Mobilità

Nonostante gli incentivi, il mercato delle auto è al collasso

Nonostante gli incentivi, il mercato delle auto è al collasso
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Il mercato dell’auto è in crisi, ma non da oggi.

Sono più di 25 anni (dalla Legge 403/1997) che lo Stato italiano si svena per mantenere in vita il mercato dell’auto a colpi di incentivi pubblici alla rottamazione ma, come avviene con tutte le condizioni di dipendenza, prima o poi l’organismo sviluppa tolleranza.

E, come da manuale di fisiologia, anche il mercato dell’auto non reagisce più agli stimoli esterni perché i cittadini italiani ed europei non ne vogliono più sapere di ulteriori automobili che promettono sempre di farti riscoprire il piacere della guida, ma poi ti mollano sempre lì, in coda dietro a tutti quelli che volevano riscoprire il piacere della guida, o che semplicemente aspettano che si liberi un parcheggio.

Gli ultimi dati divulgati dal Centro Studi Promotor parlano chiarissimo: nel solo mese di giugno 2022 le vendite di auto in tutta Europa si sono ridotte del 16,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; un po’ meglio ha fatto l’Italia (“solo” -15%) anche grazie agli incentivi messi in campo dal Ministero per lo Sviluppo Economico che ha previsto l’allocazione di quasi due miliardi di euro per il periodo 2022-2024.

Le auto non si vendono e anche i concessionari sono decisamente pessimisti sul futuro, continuando a stimare un basso livello di affluenza nelle show room e un livello di ordini basso, come si evince da questo grafico tratto dall’ultimo numero del mensile del Centro Studio Promotor:

La fiducia dei concessionari nei confronti del settore

Se dovessimo fare una classifica degli investimenti più efficaci per lo sviluppo della mobilità di un paese, questa ennesima tornata di “ecoincentivi” non è stata esattamente la più efficace, contrariamente a quanto avvenuto in Germania dove il governo federale ha stanziato una cifra equivalente per portare a 9€ l’abbonamento per tutti i mezzi pubblici. L’iniziativa (che è ora in fase di implementazione anche in Spagna) ha portato alla vendita di 21 milioni di abbonamenti e a una consistente riduzione del traffico nelle città e, di conseguenza, dei livelli di inquinamento nelle città.

In vista delle prossime elezioni alle porte, sarebbe quantomeno opportuno che i partiti candidati a guidare il paese per i prossimi (speriamo) 5 anni, si interrogassero su quali politiche economiche funzionano e quali no, e, magari, le inserissero nei propri programmi elettorali.

Se non per amore del Paese e del risparmio energetico, almeno lo facessero per mero calcolo elettorale perché è sempre più evidente cosa vogliono i cittadini e cosa, invece, non vogliono più.

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