Atterriamo all’aeroporto di Gran Canaria che è pomeriggio inoltrato. L’aereo viene un po’ sballottato dal vento negli ultimi metri e rimbalza comodamente sulla pista.
Giusto il tempo di raccogliere le nostre cose dal nastro trasportatore e siamo fuori, sentendo sulla pelle quel vento che, nonostante fossimo a fine gennaio, è gentile e tiepido al contatto con la pelle.
Saliamo sul van del transfer che ci porta a Las Palmas e lo spettacolo a cui assistiamo è quello tipico di tutti gli aeroporti: capannoni, centri commerciali e un certo senso di disordine che raccontano una realtà in rapido sviluppo economico.
In poco meno di 30 minuti arriviamo all’hotel dove ci sistemiamo comodamente. Nell’attesa della cena che, in linea con le tradizioni spagnole, viene servita a quella che per noi è praticamente notte inoltrata, ci concediamo una prima passeggiata lungo la spiaggia dove dei ragazzi giocano a frisbee a squadre. Mi dico che non sarebbe male vivere in una città in cui poter andare a fare un bagno all’ora di pranzo o subito dopo il lavoro per 12 mesi all’anno.
La cena presenta i piatti tipici della tradizione spagnola, dalla paella in giù e, praticamente appena finito di mangiare, ce ne andiamo a letto per essere pronti a dare al meglio all’indomani per la prima escursione in bici.
Giorno 1 – eMTB nel Gran Canyon
Al risveglio il cielo è coperto. Mi informo e mentre facciamo colazione ci dicono che qui è normalissimo, al punto da aver addirittura trovato un’espressione per definire queste nuvole che coprono Las Palmas pressoché sempre: la chiamano “pancia dell’asino”, ma evito di chiedere ulteriori informazioni. Quello che mi preme sapere sono soprattutto le condizioni meteo nel sud-est dell’isola, a Playa del Ingles dove noleggeremo le nostre e-mtb per un primo tour alla scoperta di Gran Canaria.
In una mezz’oretta (qui a Gran Canaria tutto dista una mezz’oretta in auto) siamo a Maspalomas, una cittadina costruita a misura di turista dove ha sede Free Motion, il noleggio di biciclette più grande e organizzato che abbia mai visto in vita mia: ci sono frotte di ciclisti all’ingresso che scalpitano per salire in sella, rimorchi carichi di biciclette pronti a partire e uno staff vestito di verde che si occupa di portare a spasso i vari clienti. Il meteo non tradisce le aspettative: il cielo è azzurro come mai e il sole splende caldo già dal mattino.
La nostra guida si chiama Joe, ma lui si fa chiamare e-Joe perché è specializzato in tour ebike. Ci affida le nostre e-mtb che proviamo un po’ nel piazzale e dopo esserci cosparsi di crema solare e afferrati un panino e una bottiglia d’acqua, ci mettiamo in strada.
Usciamo dalla città che è letteralmente assediata dai ciclisti e ci immettiamo sulla che punta verso nord. Siamo su un falsopiano che non molla, ma il motore elettrico in mezzo alle gambe ci aiuta per procedere a 25 km/h senza sentire la fatica. L’asfalto si fa ruvido e in men che non si dica si trasforma in uno sterrato, prima e in una mulattiera poi dove le gomme generose si arrampicano senza colpo ferire. In pochi km siamo su a 500 metri sul livello del mare, dopo aver affrontato qualche dislivello anche molto ripido. Il paesaggio è completamente brullo e arido e non deve essere un caso che questo tour si chiami Gran Canyon: ci aspettiamo che da un momento all’altro possa sbucare fuori un pistolero in fuga dagli indiani.
Canticchiando le colonne sonore dei film ci lasciamo indietro questo scorcio di west e, tra una pausa fotografica e l’altra, ci divertiamo sulle discese veloci su sterrato che soddisfano le esigenze dei più tecnici, ma senza mettere in pericolo chi ha meno esperienza con la mtb.
Tra una pausa e l’altra, e-Joe ci racconta della sua vita: Tedesco e al momento vive dentro un furgone, questo non perché la paga non sia buona, ma perché ha in mente di risparmiare i soldi per il prossimo viaggio in bicicletta che, nella sua idea, dovrà durare “qualche annetto”.
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Ritorniamo a Maspalomas dopo circa 60 km resi tutto sommato sostenibili dal motorino delle bici elettriche. Per noi è pieno pomeriggio, mentre gli spagnoli è giusto l’ora di pranzo. E allora l’unica cosa da fare è mettersi con le gambe sotto il tavolo e rifocillarci con birra e pesce alla griglia, ma non prima di essersi tuffati in acqua per toglierci di dosso tutta la polvere della mattina.
Polvere che ritroviamo dopo poche ore quando andiamo a visitare le dune: una specie di scampolo di Sahara in mezzo all’oceano, ma d’altronde, il deserto più famoso del mondo è là, a un centinaio di km.
Approfondisci: Grand Canyon di Gran Canaria in bicicletta
Giorno 2 – in MTB nel Nord Verde
Il secondo giorno il programma prevede un’escursione in MTB muscolare,in quello che chiamano il “nord verde” di Gran Canaria ed effettivamente, sembra di trovarsi in un continente differente: non più i deserti dell’Arizona, ma nella giungla peruviana.
Il punto di partenza è da un paese che si chiama Valeseco dove ci aspettano le nostre guide, il resto del gruppo e le nostre biciclette in perfetto stato.
Il gruppo è sostanzioso e dall’abbigliamento dei presenti, già si capisce che presto si dividerà in due: davanti i biker esperti, dietro quelli meno avvezzi alle ruote grasse.
Siamo a circa 1000 metri di altitudine e ci lanciamo subito in discesa. Le guide sono particolarmente simpatiche e ci fermano ogni pochi km per spiegarci nel dettaglio il percorso che si rivela discretamente tecnico.
Il paesaggio muta a ogni curva e si passa rapidamente dalla giungla più fitta a surrealistici boschi di bambù che sembrano confermare la storia dei 49 microclimi dell’isola di Gran Canaria.
Il gruppo come previsto si spezzetta in due tronconi, ciascuno con la propria guida, per consentire a tutti il massimo divertimento. Ci avventuriamo tra single track e, addirittura, una pump track dove, presa confidenza con il percorso, ci concediamo qualche licenza di troppo e, in un paio di occasioni, recuperiamo la bicicletta poco prima di finire col muso per terra.
Dopo uno spuntino (vista l’ora, noi lo chiameremmo pranzo, ma siamo in Spagna) nella sorprendente cittadina di Firgas dove i due gruppi si ricompattano, si sale di nuovo in sella e, superato un breve tratto in asfalto, siamo di nuovo su una mulattiera ripida in cui la prudenza suggerisce di frenare, mentre l’esperienza dice di prendere velocità per risolvere i problemi.
Ancora una volta, la differenza la fa la guida che, come un copilota, ci informa sul modo migliore per affrontare il percorso. Da Los Castillos in poi, si procede in costa: alla nostra destra e alla nostra sinistra si vede tutta la costa nord e qui si rischia lo strabismo: il paesaggio è troppo incantevole per distogliere lo sguardo, ma allo stesso tempo, il fondo è troppo accidentato per guardare altrove senza correre rischi.
Il tour finisce ad Arucas, una cittadina famosa per la sua cattedrale e per la produzione di Rum. Nonostante queste credenziali, evitiamo però di limitarci alla degustazione di una buona birra ghiacciata assieme al resto dei biker mentre commentiamo con soddisfazione l’itinerario brindando alle guide che ci hanno regalato 35 km epici.
Da qui rientriamo in hotel, e dopo il necessario bagno in mare, ci prepariamo per una cena a base di tapas in giro per la città.
Approfondisci: Gran Canaria in MTB – il Nord Verde
Giorno 3 – in Bici da Corsa attorno al Roque Nublo
Il risveglio la mattina è ormai da copione: il cielo è coperto dalla consueta “pancia dell’asino”, ma ormai abbiamo capito la solfa. Dopo colazione prendiamo le bici dal noleggio a Las Palmas: oggi è il giorno della bici da corsa. Da qui il transfer ci porta alla Vega de San Mateo.
Il tempo non è dei migliori: il cielo è coperto e ci sono poco meno di 20°. Da qui la strada sale con dolcezza e senza strappi. Le nostre bici procedono decise su un asfalto levigato come il parquet e, non appena le gambe si scaldano a puntino, la salita diventa più decisa. Il paesaggio è verde, con tratti che ricordano l’Appennino, con tanto di pastori e case isolate che ci fanno quasi sentire a pochi km da casa. Ma non appena iniziamo a girare attorno al Roque Nublo (la montagna più alta di Gran Canaria), il tempo cambia improvvisamente e ci ritroviamo a pedalare sotto un cielo terso e un sole che scalda in fretta.
Ci spogliamo dei nostri windstopper mentre la salita si inerpica alle volte in modo anche molto ignorante. Il viavai di ciclisti non è molto dissimile da quello che si può trovare mentre si percorrono i tornanti allo Stelvio in un sabato pomeriggio estivo.
Arriviamo in cima al mirador Pico de los Pozos con la lingua di fuori perché gli ultimi km sono veramente cattivi, ma da qui il panorama è ineguagliabile: davanti a noi si stende maestoso il Roque Nublo, simbolo dell’isola di Gran Canaria e, subito dietro, il Pico del Teide di Tenerife.
Giusto il tempo per scattare qualche foto celebrativa e si riparte godendoci la discesa sparatissima che si insinua tra montagne di roccia rossa. Nonostante la libidine della velocità, in più di un’occasione siamo costretti a fermarci rovinando la media per scattare qualche foto memorabile.
Dopo un delizioso saliscendi arriviamo a Tejedas, un borgo completamente bianco famoso a Gran Canaria per la pasta di mandorle dove ci concediamo un lauto e meritatissimo pranzo accompagnato dalla solita birra per reintegrare i liquidi persi durante i 50 km percorsi per 2500 metri di dislivello complessivo.
Segue doccia e tapas tour per i bar di Vegueta, il centro storico di Las Palmas che visiteremo all’indomani.
Giorno 4 – ebike a Las Palmas e Vegueta
Preleviamo le ebike dal noleggio a Las Palmas e ci dirigiamo verso nord utilizzando la buona ciclabile sul lungomare. All’altezza del porto, tra un gigante ormeggiato e l’altro, si staglia l’edificio del Poema del Mar, una cosa che definire un acquario è fortemente riduttivo: è un percorso educativo che attraversa ogni sorta di creatura del mare in un percorso ipnotico in cui passiamo un paio di ore.
Da qui attraversiamo l’istmo dove sorge la città e ci rechiamo verso l’altra sponda dove i surfisti cavalcano le onde a poche decine di metri dal cuore di Las Palmas. La giornata è ventosa e il cielo è coperto, ma lamentarsi di una giornata di 18° a gennaio sarebbe decisamente fuori luogo.
La parte veramente interessante è però Vegueta che si trova 5 km più a sud: si tratta della città vecchia di Gran Canaria, quella che porta su di sè la storia di Cristoforo Colombo e della rotta per le Americhe.
Lo stile architettonico coloniale ci porta ancora una volta a sorprenderci per la varietà di quest’isola dalle mille facce. E in questa mutevolezza, Vegueta sembra una piccola Havana che preso una strada diversa. Tra pochi giorni inizia il carnevale, una delle maggiori attrazioni turistiche e sembra quasi che l’intera città stia facendo le prove.
Finiscono così i nostri quattro giorni che sono volati troppo in fretta e Gran Canaria finisce così nella lista di quelle destinazioni in cui vale la pena tornare a pedalare o, perché no, magari un giorno anche a vivere.
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interessante!!mi piace l idea di variare tipi di bici .