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“Sicuri in bicicletta”: le 10 domande a cui Federciclismo e Ania non vogliono rispondere

La terza puntata della vicenda “Sicuri in bicicletta”, che ormai i nostri lettori conoscono bene, si apre con un elenco di dieci punti a cui né Federciclismo né Fondazione Ania hanno voluto dare risposta: le dieci domande di Bikeitalia sono state ignorate, così come le sollecitazioni via social e le reiterate richieste di chiarimenti in merito ai contenuti veicolati dalla campagna per la sicurezza dei ciclisti, che pochi giorni fa è stata diffidata da sette realtà associative che sono espressione di chi promuove la mobilità nuova e la ciclabilità urbana.

Sarei stato curioso di ricevere una risposta ufficiale dai diretti interessati, ma visto che Fondazione Ania e Federciclismo – promotori della campagna “Sicuri in bicicletta” in collaborazione con Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Polizia di Stato – hanno ignorato le mie richieste di chiarimenti ho cercato le risposte altrove, per riempire lo spazio dopo il punto interrogativo che altrimenti sarebbe rimasto vuoto: domandare è lecito, rispondere è cortesia; non stancarsi di fare domande quando non si riceve risposta lo reputo un dovere professionale.

Per questo, a beneficio dei lettori, ho cercato di ricostruire la realtà dei fatti in base alle informazioni raccolte. Con alcune sorprese che aprono nuovi interrogativi. Ma andiamo con ordine: ecco l’elenco delle 10 domande e le relative risposte con tutto quello che Federciclismo e Fondazione Ania non dicono seguito da quello che ho raccolto e rielaborato incrociando le informazioni a mia disposizione.

1.Chi ha realizzato il trailer della campagna “Sicuri in bicicletta” e quanto è costato produrlo?
Nessuna risposta ma… l’idea del format è di Maurizio Ciucci, coordinatore del settore giovanile della Federazione Ciclistica Italiana, i filmati sono stati girati a Vicenza e dintorni, i costi se li è sobbarcati la Fondazione Ania, non sono ancora noti al momento i nomi delle maestranze che hanno realizzato la campagna (dal blog Ladra di Biciclette di Mariateresa Montaruli).

2.Nel corso delle riprese le strade sono state chiuse al normale traffico veicolare, come avviene di norma per le riprese cinematografiche?
Nessuna risposta ma… sì, le strade sono state chiuse al traffico durante le riprese e la collaborazione con la Polizia di Stato si è concretizzata anche con questa azione di supporto: “Sicuri in bicicletta” e scortati dalla polizia.

3.Di quanti video tutorial è composta la campagna “Sicuri in bicicletta” e quali sono gli argomenti trattati?
Nessuna risposta ma… i video tutorial sono 6, al momento oltre al trailer ne è stato divulgato soltanto uno e già si è attirato un mare di critiche perché presenta numerose imprecisioni e mischia consigli con prescrizioni, non facendo chiarezza su cosa sia lecito e cosa sia vietato fare in bici in base al vigente Codice della Strada.

4.La campagna “Sicuri in bicicletta” prevede anche lezioni/incontri per mettere in guardia chi pedala dalle insidie della strada provenienti dai mezzi a motore e da chi li guida senza rispettare il Cds?
Nessuna risposta ma… a rigor di logica su 6 video tutorial almeno uno che metta in guardia dai pericoli provenienti dalle insidie della strada e dai mezzi a motore ci dovrebbe essere, anche se nel trailer e nelle dichiarazioni ufficiali non sono presenti indicazioni in tal senso.

5.Nel comunicato stampa scrivete che la campagna è rivolta ai tesserati FCI ma anche alle scuole: quale tipo di accordo è stato preso con il Miur? Chi erogherà queste lezioni? In scuole di che ordine e grado? C’è un elenco completo dei docenti con curriculum vitae e qualifica professionale di ciascuno?
Nessuna risposta ma… su questo punto ha risposto l’Ufficio Stampa Miur scrivendo che: “Dai nostri uffici ci riferiscono che il Miur non è coinvolto nel progetto “Sicuri in bicicletta”. Sebbene da anni il Ministero abbia in atto collaborazioni con tutti i soggetti promotori della campagna “Sicuri in bicicletta”, questa iniziativa non è contemplata nell’ambito dell’offerta formativa concordata a inizio anno scolastico con i soggetti in questione e non è infatti presente sulla piattaforma Edustrada”. Peraltro l’ultimo protocollo d’intesa triennale siglato a giugno scorso tra Miur e Fondazione Ania non contempla in alcuna parte la bicicletta: sono titolati a proporre ai ragazzi nelle scuole un corso per ciclisti?

6.La campagna “Sicuri in bicicletta” – ideazione, produzione, erogazione dei corsi – nel suo complesso quanto è costata?
Nessuna risposta.

7.La collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è a titolo gratuito (come un semplice patrocinio) o l’iniziativa “Sicuri in bicicletta” ha ricevuto una qualche forma di finanziamento ministeriale? Se sì: a quanto ammonta?
Nessuna risposta ma… da fonti qualificate vicine al dicastero di Porta Pia Bikeitalia.it apprende che il Mit ha concesso il patrocinio gratuito a “Sicuri in bicicletta” – come accade normalmente anche per molte altre iniziative analoghe – ma non ha vistato né approvato i contenuti della campagna. Si tratta di un mero patrocinio sull’idea in sé, non sulla sua effettiva realizzazione. A beneficio di chi legge ricordo che i patrocini gratuiti, con la stessa facilità con cui vengono concessi, possono anche essere revocati se le finalità dichiarate nella richiesta di patrocinio non vengono effettivamente ottemperate.

8.In che modo la Polizia di Stato ha collaborato alla realizzazione della campagna “Sicuri in bicicletta”?
Nessuna risposta ma… a quanto risulta al momento oltre a fornire supporto tecnico, agenti e mezzi per la realizzazione dei video tutorial con la chiusura delle strade al traffico, la collaborazione fattiva della Polizia di Stato a supporto dei tutta la campagna è evidente dalle condivisioni sui canali social istituzionali per rilanciare l’iniziativa.

9.Uno dei punti-chiave del comunicato stampa – e anche del video-trailer di presentazione – riguarda il casco in bici: la campagna “Sicuri in bicicletta” è apertamente a favore dell’introduzione del casco obbligatorio in Italia per tutti i ciclisti?
Nessuna risposta ma… appare evidente che quella del casco obbligatorio – mai smentita – sia una vera e propria fissa di tutta la campagna, tanto che la cosa è stata sottolineata a più riprese e in più sedi, nonostante l’obbligo di indossare il casco in bici non sia previsto dal Codice della Strada e che l’unico paese in Europa che lo prevedeva era Malta ma recentemente anche lì hanno annunciato di voler eliminare questa norma (che in paesi ciclisticamente avanzati come Danimarca e Olanda non è mai esistita).

10.La campagna “Sicuri in bicicletta” affronta anche i temi della mobilità nuova come la moderazione del traffico e l’introduzione di zone 30 per promuovere l’uso quotidiano della bici in città più a misura di chi pedala?
Nessuna risposta ma… fa davvero specie dover notare che il trailer di presentazione della campagna “Sicuri in bicicletta”, focalizzata sui comportamenti di chi pedala, non tocchi un tema importante come la moderazione del traffico e le zone 30. Rivolgersi a una platea di giovani invitandoli a usare il casco, le luci anche di giorno e l’abbigliamento catarifrangente come primo presidio contro l’incidentalità in bicicletta e non metterli in guardia dalle mille insidie della strada è scorretto nel merito e nel metodo: su strade così sgombre come in quelle dei video tutorial non pedaleranno mai, sono situazioni irreali perché ormai le nostre strade sono pervase dal traffico motorizzato.

Commenti

  1. Avatar Grabriele ha detto:

    La campagna “Sicuri in bicicletta” mi sembra una simile ad una campagna contro la violenza sulle donne che raccomanda di camminare per strada ben coperte, rasente ai muri e con gli occhi bassi.

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