiva, che permette di gestire al meglio il rallentamento. Questa modularità è molto marcata nei freni a disco idraulici, dove basta sfiorare la leva del pompante per avvertire l’avvicinamento delle pastiglie sul rotore. Nei freni meccanici questa modularità è lievemente dispersa dalla tensione del cavo metallico, che tende a stirarsi e a perdere elasticità. Per questo, invece di azionare la leva a finecorsa, è consigliabile graduare la forza applicata alla leva del freno, aumentandola o diminuendola a seconda delle necessità e della fase di frenata in cui si è: frenata più decisa all’inizio, rilascio graduale dei freni man mano che la velocità diminuisce. La risposta del freno sarà decisamente migliore, così come la maneggevolezza della bicicletta;
• Evitare di bloccare le ruote
Quando blocchiamo le ruote per via dell’eccessiva potenza applicata sull’elemento rotante, l’unica forza in grado di annullare la nostra energia cinetica rimane quella tra pneumatico e terreno, poiché la forza del freno è completamente dispersa (per funzionare al meglio il freno ha bisogno che l’elemento rotante sia in movimento). Quando blocchiamo le ruote avviene la più classica delle situazioni in bicicletta: si derapa o, come si usa dire, si sgomma. Ora, sgommare è bello e divertente ma lasciatelo fare ai tamarri alle giostre: quando blocchiamo le ruote il tempo e la lunghezza di frenata aumentano notevolmente, la maneggevolezza del mezzo si abbatte e gli pneumatici si usurano in fretta. E’ un po’ come il principio dell’ABS per le auto, se le ruote sono bloccate il mezzo impiega molto di più a frenare e si può perdere facilmente il controllo. Meglio dunque evitare il bloccaggio delle ruote e allentare la tensione sulla leva non appena questo fenomeno si verifica;
• Gestire l’uso delle leve
Molte persone dimenticano di possedere la leva del freno anteriore per paura di cappottare in avanti. Quest’eventualità è certo possibile ma non così diffusa come può sembrare. Infatti la proiezione in avanti del ciclista avviene quando la ruota anteriore si blocca di colpo, il mozzo diviene un punto d’infulcro e si viene a creare un momento meccanico nel quale la nostra forza d’inerzia moltiplicata per la distanza mozzo-sella da vita a una spinta più elevata del nostro peso e per questo ci proietta in avanti. In realtà è molto difficile che la ruota anteriore si blocchi, in quanto in frenata la ruota anteriore viene caricata dall’inerzia del sistema bici + ciclista; possiamo quindi frenare senza timori anche con il freno anteriore, avendo cura di rilasciare gradualmente il freno man mano che la velocità diminuisce. In una frenata di emergenza, è molto più probabile che si blocchi la ruota posteriore, ma ciò ha quasi sempre conseguenze poco gravi. Come insegnano nei corsi di guida di mtb, con il freno anteriore si rallenta, con quello posteriore si effettuando le correzioni di traiettoria;
• Non stressare l’impianto
Sia che possediate freni a pattino che a disco, l’importante è non sovraccaricare l’impianto, mantenendo i freni tirati oltre il necessario. L’attrito tra l’elemento rotante e il freno genera un surriscaldamento superficiale che deve essere fatto sfogare nel momento in cui si rilasciano le leve. Se noi freniamo e manteniamo a lungo questa situazione, il calore surriscalderà le superfici invecchiando la pasta frenante dei freni a pattino, mandando in ebollizione l’olio idraulico o vetrificando le pastiglie e abbatterà l’efficienza stessa del freno. Per questo in una discesa lunga è meglio effettuare varie frenate decise intervallate da tratti in cui far scorrere la bici; è sbagliato procedere con i freni costantemente tirati;
• Gestire il peso
Soprattutto in discesa, dobbiamo contrastare la spinta al ribaltamento spostandoci sulla sella per stabilizzare la bicicletta. Una tendenza troppo diffusa è quella di sedersi in sella e di non muoversi, come un sacco di patate dimenticato sopra la bici. Questa soluzione è controproducente per quattro motivi.
- In primis raffreddiamo i muscoli delle gambe, che saranno più difficile da far girare una volta terminata la discesa.
- In seconda battuta non abbiamo alcuna ammortizzamento delle asperità del terreno quando basterebbe restare lievemente sollevati da sella per usare i muscoli del quadricipite femorale (il più grande muscolo che possediamo) come una sospensione vera e propria.
- Il terzo motivo è che staccando il sedere dalla sella il peso va a scaricarsi sui pedali, e quindi sul movimento centrale, in un punto molto basso della bici, aumentando quindi l’equilibrio e la stabilità del mezzo.
- Infine la staticità non permette di contrastare le diverse forze che s’innescano nel momento della frenata e che tendono a farci cappottare o perdere aderenza. Provate a osservare gli atleti di una gara di mtb (Xc o Enduro, nessuna differenza) e nelle discese più tecniche spostano completamente il corpo all’indietro, arrivando quasi a sedersi sullo pneumatico posteriore. In questo modo spostano il baricentro della bicicletta, mantenendo il giusto carico su entrambe le ruote e evitando di far bloccare la ruota posteriore, che risulterebbe altrimenti troppo scarica.
Frenare in bici con la pioggia
Quando piove l’attrito tra lo pneumatico e l’asfalto precipita notevolmente, offrendo a volte una tenuta pari a zero. In caso di pioggia quindi bisogna assolutamente evitare di bloccare le ruote, altrimenti daremo il via al fenomeno dell’acquaplaning, ovvero allo scivolamento della carcassa dello pneumatico sull’acqua, che allungherà i tempi e la distanza di frenata, oltre a farci perdere l’equilibrio e in alcuni casi portandoci addirittura alla caduta.
In condizioni di pioggia è buona cosa possedere dei copertoni con dei disegni che permettano all’acqua di sfogare (attenzione, non sto dicendo che ci si debba dotare di coperture tassellate da mtb anche su strada, bensì sto parlando di pneumatici con intagli più marcati). Inoltre per frenare in bici sul bagnato è sempre meglio tirare la leva del freno con gradualità, modulando la forza, aumentandola e diminuendola a seconda del feeling della bici, in modo da impedire il bloccaggio delle ruote.
Frenare in bici sul brecciolino
Chiamato anche “ghiaino”, è quel sottile strato di terra e sassi ottenuto dalla frantumazione di pietre di grossa dimensione, che si può trovare sulle strade bianche (tipo l’Eroica) oppure anche su asfalto, soprattutto nelle zone poco battute dal traffico. Il brecciolino è molto pericoloso, poiché è scivoloso e annulla l’attrito del copertone, che plana sui sassolini e non offre resistenza. Frenare sul brecciolino richiede attenzione soprattutto in curva, dove un eventuale bloccaggio della ruota ci farebbe finire a terra in pochi secondi, per questo è meglio frenare prima della curva, smettere di pedalare e concentrarsi nell’affrontare la curva, dopodiché riprendere la pedalata. Evitate di toccare il freno quando sentite che il vostro equilibrio non è ottimale, poiché la perdita di aderenza vi farebbe irrimediabilmente cadere.
Frenare in bici in forti pendenze
Nel caso stiate pedalando lungo discese con elevata pendenza, il segreto sta tutto nella gestione del peso. Non so se molti di voi se lo ricordano ma Pantani era uno di quelli che, quando si lanciava in discesa, spostava il corpo all’indietro fino quasi a sedersi sul copertone posteriore. Nel suo caso era intenzione sfruttare al massimo l’aerodinamicità della discesa ma il concetto non cambia: spostando il baricentro del nostro corpo possiamo stabilizzare la bicicletta, riuscendo così a gestire meglio le frenate. Una volta ho partecipato a una sessione di Enduro e ho imparato una cosa fondamentale, ovvero che nelle discese più ripide l’uso del freno va dimenticato, poiché è solo una questione di gestione del baricentro della bicicletta. Evitate dunque di tenere azionata la leva del freno posteriore (è un errore comune) se non volete usurare la pasta frenante dei pattini oppure far prendere una “scottata” ai dischi. Meglio effettuare frenate veloci e consecutivi per aggiustare la direzionalità.
Il decalogo per una frenata ottimale
Concludiamo con un decalogo che riassume le cose da fare (e non fare) per frenare sempre in condizioni ottimali:
- Controllare sempre l’usura del battistrada dei copertoni;
- Regolare i freni in modo da avere una frenata pronta e modulabile;
- Controllare lo stato di usura di pattini e pastiglie;
- Non avere paura di usare entrambi i freni per rallentare, ma stai attento a modulare la frenata;
- Non mantenere azionate le leve freno per lungo tempo;
- Non bloccare le ruote;
- In una discesa lunga, meglio fare più frenate, brevi e decise, piuttosto che tenere i freni sempre tirati;
- Gestire il peso per caricare entrambe le ruote;
- Essere sempre sicuri di ciò che si sta facendo;
- Imparare a leggere le situazioni e far tesoro delle esperienze;
Un ultimo consiglio per imparare a frenare in bici al meglio: prendete la vostra due ruote a pedali, andate in un luogo sicuro (un ampio parcheggio vuoto ad esempio) e fate alcune simulazioni di frenata d’emergenza, prima a velocità basse, poi man mano a velocità sempre più alte e con frenate sempre più decise (mi raccomando: gradualità e prudenza). Sentirete come sia molto più facile che si blocchi la ruota posteriore (senza alcuna grave conseguenza) piuttosto che l’anteriore. Cercate di sentire la differenza fra frenare stando semplicemente seduti in sella, e frenare stando leggermente sollevati dal sellino, scaricando il peso sui pedali, ed essendo quindi molto più reattivi.
Testare la frenata di emergenza regolarmente vi metterà in grado di gestire la situazione di emergenza molto più facilmente, quando quel bambino di cui abbiamo parlato a inizio articolo attraverserà veramente la strada di colpo.
Bell’articolo, molto utile!
Segnalo solo alcune imprecisioni sul versante della Fisica: ogni tanto vengono confuse energia cinetica e forza, anche come unita’ di misura; e poi alcuni termini “tecnici” sono un po’ imprecisi…
Perdonate il commento da bacchettone! Ma dovevo farlo :)
Mi sa che il muscolo più grande è il gluteo e non il quadricipite.
Il quadricipite è il muscolo più forte del corpo umano
Buone pedalate!
Omar Gatti
Sulla questione del gestire il peso ci sarebbe in realtà anche un quarto motivo, forse il più ovvio, per non fare il sacco di patate in bici: dopo una discesa (ma anche una bella strada/mulattiera accidentata) fatta col sedere sulla sella, negli uomini, ci sarà una parte di loro che non sarà particolarmente contenta del fatto… e lo farà notare nei più svariati e dolorosi modi (e comunque fa seriamente male, potrebbe portare a prostatiti precoci, molto noiose e alle volte irrisolvibili).
O fare come le signore cicliste che semplicemente smettono di pedalare e poi si fermano, vanno piano ed evitano come la peste le discese ripide, loro hanno scoperto che si può frenare senza sapere dove siano i freni di una bicicletta e cosa sia l’energia cinetica.
Il fuorisella è scendere e portare a mano dove necessario per la propria ed altrui incolumità.
D’accordissimo sulla sicurezza attiva e passiva in frenata e i tempi di reazione.
Meno su aquaplaning e freni a disco a comando meccanico.
Buone frenate.