Il 25 settembre di 41 anni fa a Filottrano nasceva Michele Scarponi e la pedalata “Cuore, gambe, piede a terra” – organizzata dalla Fondazione che porta il suo nome – proprio oggi raggiunge Roma e giunge al termine.
Sono stati cinque giorni molto intensi che ho vissuto da gregario di Marco Scarponi, segretario generale della Fondazione, fratello di Michele e promotore di questa iniziativa: abbiamo pedalato da Filottrano a Roma (insieme con il filottranese Christian Lillini e, nella prima tappa, anche con Silvia Scarponi, la sorella di Marco e Michele), attraversando il Centro Italia e potendo “toccare con mano” le tante difficoltà che tutti i giorni sono presenti sulla strada soprattutto per gli utenti più fragili come chi è in sella.
La pedalata è stata anche l’occasione per sensibilizzare gli amministratori locali sul tema della sicurezza stradale e per promuovere una raccolta fondi per la partecipazione della squadra della Fondazione Michele Scarponi al Giro-E, che sarà capitanata dal due volte vincitore del Giro d’Italia – ed ex compagno di squadra di Scarponi – Gilberto Simoni.
Giornate intense e dense, con una settantina di chilometri pedalati al dì: le abbiamo raccontate in diretta sui social della Fondazione arrivando a coinvolgere molte persone; ora che il viaggio volge al termine vorrei fare una riflessione qui su Bikeitalia, al di là della cronaca degli avvenimenti, raccontando in pillole quello che ho visto dal sellino in più di 300 chilometri di pedalata.
L’amore per Michele Scarponi va oltre il tifo: riusciva ad arrivare al cuore della gente e questa cosa si percepisce ancora oggi nei racconti di chi l’ha conosciuto. La prima tappa da Filottrano a Camerino ci ha portato in una delle città-simbolo della sua carriera dove una targa ricorda la sua impresa alla Tirreno-Adriatico.
Michele era uno scalatore e il percorso scelto per la pedalata ha rispecchiato fedelmente questa sua caratteristica: Marche, Umbria e Lazio ci hanno regalato diversi tipi di salite, dai falsopiani agli strappi violenti, dai tornanti al 10% alle ascese più dolci e costanti.
Molte strade extraurbane dell’entroterra marchigiano, umbro e, in parte, anche laziale, potrebbero essere trasformate in strade a priorità ciclabile sia per le loro caratteristiche che per il basso livello dei traffico motorizzato presente: penso in particolare alla strada provinciale 77 della Val di Chienti, ma in generale alle tante strade secondarie che uniscono borghi e paesini, alle vie di ingresso/uscita dalle città che spesso invece rappresentano solo raccordi autostradali, bretelle che privilegiano il traffico pesante e non gli spostamenti leggeri.
Praticamente tutte le piazze sono parcheggi. Nelle grandi città siamo ormai assuefatti alla presenza pervasiva delle auto, in transito e in sosta in ogni dove. Ma questo stato di cose è ormai diventato endemico e si verifica in qualsiasi luogo: non c’è borgo immune da questo fenomeno.
La pedalata oggi terminerà simbolicamente a Porta Pia, davanti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: la sicurezza stradale – specie degli utenti più fragili – non è adeguatamente tutelata, è un discorso che conosciamo bene. Finché lo Stato Italiano, attraverso la sua classe politica, non si farà carico di questo tema, trattandolo come un’emergenza nazionale (come in effetti è), sarà difficile fare dei concreti passi in avanti.
“Cuore, gambe, piede a terra” rappresenta una goccia nel mare di iniziative per la promozione della sicurezza stradale: un’iniziativa piccola ma concreta che mi ha dato ancora più consapevolezza di quanto ci sia ancora da fare, perché un futuro migliore si costruisce giorno per giorno, coltivando il presente e recuperando quanto di buono fatto in passato.
Pedaliamo per ricordare Michele Scarponi nel giorno del suo compleanno.
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