Choc, parola francese che indica confusione mista a turbamento: questa la sensazione che una persona può provare rientrando a Roma dopo aver trascorso un weekend a Parigi, soprattutto se va in bici e si occupa per lavoro (anche) di mobilità urbana. Questo è quello che è successo a me, qualche giorno fa.
Premessa necessaria: so bene che Roma e Parigi sotto diversi punti di vista sono incomparabili ma – in quanto grandi capitali europee, peraltro gemellate – rappresentano due città in cui la mobilità di residenti, pendolari e turisti è un tema cruciale per la fruibilità dei numerosi servizi che entrambe offrono.
Trascorrere un periodo, seppur breve, immerso nella mobilità parigina mi ha fatto fare un inevitabile paragone con Roma: lo sviluppo della ciclabilità a Parigi in questi ultimi anni è stato davvero impressionante. A caldo ho scritto un post sul gruppo Facebook Salvaiciclisti Roma, per passare in rassegna brevemente le tante azioni pro-bici messe in campo dalla sindaca Anne Hidalgo a partire dal 2015 (e che stanno proseguendo ancora oggi, nel pieno del suo secondo mandato, ndr): una riflessione che ha creato dibattito sul tema e che anche l’Ansa ha ripreso con un lancio.
Bici: Parigi vs. Roma
Qual è la differenza che, da cittadino romano, ho notato attraversando Parigi in bici, a piedi e con i mezzi pubblici? Che lì l’amministrazione – a partire dal 2015 – ha seguito un piano di sviluppo della ciclabilità per diventare una Città Ciclabile. Un sistema dove “tout se tient”, per dirlo in francese: dove tutto è collegato. E dove la pandemia di Covid-19 è stata sfruttata per accelerare questo processo, destinando intere corsie alle bici e creando soluzioni ciclabili temporanee (le corona pistes), poi diventate definitive. Un esempio su tutti la grande trasformazione di Rue de Rivoli da autostrada urbana a grande arteria di scorrimento ciclabile nel cuore di Parigi.
Spostarsi in bici a Parigi è davvero per tutti: le ciclabili sono frequentate da moltissime persone che pedalano le loro bici o quelle del servizio metropolitano di bike sharing vélib (il cui abbonamento costa 3,10 euro al mese, con corse fino a 30 minuti gratuite), oppure i monopattini elettrici e le ebike dello sharing a flusso libero presenti in modo capillare in tutta la città.
Perché quello che ho visto a Parigi a Roma appare difficile, se non impossibile da realizzare sul fronte della ciclabilità? Perché la Ville Lumière – contrariamente alla Città Eterna – ha messo in campo, negli anni, una serie di iniziative che hanno creato un sostrato favorevolissimo per portare più persone in bicicletta: il limite di 30 km/h in tutta la città, il senso unico eccetto bici (⛔ sauf vélo), l’apertura delle corsie preferenziali a bici e monopattini (a Roma di fatto vietata). Solo per citarne tre di rilievo.
Sicuramente la rete del trasporto pubblico di Parigi – con 16 linee di metropolitana contro le 3 di Roma – rende più facile spostarsi in lungo e in largo all’interno della città: d’altra parte a Roma il tasso di motorizzazione è del 65%, a Parigi invece il 65% dei residenti non possiede più l’auto.
Oggi con @lapinna1 a parlare su @SkyTG24 di quanto #Parigi sia ormai una città senza auto: ciclabili giganti, mezzi che funzionano e l’ambizione di andare oltre. Bello vedere gli effetti positivi del cambiamento, ogni tanto :) pic.twitter.com/VTVKXZft3h
— Chiara Piotto (@ChiaraPiotto) October 4, 2022
Meno auto in circolazione significa più spazio pubblico da destinare alle persone: attraverso pedonalizzazioni e verde urbano. Il traffico motorizzato c’è in entrambe le città: il Grande Raccordo Anulare di Roma (68 km) e la Périphérique di Parigi (35 km) sono infrastrutture in cui il flusso di veicoli è massiccio e costante, ma la differenza è, a mio avviso, nello loro funzione per la città.
A Roma il GRA rappresenta un anello che moltiplica il traffico al suo interno, la Périphérique costituisce invece un argine all’ingresso delle auto a Parigi: all’interno del GRA il mezzo di spostamento più utilizzato è l’auto in un contesto in cui il trasporto pubblico è presente in modo frammentario e disomogeneo; a Parigi la maggior parte dei cittadini che si sposta tra i 20 arrondissement lo fa senza ricorrere al mezzo privato motorizzato, usufruendo di un trasporto pubblico locale capillare con fermate della metropolitana ogni 500 metri e un traffico privato motorizzato di superficie ridotto.
? A tous les maires qui hésitent encore à prendre des décisions courageuses: faites des pistes cyclables et les cyclistes apparaîtront ! https://t.co/ctgJxQPZ9B
— Fabien Bagnon ?? (@Fabien_Bagnon) October 3, 2022
Parigi, con tutte le cose che ha fatto e sta facendo per la bicicletta, riuscirà molto probabilmente a centrare l’obiettivo di diventare una Città 100% Ciclabile entro il 2026. A Roma i chilometri di ciclabili (che comprendono anche i vialetti nei parchi) rispetto alla rete stradale urbana rappresentano invece una percentuale marginale. Ma quello che manca è a mio avviso la volontà politica di considerare la bicicletta un mezzo di spostamento prioritario a cui creare le migliori condizioni per spostarsi, per renderlo sempre più appetibile e diffuso.
Lo choc ora è passato: si torna a pedalare in mezzo al traffico di Roma, come sempre.
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