Caro Matteo,
di presidenti del consiglio in bicicletta me ne ricordo pochi. L’immagine istituzionale richiama alla mente una gran coda di auto blu forse interrotta, in tempi di spending review, da un Enrico Letta che entra a palazzo Chigi con la sua monovolume familiare. Più sobrio certo, ma sempre di macchina si trattava. Unica vera eccezione il ciclista Romano Prodi, incline, per sua stessa ammissione, a sbuffare e sudare lungo le salite dell’appennino bolognese alla vigilia di ogni decisione importante. Ho sempre quindi visto con piacere il tuo arrivare leggero in bicicletta alle varie Leopolde e ad altri importanti appuntamenti politici. Quindi mi rivolgo a te soprattutto in quanto ciclista e utilizzatore della bici in città perché ritengo che, nel ragionamento che voglio fare, l’esperienza diretta, oltre alla conoscenza di dati concreti, possa fare la differenza.
L’argomento che voglio porre alla tua attenzione riguarda proprio l’uso ragionevole della bici in città. In particolare il contromano ciclabile, soluzione che consente di percorrere in bicicletta un strada a senso unico anche nel senso contrario alle auto. Questo provvedimento è stato recentemente stralciato, in commissione trasporti, dalla proposta di modifica al Codice della Strada grazie, si fa per dire, ad un emendamento dei deputati di Scelta Civica.
Innanzittutto chiariamoci riguardo alle parole. Contromano fa pensare a qualcosa di non naturale, contro la logica. A questo preferisco sicuramente la definizione di senso unico eccetto bici o, meglio, doppio senso ciclistico, come lo chiamano ad esempio i francesi. Doppio nel vero senso della parola, perché raddoppia le possibilità di spostamento all’interno di un ambito, quello urbano, dove lo spazio è risorsa scarsa e preziosa.
Si tratta di un provvedimento in vigore in quasi tutta Europa, sperimentato ed efficace.
L’elenco di buone pratiche da cui prendere spunto è pressoché infinito e i risultati delle sperimentazioni completamente positivi.
In Italia, anche a seguito di un parere del ministero, è stato adottato più o meno timidamente in tante realtà grandi e piccole.
I vantaggi sono evidenti.
Innanzitutto la sicurezza : automobilista e ciclista sono difronte, si guardano come in un normale doppio senso, in nessun caso è stata evidenziata una particolare pericolosità o un aumento dell’incidentalita’.
Si tratta inoltre di una soluzione efficace perché consente spostamenti diretti e rapidi al ciclista evitando la tortuosità dei percorsi automobilistici.
Infine, riguardando la sola segnaletica, consente alle amministrazioni locali di intervenire in tempi brevi, con costi contenuti, modificando ed integrando in qualsiasi momento le soluzioni adottate.
Questo provvedimento insieme alla moderazione del traffico e ad altri oggetto di modifica del Codice della Strada (le case avanzate ai semafori, le corsie bus e bici, etc) consentirebbe di rendere le strade delle nostre città utilizzabili e sicure anche per i ciclisti.
I vantaggi rapidi ed evidenti sia riguardo alla riduzione del traffico che alla vivibilità degli spazi urbani.
Quindi presidente ti chiedo, al di là degli impegni istituzionali, di rimontare simbolicamente in bici, e soprattutto di farci salire il tuo governo perché la modernizzazione di questo paese passa sicuramente anche attraverso una mobilità nuova, sostenibile ed efficiente. In una parola, forse solo un po’ più furba di quella attuale.
Nei tuoi ultimi interventi parli spesso di coraggio: in questo caso ne basta forse solo un pizzichino unito ad una generosa dose di buonsenso.
Arch. Valerio Montieri
Gruppo tecnico Fiab Milano Ciclobby
Condivido in pieno, sarebbe ora di dare una dignita pari, o meglio, superiore alla mobilità ciclistica urbana ed extraurbana per i suddetti motivi, ma dubito che un qualsiasi presidente del consiglio italiano si impegnerà in questo senso visti i cospicui introiti fiscali che lo stato incassa dalle accise sugli idrocarburi .E poi gli italiani pare che godano a farsi tar-tassare e salassare per poter guidare le loro macchinine. Tanti sono gli esempi virtuosi di città europee in cui la salute dei cittadini è tutelata grazie ad una efficente e moderna mobilità pubblica e ciclabile, diffusione di aree verdi ed una riduzione del trasporto privato, ma basta fare un salto a Firenze, città già amministrata dal Renzi, per comprendere che siamo su un’altro pianeta e che siamo sempre gli ultimi.
Inoltre è evidente che la sicurezza di pedoni e ciclisti non è prioritaria per chi ci amministra e per i mass-media la strage quotidiana non fà notizia impegnati come sono su altri fronti. Per cui siamo al: “SI SALVI CHI PUO'”