Parigi a misura di bici. Il mio editoriale di qualche giorno fa sullo choc da rientro a Roma dopo un weekend trascorso a Parigi ha creato un bel dibattito su Bikeitalia e sui social. In quell’articolo avevo accennato ad alcune misure adottate – e sviluppate soprattutto a partire dal 2015, con l’elezione della sindaca Anne Hidalgo – che hanno trasformato la Ville Lumière in una città sempre più a misura di bicicletta.
Parigi a misura di bici
Ma sono almeno 10 i motivi che hanno trasformato radicalmente la mobilità tra i 20 arrondissment del cuore pulsante della città all’insegna delle due ruote a pedali. Eccoli elencati qui di seguito.
1. Il limite di 30 km/h
Una delle azioni principali messe in campo dalla sindaca Hidalgo, fin dal suo primo mandato, è stata quella di promuovere l’idea di una Parigi a 30 km/h: al netto dei boulevard di scorrimento con una velocità consentita più alta, praticamente tutte le strade all’interno della Péripherique sono al massimo 30 km/h per i mezzi a motore e questo le rende più sicure per chi usa la bici.


2. Senso unico eccetto bici
Da diversi anni a Parigi lo standard per tutte le strade a senso unico con limite a 30 km/h è quello di essere a doppio senso per le bici (⛔ sauf vélo): una buona pratica mutuata dai Paesi ciclisticamente avanzati, che consente a chi si muove in bicicletta di fare percorsi più brevi per spostarsi in modo più rapido e sicuro in città.


3. Il semaforo sempreverde per le bici
Nel 2015 Parigi ha infatti deciso di permettere ai ciclisti – anche quando il semaforo è rosso – di girare a destra o andare dritto a seconda della configurazione dell’intersezione stradale e a determinate condizioni di sicurezza. Dopo una sperimentazione di alcuni mesi, giudicata positivamente, la novità è entrata definitivamente in vigore.




4. Il bike sharing capillare
Il Vélib è il bike sharing metropolitano parigino con stazioni di presa/rilascio: il costo dell’abbonamento è molto conveniente (3,10 euro al mese) e tutte le corse entro i 30 minuti di utilizzo sono gratuite (e questa cosa vale anche per più corse al giorno). E per i turisti sono previsti anche mini-abbonamenti di 1 o 3 giorni, perfetti per il weekend. In pratica ci si riesce a spostare in bici a Parigi quasi a costo zero, su bici in condivisione diffuse in modo capillare. Inoltre negli ultimi anni si sono aggiunti altri operatori privati di sharing a flusso libero di bici e monopattini elettrici, molto utilizzati per gli spostamenti urbani.


5. Il noleggio di ebike e cargo bike assistite
Accanto al Vélib dal 2019 c’è anche Véligo, il servizio di sharing metropolitano con a disposizione diversi modelli di ebike e cargo bike assistite: in questo modo è possibile noleggiare una bici a pedalata assistita a 20 euro al mese (per un minimo di 6 mesi, rinnovabili una volta per 3 mesi) o una e-cargo bike – a partire da 40 euro al mese (abbonamento mensile rinnovabile 2 volte per 1 mese oppure trimestrale non rinnovabile) – per poter coprire distanze maggiori (autonomia da 50/70 km) o trasportare bambini e carichi pesanti. Un ottimo modo per poter fare un test prima di procedere con l’acquisto.




Meccanica per Bici da Corsa e Gravel
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6. Le Strade Scolastiche
L’idea di Parigi è di intervenire sul lungo periodo per trasformare tutte le strade davanti alle scuole in spazi verdi e strade gioco: fin dal rientro a scuola dopo la prima ondata pandemica (settembre 2020) sono state realizzate numerose Strade Scolastiche. Ma l’obiettivo è di arrivare col tempo a tutti i 1.200 istituti scolastici cittadini garantendo l’accesso in sicurezza a pedoni/ciclisti, arrivando ad almeno 300 scuole con ingressi completamente pedonalizzati.


7. Chiusura delle strade alle auto
Oltre a tutte le misure di cui sopra, Parigi ha chiuso alcune strade alle auto lasciando aperto il transito soltanto a pedoni e biciclette. L’accesso, come documento nella foto scattata ai piedi di Montmartre, è regolamentato da un ausiliario del traffico che apre il passaggio soltanto ai residenti che devono rientrare per scaricare o parcheggiare l’auto.


8. Estensione della rete ciclabile
In 7 anni la rete ciclabile di Parigi è cresciuta in modo esponenziale: il Plan Vélo presentato nel 2015 è stato seguito, la pandemia non ha fermato la trasformazione in senso ciclabile ma, anzi, l’ha accelerata grazie alla realizzazione delle corona pistes, destinando intere corsie alle bici per promuovere gli spostamenti a pedali. Inoltre il biciplan è diventato più ambizioso e anche autostrade urbane come l’iconica Rue de Rivoli sono diventate boulevard ciclabili con una corsia riservata ai mezzi pubblici e autorizzati. E l’obiettivo di Parigi 100% entro il 2026 appare sempre più vicino.




9. Corsie preferenziali aperte alle bici
La cosa che ho notato subito rispetto a Roma è che a Parigi le corsie preferenziali (di qualsiasi larghezza, anche di soli 2,5 metri, ndr) sono aperte alle biciclette e ai monopattini: in questo modo è molto più facile raccordare le varie piste e corsie ciclabili tra loro mantenendo la continuità del percorso e consentendo spostamenti a pedali capillari lontano dal traffico privato motorizzato.






10. Verde pubblico contro isole di calore
Ultimo, ma non meno importante, lo sviluppo del verde pubblico: la rivoluzione ciclabile di Parigi sta andando di pari passo con quella ambientale. Il grande progetto di riforestazione urbana prevede che gli Champs-Élysées diventino dei giardini pedonali, ma sono tante le strade parigine che sono state trasformate in “rue vegetale” con limite di velocità a 30 km/h, senso unico eccetto bici e ampie aiuole per combattere le isole di calore, purificare l’aria e drenare l’acqua piovana evitando gli allagamenti in caso di precipitazioni eccezionali.


Questi sono i primi 10 motivi che, ragionandoci un po’ su, mi sono venuti in mente sul perché Parigi è una città a misura di bicicletta. Potrebbe essermene sfuggito qualche altro.
Se ne trovate di nuovi segnalateli nei commenti: à la prochaine!
Ping back: Facebook – gruppo Torino Sostenibile, ho linkato il tuo bellissimo video, a commento del post che puntava a questo servizio ;)
Bell’articolo, contiene diverse chicche di cui fui fortunato fruitore in occasione di un’attività in situ (una settimana in quel di Paris Clamart ove – nonostante avessi l’auto aziendale – feci un abbonamento con Velib) più altre realmente argute.
punto 2: credo sia adottabile per legge avendo visto la soluzione anche altrove, ben lontano da Parigi. La stessa ‘pratica’ è in uso in molte città tedesche (~Fahrrad Frei).
punto 1(+11): come estendere ora al nostro Paese queste sane abitudini. Forse basterebbe il rispetto dei limiti di velocità nelle zone 30 (e meno…) e la distanza di legge di 1.5m.
magari rastrelliere sicure, moderne, sparse ovunque che permettano al ciclista di viaggiare senza stress e senza dover cercare ovunque – come accade a Firenze – un palo, un alberello, una ringhiera o cancellata di una abitazione.
Articolo fantastico che dice esattamente le cose che avevo visto pure nel mio soggiorno a Parigi e che avevo parzialmente documentato qui. Spero che i link esterni siano ammessi, altrimenti cancellate pure il commento: https://youtu.be/wc6hht_Zg_w