Bici

Teatro Delivery, lo spettacolo dal vivo arriva a domicilio in bicicletta

«Pronto? Vorrei come antipasto un Dario Fo, poi una porzione abbondante dell’Inferno dantesco e per finire qualcosa di dolce per i bambini: un Rodari-remix. Ah, già che ci siamo, ci metta anche una pezzo di Locandiera, faccia per sei. Grazie, vi aspettiamo!».

Succede anche questo durante la pandemia, quando i teatri chiudono ma nell’aria resta la fame di cultura e gli artisti disoccupati decidono di farsi forza inventandosi nuovi modi non solo per lavorare ma anche per resistere e continuare a far circolare l’arte.

Teatro Delivery attrici in bici
Roberta Paolini e Marica Mastromarino (foto di Daniel Alejandro Gencarelli)

Nasce così Teatro Delivery, il teatro consegnato a domicilio da Roberta Paolini e Marica Mastromarino, le due attrici che hanno deciso di inforcare la bici, caricarsi sulle spalle la borsa gialla da rider con infilato qualche costume di scena, per portare l’arte a casa delle persone.

Anzi, non a casa ma sotto casa, ovvero nei cortili dei palazzi, sui terrazzi ma anche al parco o lungo la strada: l’importante è avere un luogo all’aperto dove ritrovarsi in piccoli gruppi e mantenere le distanze necessarie.

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Senza sipario, senza riflettori e platea, il teatro in bicicletta supera i limiti del covid-19 e si ricongiunge con il pubblico.

Teatro Delivery spettacolo in strada
(foto di Elisabetta Cociani)

«Il nostro è un teatro essenziale – dice Marica – popolare, potremmo dire “molecolare”, per il rapporto fisico stretto che abbiamo con i nostri spettatori. Di solito in teatro, nella scatola magica, quando si spengono le luci ci troviamo davanti a quell’entità che è Il Pubblico, una specie di grande polmone vivente che noi attori sentiamo respirare ma di cui non vediamo i singoli individui. Qui è tutta un’altra cosa, abbiamo sei, massimo dieci persone contemporaneamente di fronte a noi, le vediamo negli occhi, siamo lì con loro, ci portano ad esibirci per esempio sul tetto del palazzo che abitano o sul terrazzo dei loro appartamenti. Ci aspettano e lo spettacolo finisce quando noi, dopo aver salutato, scompariamo dietro l’angolo in sella alle nostre bici».

Marica ha 27 anni, si è trasferita a Milano per frequentare l’accademia del Piccolo Teatro dove si è diplomata. Viene da un paese vicino a Bari, ha un piglio energico e serioso, usa la bici del coinquilino per sfrecciare in città e ha scoperto la bellezza e l’utilità di questo mezzo proprio col Teatro Delivery.

Roberta, invece, è cresciuta a Ferrara, nella città delle biciclette, per cui da sempre si muove su due ruote.

«Sono sempre andata in giro in bici, a Ferrara mi caricavo come “la barlicca” – così si dice da quelle parti – cioè come una vecchia signora un po’ pazza che va in giro per le strade stracarica, trasportando borse e oggetti. Ho sempre avuto un grande cestino e ho trasportato con orgoglio qualsiasi cosa. Poi mi hanno rubato la bici…così al momento ho in prestito quella di un amico macchinista!».

Teatro Delivery zaino giallo spettacolo foto di Cecilia Dardana
(foto di Cecilia Dardana)

La comicità è la sua cifra stilistica e lavora col teatro anche nel sociale, con i ragazzi in carcere o come clown dottore in corsia.

L’amicizia tra le due e la loro intesa artistica è a tutti gli effetti figlia della pandemia. Infatti si incontrano all’interno della “Brigata Franca Rame” (un nome, un destino!) una delle tante brigate solidali sorte a Milano durante il lockdown in cui i volontari offrono assistenza e aiuti alimentari a chi è in difficoltà. Durante questa esperienza, Roberta e Marica iniziano un primo progetto di teatro a domicilio per le stesse famiglie a cui prima portavano solo pacchi alimentari, come a dire che anche il teatro nutre, cura, mantiene vivi e ed è un bene necessario.

«Ci siamo ispirate al progetto di Ippolito Chiarello che ha ideato il “Barbonaggio Teatrale“. Ippolito propone i suoi spettacoli, oltre che in teatro, anche per strada o in luoghi non teatrali, su un palchetto, vendendoli a pezzi».

Barbonaggio teatrale Ippolito Chiarello - foto di Lucia Pagliara
Ippolito Chiarello (foto di Lucia Pagliara)

Da quell’idea di “teatro territoriale” – un simbolo di protesta verso il sistema teatrale e allo stesso tempo un grande atto d’amore verso il pubblico –  sono nate le Usca, le Unità Speciali di Continuità Artistica. Al momento in Italia, nelle varie regioni, se ne contano circa 60, moltissime si muovono a Sud, in Puglia e Sicilia.

«Noi abbiamo iniziato a dicembre 2020 – racconta Roberta – siamo partite d’istinto e poi la nostra azione si è riempita di significato. Una settimana prima me ne stavo sul divano in preda al panico e allo sconforto per le prospettive inesistenti del mondo dello spettacolo dal vivo. Con Teatro Delivery siamo state travolte da messaggi e chiamate di persone che ci chiedevano di andare da loro, raccontandoci di quanto a loro mancasse il teatro. Poi sono arrivati i media e siamo finite persino nei tg nazionali! Questa cosa ci ha sorprese, ci ha scaldato il cuore».

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E a proposito di cuore, aggiunge Marica: «Abbiamo fatto circa 70 spettacoli, persino in mezzo alla neve o sotto al tunnel di una stazione di periferia, perché fuori pioveva. Ogni volta è diverso, ogni incontro è una tacca in più scolpita sul cuore».

Teatro Delivery foto di Cecilia Dardana
(foto di Cecilia Dardana)

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