Occorre fare una premessa. Costruire dei begli oggetti che funzionino e siano utili è sempre stato un affare per persone appassionate ad un lavoro ben fatto oltre che bello da vedere. E’ un approccio assai diverso rispetto a quello che spesso si può ammirare: infatti il progettista pensa, nel nostro caso, più all’oggetto e alla destinazione che all’esibizione del suo estro. E’ al servizio di tutti quindi, anche dell’oggetto: non ne snatura il fine. Oggi con il narcisismo dei designer assai spesso rasentiamo l’assurdo dell’inutilità pratica e del trionfo della sola vanità progettuale fine a sé stessa. Fatta questa premessa in questo report mi occuperò di biciclette con alto contenuto progettuale, che abbiano un senso, anche se prototipi, e che rispondano a caratteristiche di funzionalità importanti e siano anche belle da vedere.
Per capire cosa intendo ecco la prima bicicletta elettrica: Spacelander. La foto qui sopra risale al 1946 e ritrae anche il progettista: Benjamin Snowden. Aveva delle trovate che sarebbero utili ancora oggi. Tanto per cominciare aveva il motore elettrico che funzionava anche da generatore per recuperare energia nei tratti in discesa. Era dotata di due fari elettrici anteriori e due luci posteriori tutti carenati. La carrozzeria era in fibra di vetro.
L’attenzione alla visibilità notturna era tale che aveva due catarifrangenti per parte che coprivano anche il fissaggio del mozzo e nei pedali erano inseriti 6 gemme per pedale. Il colore era impregnato nella resina, e tutte le parti metalliche erano cromate o in acciaio inossidabile, il peso era di kg 22,6 e il prezzo al pubblico era di 89 sterline di allora. Ultimamente un collezionista ha pagato 15.000 sterline per entrarne in possesso. Rimase in produzione fino al 1960.
Ecco uno splendido esempio di che cosa ho inteso chiarire nella premessa sul design: un prodotto all’avanguardia tecnica, utile, costruibile e pure costruito, con una estetica indubbiamente accattivante per l’epoca.
Peugeot
A questo marchio, i lettori di Bikeitalia lo sanno, sono molto affezionato anche per altri oggetti di uso comune che ho descritto in un altro report. La Peugeot le pensa tutte e lo fa su diversi settori con metodo, grinta ed entusiasmo. Anche nel marketing è diversa e assai spesso fa a meno delle star per promuovere il suo prodotto, fa cose diverse punto e il design ce l’ha nel DNA da sempre.
Ecco per esempio questa bici per gare a cronometro.
E’ chiaramente un prototipo. L’obbiettivo è abbastanza chiaro: un bici superleggera senza la catena. Può sembrare una scommessa facile, ma se non si ha la catena bisogna cominciare ad occuparsi di ingranaggi o sistemi che implicano altri tipi di pesi e di ingombro.
Non sarà stato facile, per esempio, mantenere la corretta distanza dei pedali dal telaio perché un conto è lo spessore della corona e un conto quello degli ingranaggi. La Peugeot non ha rivelato questo segreto non rimane che ammirarne il risultato.
– La ruota posteriore è senza mozzo e senza raggi.
– La lama trasparente con la scritta serve a condurre otticamente l’energia alla luce posteriore in fondo.
– I vari cambi sono montati direttamente dentro la zona del movimento centrale (se così si può chiamare).
Gli aspetti più spettacolari esteticamente sono la sella e il manubrio che fanno praticamente corpo unico con una lama di carbonio, sotto la quale c’è una piccola sospensione registrabile fissata al telaio che si nota nella foto iniziale.
Inoltre:
– Al di sotto del telaio si nota un tirante che serve a registrare l’altezza della sella.
– Le leve del cambio sono integrate nelle corna del manubrio e sono in realtà dei semplici tasti.
– Le parti che si vedono sotto al manubrio in posizione rientrante rispetto al resto sono luci al prisma.
– Le batterie sono collocate nella zona del movimento centrale.
– Il disco del freno anteriore è collocato all’interno del mozzo della ruota.
Eccoci davanti ad un prototipo strepitoso dove ingegneri e designer si sono dati sicuramente una mano per mettere le mani su un oggetto scontato in modo decisamente massiccio. Non si sono posti un unico obbiettivo ma hanno rivoluzionato tutto il concetto di bicicletta, dando soluzioni veramente impensabili, che abbiamo elencato sommariamente, e che da adesso sono sotto gli occhi di tutti. Non è stato lasciato in pace un solo elemento o componente sia nella sostanza che nella forma, se si eccettua la forma circolare delle ruote. Sicuramente alcune trovate prima o poi verranno utilizzate in qualche processo produttivo di nuovi prodotti.
DL 122
Un prodotto meno innovativo del precedente ma che ne sfrutta visibilmente qualche idea. Sicuramente simpatica da vedere questa bicicletta elettrica ha un solo scopo a cui è stato piegato il progetto: portare comodamente un pc portatile all’interno del telaio centrale: una specie di bikepacking urbano insomma. Sorridendo un po’ devo pensare che il problema era lo sgualcimento della giacca o della camicia del manager usando una tracolla?
Il telaio è forgiato in alluminio e in legno il contenitore. Il motore elettrico nella ruota anteriore ha la batteria invisibile integrata nel telaio. Come da semplice bicicletta la trasmissione è a cinghia con 8 velocità. Sicuramente una bicicletta elegante ed insolita con un telaio assolutamente innovativo. Viene consegnata anche una elegante borsa in pelle e c’è posto anche per l’antifurto Abus pieghevole. Sella e manopole sono in pelle. Posizionare al centro del telaio il notebook lo rende meno “rubabile” e al sicuro da cadute. Il tutto aumenta inoltre l’equilibrio complessivo rendendo la quindi molto agile e sicuramente confortevole e dal look futuristico può essere molto attraente per chi sta male se non “appare” e quindi non viene “guardato”. Nota a margine: un prodotto fatto così che nasce urbano e prescinde dalla piegabilità perde molto del suo eventuale appeal. Ecco quindi una sfida che la Peugeot può sicuramente affrontare per rendere questa bicicletta molto convincente.
eDL 132
Con queste due foto si sintetizza velocemente il significato di questa bicicletta elettrica che a differenza del modello precedente è immediatamente producibile. Appare come una bicicletta tradizionale, con il telaio in carbonio che ha una geometria tranquillizzante, ma che al suo interno nasconde tutta la tecnologia possibile. La batteria al litio/ioni infatti è nell’obliquo ed è asportabile(soluzione sempre molto interessante che rende possibile il caricamento di una batteria intanto che si è in giro). Il motore inoltre è nella “borsa” del movimento centrale. Su questa soluzione la Peugeot sta insistendo fin dal primo modello che abbiamo esaminato. I freni a disco idraulici sono su entrambe le ruote da 28” e la trasmissione, come il modello precedente è a cinghia dentata. Il cambio è elettronico. Sul manubrio c’è un moderno touch screen con le informazioni che riguardano la performance, il GPS e lo stato della batteria. Nel sottosella è inserita una luce per la visibilità notturna. Per onorare questo progetto sicuramente in avanzato stato per essere prodotto inseriamo questa bella foto che ne esalta la linea filante assai rara nelle bici elettriche che sono sempre piuttosto goffe. La linea ne manifesta le intenzioni: essere una bici elettrica veloce. Come sempre, la Peugeot, è un pensiero più avanti di tutti.
Onyx
Con questo modello la Peugeot rientra dopo molti anni nel settore delle corse inseguendo efficienza e velocità. E’ ovviamente in carbonio compreso il reggisella. Tutti gli elementi sono profilati e integrati per la migliore penetrazione nell’aria possibile. La posizione in bici è possibile attraverso alcune regolazioni. Con una trasmissione tradizionale, lo sforzo progettuale è tutto nella forma aerodinamica e le immagini parlano da sole.
Il manubrio da cronometro:
L’attacco del manubrio: un’autentica scultura scolpita nell’aria:
Le innovazioni molto spinte come nelle ultime biciclette mostrate, suscitano sempre molta perplessità e non convincono al primo impatto. E così anche la Peugeot ha deciso di produrre una bicicletta innovativa ma dall’aspetto pacifico, che non lascia sorpresi più di tanto e che ha la postura tipica di uno scooter.
Pibal
Su Bikeitalia si è già parlato di questa bicicletta con un bell’articolo di Paolo Pinzuti. Tutto quello che c’è da dire su questa bicicletta è stato scritto lì. Desidero sottolineare due aspetti attinenti alla modalità con cui si è arrivati a questa bicicletta. In una intervista televisiva il suo progettista lo stilista Philippe Starks ha dichiarato apertamente che questa non è la sua bicicletta, ma la bicicletta dei cittadini di Bordeaux che rispondendo ad un questionario hanno posto delle esigenze per la loro mobilità urbana che lo hanno praticamente costretto a questa soluzione.
C’è un aspetto interessante ed è la novità che uno stilista non impone agli altri ma chiede agli altri cosa desiderano e mette la sua capacità al servizio di quei desideri. Trovo quindi questo progetto molto adeguato alla premessa di questo report dove mettevo in risalto la vanità vana di certi progettisti.
Il secondo aspetto è che una grande azienda come la Peugeot mette a disposizione la sua capacità produttiva per un quantitativo di 3000 pezzi che sono, per la Peugeot, un quantitativo minimo. In questo modo si incontrano le esigenze della popolazione, con la fantasia del progettista e la capacità di produrre. Credo che sotto questo punto di vista è una rivoluzione: non è qualcuno che impone l’oggetto a tutti attraverso operazioni di marketing, ma è il consumatore finale che detta il suo desiderio a cui il progettista e il il produttore si adeguano: il contrario del consumismo, mi pare di poter dire che questo si vede ormai assai raramente.
Fine prima parte. La seconda parte è dedicata a 5 modelli di case automobilistiche
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